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Porsche 959 e le corse: bella e incompiuta

porsche 959 dakar 1985

La Casa tedesca vince in Africa nel 1984 con la 911 Carrera. La nuova vettura dovrebbe stravincere la Parigi-Dakar dell’anno dopo ma la gara si trasforma in una Caporetto. I tedeschi si riscattano alla grande nella loro ultima partecipazione, nel 1986.

Avrebbe potuto essere una Gruppo B da sogno, una di quelle vetture che lasciano il segno nel mondo delle corse. Invece è arrivata troppo tardi, quando il Mondiale Rally stava ormai chiudendo le porte alle “supercars” ed ha potuto farsi ammirare solo sui veloci ed insidiosi deserti africani. Bella e incompiuta, la Porsche 959. Una vettura dal potenziale enorme, sulla carta devastante, ma che in pratica ha ballato appena due stagioni. Troppo poco per entrare nella storia ma abbastanza per rimanere nel cuore degli appassionati che ancora oggi, sebbene non abbia praticamente mai corso dei rally “veri”, le riconoscono un posto d’onore nell’empireo rallystico.

L’inizio di tutto

Per comprendere in pieno la genesi della “Tipo 959” occorre fare un passo indietro, tornare al 1984 e parlare della “953” meglio conosciuta come 911 Carrera 4X4 “Parigi-Dakar”. Nel corso del 1983 la Casa tedesca decide di puntare al successo nella maratona africana: mette sotto contratto il vincitore di quell’anno, Jacky Ickx, ed il francese René Metge, primo nel 1981. Contemporaneamente parte il progetto 959. In attesa che la nuova vettura sia pronta alla “Dakar” 1984 i due piloti partecipano con una “normale” 911 Carrera modificata per resistere al deserto ed alle insidie dell’Africa.

Il primo successo

L’edizione 1984 della Parigi-Dakar si trasforma in una cavalcata vincente per la Porsche 911 Carrera 4X4. Jacky Ickx, in coppia con l’attore Claude Brasseur, vince ben nove prove speciali ma finisce “solo” sesto assoluto per una serio problema elettrico nelle prime tappe e per un’uscita di strada che gli costa tre ore mentre René Metge, esperto “africano”, si… accontenta di tre successi parziali ma centra il bersaglio grosso, il successo finale. In gara c’è anche Roland Kussmaul l’ingegnere-pilota che ha sviluppato la vettura e che ha il compito di fare da assistenza veloce ai due compagni di squadra: vince l’ultimo tratto cronometrato, quello che arriva sul lago Rosa di Dakar, e chiude tra i primi trenta. Le vetture, negli anni seguenti, saranno vendute ai cognati francesi Jacques Laffite e Jean-Pierre Jabouille, ex piloti di F1, che le utilizzeranno senza fortuna nell’edizione 1988 della maratona africana.

Disastro africano

In vista dell’edizione 1985 a Stoccarda decidono di puntare forte sulla 959 per annientare ancora di più, se possibile, la concorrenza. Tre le vetture al via anche stavolta: ad Ickx e Metge s’affianca l’ex pilota di F1 Jochen Mass. I primi due perdono un bel po’ di tempo nella prima speciale in Algeria e sono costretti ad una gara d’attacco per rimontare in classifica. Alla settima tappa, nel deserto del Teneré, il belga è già secondo dietro al connazionale Guy Colsoul con l’Opel Manta 400 ma la tappa successiva è amara per il duo Porsche: Ickx rompe l’avantreno mentre Metge subisce una penalità di tre ore per aver mancato un controllo orario mentre il giorno dopo il francese accusa ancora ritardi per una perdita d’olio. Ormai la gara è andata e le tre Porsche scompaiono dai quartieri alti della Parigi-Dakar e poi dalla gara stessa.

Cambia il cuore

I tedeschi imparano la lezione e per tutto il 1985 si preparano per vincere, anzi stravincere, la Parigi-Dakar 1986. Piloti e tecnici della Porsche sottopongono la vettura a sessioni di prove massacranti mentre gli ingegneri del reparto Ricerca e Sviluppo lavorano sulla vettura per svilupparla e renderla competitiva. Il cambiamento più vistoso è il passaggio da un propulsore aspirato di 3,2 Litri da 230 CV ad un motore turbocompresso, due le turbine previste, di 2.849 cc in grado di erogare tra i 400 ed i 600 CV a seconda della pressione del turbo stesso. I test sono importanti, certo, ma è solo il campo che può dare i responsi definitivi. Per questo motivo a Stoccarda stilano un programma di partecipazioni in modo tale da testare la vettura in vista della “Dakar” 1986. L’arabo Saeed Al Hajri prende parte al Rally dei Faraoni 1985 in Egitto e lo vince.

Doppietta a Dakar

Viste le premesse, la Parigi-Dakar 1986 si trasforma in una cavalcata vincente con René Metge che trionfa con un’ora e mezza di vantaggio su Jacky Ickx mentre tutti gli altri avversari sono… ad anni luce. Per dare un’idea della potenza, della prepotenza, delle Porsche 959 basti dire che Roland Kussmaul, anche stavolta nelle vesti di assistenza veloce, con una vettura carica di ricambi e con l’obbligo di aiutare i due capi squadra, riesce a piazzarsi sesto assoluto davanti al vincitore della passata edizione, Patrick Zaniroli con la Mitsubishi Pajero.

Addio in pista

Se, nel frattempo, a Stoccarda avevano accarezzato l’idea di entrare in pompa magna nel Mondiale rally con la 959 in quell’inizio di 1986 intervengono due fattori che spengono sul nascere l’entusiasmo. La David Richards Autosport, che diverrà in seguito Prodrive, abbandona il marchio tedesco (aveva fatto correre le 911 SC RS con gente come Henri Toivonen. Billy Coleman e Al Hajri) scegliendo di sviluppare le MG Metro 6R4 con Jimmy McRae mentre, dopo gli incidenti in Portogallo ed in Corsica la Federazione decide di abolire, a partire dal 1987, le Gruppo B dai rally. Il canto del cigno per la 959 arriva nell’estate del 1986, in Francia. Nell’impianto militare di Canjures, nel sud del Paese, si corre il 1000 Pistes, rally sterrato aperto anche ai prototipi dove, ad esempio, nel 1985 si era vista la Lancia Delta S4 non ancora omologata. A portarla in gara è René Metge, in coppia con Jean-Marc Andrié, abituale navigatore di Jean Ragnotti. Il risultato è la vittoria. Sempre in quella estate, una versione modificata della 959, denominata 961, prende parte alla 24 Ore di Le Mans in pista con l’equipaggio formato dallo stesso Metge e da Claude Ballot Lena piazzandosi al settimo posto assoluto, dietro ad altre sei Porsche tra 962, 956 e 936 e vincendo la classe GTX.