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Roberto Angiolini, grande manager del Jolly Club

Roberto Angiolini, manager del Jolly Club

Prima ottimo pilota, grazie alla struttura sportiva del grande papà, che fu il primo manager del Jolly Club. Poi, Roberto tirò su una struttura internazionale, capace di portare per anni allori mondiali al nostro Tricolore. Roberto Angiolini era considerato da tanti arrogante ed egocentrico, autoritario e presuntuoso. In realtà era solo invidiato. Era stato così geniale da far credere alle persone di essere stato fortunato.

Roberto Angiolini è l’uomo che ha rappresentato i rally ad altissimo livello, scoperto talenti, lanciato campioni e vinto titoli di ogni genere, trasformando uno sport “carbonaro” in una specialità professionistica, ricca di sponsor e di campioni.

Carlos Sainz, due volte iridato rally, è solo uno dei campioni che hanno corso per una delle scuderie più famose del nostro Paese: tra loro calibri come Miki Biasion, Didier Auriol, Alex Fiorio, Dario Cerrato e Gianfranco Cunico. Roberto Angiolini era ricoverato per un ictus e, secondo le prime notizie, fatali sarebbero risultate le complicazioni legate a un’infezione da coronavirus.

Roberto Angiolini è deceduto il 4 aprile 2020 e fino all’ultimo respiro è stato sicuramente uno dei più grandi manager sportivi, che la nostra Italia abbia mai avuto, nonostante tutti e tutto, nonostante tutto quello che è accaduto, cicloni giudiziari compresi. Quel che è certo che la famiglia Angiolini e in particolare Roberto sono stati i creatori di un qualcosa di enormemente grande e geniale, che si è defilato con loro, fino a scomparire con loro.

Prima ottimo pilota, grazie alla struttura sportiva del grande papà, che fu il primo manager del Jolly Club. Poi, Roberto tirò su una struttura internazionale, capace di portare per anni allori mondiali al nostro Tricolore. Roberto Angiolini era considerato da tanti arrogante ed egocentrico, autoritario e presuntuoso. In realtà era solo invidiato. Era stato così geniale da far credere alle persone di essere stato fortunato.

Ma aveva lavorato tanto e duramente. Era stato capace di imprese che nessuno avrebbero saputo inventare, costruire, gestire e far correre per anni. Nello sport e non solo. Da vero imprenditore si era messo gioco, aveva guadagnato e poi aveva perso tutto, per poi recuperare solo una piccola parte del grandissimo patrimonio economico, ma disperdendo inevitabilmente il grande capitale umano, lavorativo e tecnologico.

Roberto Angiolini un un uomo di cui i rally avrebbero di nuovo bisogno: carico di volontà, passione e soprattutto reali esperienze frutto di anni di impegno e sacrifici in tutti i campi. Molti dei grandi campioni di ieri, devono molto, se non tutto, a lui. Così come tanti preparatori che hanno potuto lavorare con i mezzi di una grandissima struttura, il Jolly Club, fino ai semplici meccanici.

Roberto Angiolini, manager del Jolly Club
Roberto Angiolini fu il grande manager del Jolly Club

Franco Cunico e Gigi Pirollo

“Mi ha colpito pesantemente questa notizia perché è morto uno degli artefici dei rally e con lui anche il mitico Jolly Club. Per me Roberto è stato come un padre nelle corse, mi ha preso al Jolly Club che ero un ragazzino e mi ha formato affiancandomi un DS con le “palle”, un certo Claudio Bortoletto. Loro mi hanno formato, cazziato ma grazie a loro sono arrivato a vincere quasi tutto ed ancora adesso, a distanza di quaranta anni, devo riconoscere a Roberto di aver visto giusto”, è il pensiero di Gigi Pirollo.

“Roberto era i team manager per eccellenza e assieme a Claudio Bortolotto avevano creato un team con un gruppo di meccanici eccezionali, che impensieriva le squadre ufficiali. Il Jolly Club in Italia, Europa e nel Mondo vinceva tutto. Vedeva con anticipo i piloti giovani che erano dei fenomeni.Tutti ,dico tutti, i piloti forti degli anni 70/80/90 hanno corso con il Jolly per poi essere lanciati nelle squadre ufficiali.Io con Roberto ho corso una marea di anni e grazie a lui ho navigato dei talenti come Zanussi, Capone, Vudafieri, Rayneri, Fiorio, Longhi e Cunico e con questi piloti sono riuscito a vincere moltissimo. Con il Jolly hanno corso anche Munari, Biasion, Cerrato, Sainz, Aghini, Auriol e tanti altri Campioni che non ricordo ma che hanno fatto la storia dei veri rally. Tutti noi piloti dobbiamo in questo triste momento ringraziare Roberto ed il Jolly Club per quello che sono riusciti a farci fare”, questo il pensiero di un dei pochi con un ingaggio vero e semi ufficiale. In Italia nessun Team non ufficiale era riuscito a vincere un Mondiale Piloti e Costruttori”, conclude il copilota.

“Lasci un vuoto immenso nel motorsport, un vuoto nelle mia vita privata e sportiva, mi hai fatto conoscere i rally facendomi fare il professionista fin dal Trofeo A112, non scorderò mai il tremore nel suonare il campanello di Piazzale Istria a Milano al lunedì dopo ogni gara ma dopo una gioia o un rimprovero finivamo a mangiare “dalla Zia” tu Claudio ed io”, scrive Franco Cunico sulla sua pagina Facebook.

Storia del Jolly Club, storia di famiglia

Il Jolly Club era stato fondato dal padre Mario nel 1957, ma la dimensione internazionale la raggiunse proprio sotto la presidenza di Roberto, che fece partecipare al Mondiale Rally il team negli Anni 70-90. Schierò soprattutto vetture italiane come Fiat (124 Abarth e 131 Abarth) o Alfa Romeo (Alfetta GT/GTV e 75).

Ma il rapporto speciale nel Mondiale Rally fu con la Lancia, che schierò sotto le sue insegne Stratos, Fulvia, proseguendo poi con le Rally 037 e Delta S4 del Gruppo B, sino alle varie versioni da corsa della Delta (HF 4WD e HF Integrale); in particolare nel biennio 1992-1993, dopo il ritiro della Lancia dalle corse, fu il Jolly Club a difendere i colori della casa torinese nel mondiale rally.

Il miglior risultato nel WRC fu il terzo posto iridato di Didier Auriol nel 1991 su Lancia Delta Integrale, mentre nel 1993 proprio Carlos Sainz e Andrea Aghini si piazzarono al quinto posto nel Costruttori. Il Jolly Club è però stato molto attivo anche nel motociclismo (enduro e motocross) e nelle gare di motonautica, oltreché nei raid e nelle gare Sport Prototipi, arrivando anche in Formula 1 dove nella stagione 1986 in collaborazione con la AGS, si presentò al via di due GP con un proprio team.