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Dalla Ford Escort MK3 RS1700 T alla Escort RS Cosworth

La Ford Escort MK3 RS1700 Turbo in azione

Dopo i successi della Escort MK1 e della Escort MK2, in Ford si pensa alle nuove versioni. Il progetto Gruppo B va avanti per due anni, ma al momento di avviare la produzione, come vedremo più avanti, viene sospeso a favore della RS200. In ogni caso, prima di arrivare alla Escort Gruppo B, si passa dalla storia della Escort terza serie. La MK3 è la vettura della tanto attesa rivoluzione. Siamo nel 1980 e la Escort rientra di diritto nella storia dell’auto.

Dopo i successi della Escort MK1 e della Escort MK2, in Ford si pensa alle nuove versioni. Non tanto alla MK3, di cui parliamo in questo articolo. In Ford si guarda con vivo interesse al Gruppo B (argomento che Storie di Rally affronta a più riprese e che basta ricercare nell’archivio). Si parte ovviamente con la Escort MK3 RS1600, si passa dalla RS Turbo e si arriva al progetto del prototipo MK3 RS1700 Turbo.

Il prototipo della Ford Escort MK3 RS1700 Turbo, che poi lascerà spazio alla Ford RS200, rivoluziona il classico layout: motore anteriore, nello specifico l’1,7 litri BDT, della famiglia BD sovralimentato, generoso e capace di erogare 350 cavalli, ma soprattutto a trazione anteriore, e collegamento al posteriore via transaxle.

Il progetto Gruppo B va avanti per due anni, ma al momento di avviare la produzione, come vedremo più avanti, viene sospeso a favore della RS200. In ogni caso, prima di arrivare alla Escort Gruppo B, si passa dalla storia della Escort terza serie. La MK3 è la vettura della tanto attesa rivoluzione. Siamo nel 1980 e la Escort rientra di diritto nella storia dell’auto andando a fare concorrenza alle varie quarte generazioni di Opel Kadett, Fiat Ritmo e Lancia Delta. E ovviamente, la concorrenza non è solo di tipo commerciale, ma anche di tipo sportivo. In entrambi i casi, è di successo.

Progettata ex novo, non ha più neppure un bullone identico alle versioni che l’hanno preceduta, tanto che i responsabili Ford vorrebbero cambiare il nome della vettura da Escort ad Erika, idea fortunatamente scartata visto che un Costruttore concorrente aveva già registrato questo nome. Dunque, stesso nome, ma trazione sull’asse anteriore, sospensioni posteriori indipendenti e la meccanica di nuova concezione.

Montati trasversalmente, le motorizzazioni sono tre: il 1.1 da 55 cavalli, il 1.3 da 69 cavalli e il 1.6 da 79 cavalli. Rispetto al passato l’unica assonanza riguarda la robustezza e l’affidabilità. Cambia radicalmente l’estetica, che solo in parte mantiene i tratti distintivi, ma che veste una insolita carrozzeria a tre o a cinque porte, con il volume posteriore appena accennato. Una a due volumi e mezzo.

Il team che lavorò alla progettazione della Ford Escort MK3 RS1700 Turbo
Il team che lavorò alla progettazione della Ford Escort MK3 RS1700 Turbo

Il prototipo Escort MK3 RS 1700T fa spazio alla RS200

Su questo nuovo modello l’abitacolo è più ampio e razionale e spunta il portellone per l’accesso al vano bagagli. Gli allestimenti commerciali inizialmente sono quattro (base, L, GL, Ghia) e alla berlina si aggiungono subito la versione familiare e quella sportiva, che porta la sigla XR3: il propulsore è un 1.600 cc con carburatore doppio corpo che eroga 96 cavalli e che si contraddistingue per gli spoiler anteriore e posteriore, le minigonne, i cerchi in lega e i faretti fendinebbia.

L’anno successivo al lancio, il 1981, è l’anno più importante: inizia con la vittoria del premio Auto dell’Anno e termina con la conquista del secondo titolo nel WRC, centrato per mano di Ari Vatanen e della Escort RS. Malgrado il successo di vendite Ford introduce continue innovazioni di gamma e tecniche. Nel 1982, iniziano i test con la vettura destinata al Gruppo B per Ari Vatanen e Pentii Airikkala. La potenza è enorme: 350 cavalli sulle ruote posteriori e un peso piuma della vettura. Quella sessione di test si rivela una sciagura. La vettura è ingestibile e alla fine resta danneggiata in un incidente.

Dopo appena un mesetto la vettura è pronta per una nuova sessione di test, ma forse è troppo tardi, visto che in quel mesetto è cambiato il mondo dei rally, grazie ad Audi che debutta con la trazione integrale. A quel test non partecipa Vatanen, al volante del prototipo della Escort MK3 RS 1700T ci sono, a turno, Malcom Wilson, Markku Alen e Hannu Mikkola, che però vanno a singhiozzo. E in ogni caso, i tempi non tornano più, visto che la Audi Quattro li ha abbassati tutti. Questo non secondario fattore induce il gruppo ad abbandonare il progetto della Escort Gruppo B in favore della RS200.

La Escort aveva avuto un grande passato nei rally, ma sembrava proprio non avere futuro, anche se la commercializzazione del modello di serie va avanti fino al 1986, anno in cui subisce un ulteriore restyling noto come MK3B, mentre per alcuni è MK4 (con i motori a benzina a combustione magra HSC) che proseguirà con un’ulteriore evoluzione dei propulsori CVH, come il 1.6 della RS Turbo da 133 cavalli con compressore Garrett T3 e intercooler. Storia finita? Per nulla… Dopo il ritorno di Stuart Turner al comando di Ford Motorsport, i programmi sportivi per vincere nei rally di massimo livello sono concentrati sulla RS200.

Nelle categorie minori, invece, la punta di diamante resta la Escort RS Turbo, la prima trazione anteriore al mondo dotata di differenziale autobloccante viscoso a slittamento limitato. Al CVH di 1,6 litri della XR3i venne abbinato un turbocompressore Garrett T3 con intercooler e l’iniezione Bosch KE-Jetronic. A livello di trazione, oltre al differenziale Ferguson viscoso a slittamento limitato, sono presenti barre antirollio all’anteriore e al posteriore. I freni della Gruppo A sono a disco AP da 290 millimetri per i rally su asfalto (o nelle gare in pista) oppure da 264 millimetri nelle gare su terra. Nella preparazione da pista la vettura eroga fino a 270 cavalli mentre nei rally si resta sui 200 CV.

La Ford Escort RS Cosworth sugli asfalti del Tour de Corse 1993
La Ford Escort RS Cosworth sugli asfalti del Tour de Corse 1993

La fine di un’epoca e la nascita della Escort RS Cosworth

Le Escort RS Turbo si distinguono dalle altre per la colorazione in “diamond white”, passaruota allargati che si raccordano con le minigonne, gli spoiler anteriori e posteriori e i faretti supplementari posizionati sulla la mascherina anteriore (che è identica a quella della Orion). La RS Turbo si guadagna subito il soprannome di White Lightnning, Fulmine Bianco, ed ha tantissimi estimatori e fan perché, a prescindere dal cronico sottosterzo di cui soffre, è un proiettile.

La vettura si dimostra vincente nella propria categoria, in Gruppo N e in Gruppo A, tanto in pista quanto nei rally. In pista da ricordare ancora le vittorie di Richard Longman in Inghilterra nel 1985 e nel 1986. Notevoli i successi anche nei rally, soprattutto in Italia con Gabriele Folco Zambelli, campione italiano rally di Gruppo N per due anni consecutivi, nel 1985 e nel 1986. Dal 1987 la piccola Escort viene sostituita dalla Sierra RS Cosworth, ma questa è tutta un’altra storia… Entrata in produzione nell’ottobre del 1984, l’ultimo esemplare viene costruito il 20 dicembre 1985. E poi?

Di Escort si tornerà a parlare all’inizio degli anni Novanta. Il primo gennaio 1993 viene omologata la nuova Escort RS Cosworth, su progetto di John Wheeler e Stuart Turner nato un paio d’anni dopo dopo l’abolizione del Gruppo B e la riduzione a 2.500 unità prodotte per ottenere l’omologazione in Gruppo A. Il motore è un quattro cilindri Ford Cosworth bialbero 16 valvole a iniezione elettronica, sovralimentato con un turbo Garrett AiResearchT4/T3 con brida di restrizione da 38 millimetri, con scambiatore acqua/aria e carter a secco.

Il propulsore di 1.993 centimetri cubi sviluppa 300 cavalli a 6.250 giri/minuto e 450 Newtonmetri di coppia a 5.000 giri/minuto. Il cambio è a sette rapporti Ford MS93, con frizione bidisco racing e un sistema di trazione integrale. Lo sterzo è servoassistito a pignone e cremagliera. Le sospensioni prevedono anteriormente uno schema MacPherson, un braccio inferiore e la barra antirollio regolabile. Al posteriore troviamo semi bracci con link di collegamento per il controllo dell’allineamento delle ruote, gruppo molla/ammortizzatore e barra antirollio regolabile.

Gettata subito nella mischia, a MonteCarlo la Ford Escort Cosworth si piazza al secondo e terzo posto con Francois Delecour e Miki Biasion. Il primo successo assoluto arriva all’inizio di marzo 1993 in Portogallo. Primo è Delecour, secondo è Biasion. Delecour si ripete al Tour de Corse, Biasion si aggiudica l’Acropoli. La stagione termina con Delecour primo in Catalunya, e secondo nel Mondiale Piloti, e Ford seconda nel Mondiale Costruttori. L’anno dopo, Delecour vince al Monte, che regala alla Ford una vittoria attesa da quarant’anni (dopo il successo di Gatsonides con la Zephyr nel 1953).

Non arriva nessun titolo e, per la verità, non si registrano altri exploit della vettura. In compenso, il driver belga Patrick Snijers vince il Campionato Europeo Rally (vinto l’ultima volta da una Ford nel 1967 grazie a Bengt Soderstrom con la Cortina Lotus Gruppo 2). In Italia inizia la serie vincente di Gianfranco Cunico, che si aggiudica il Campionato Italiano Rally per tre anni di fila. Nel bottino, che comprende un’infinità di titoli nazionali, finirà ancora il MonteCarlo nel 1996, ad opera di Patrick Bernardini con la vettura iscritta privatamente, e il Rally d’Indonesia con Carlos Sainz.

La fine della carriera dell’Escort RS Cosworth è segnata. Infatti, come gli altri Costruttori, anche Ford tira fuori la Escort WRC, che disputa le stagioni 1997 e 1998 del Mondiale Rally con Carlos Sainz primo in Argentina e in Indonesia, e con Juha Kankkunen, secondo a MonteCarlo, al Safari (davanti a Vatanen con un’altra Escort) e al RAC. Poi il passaggio di consegne con la Focus WRC, la nuova sfida della Ford prima dell’era della Fiesta.