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Henri Toivonen autista o coach? Storia di una foto diversa

henri toivonen pilota autobus

Per venti e più anni Maurice Hamilton è stata una firma di prestigio del paddock della F1. Con penna, taccuino e fotocamera Canon Sure Shot ha raccontato tutto ciò che riteneva notizia, avvenimento di pubblico interesse, che assolveva perfettamente alla domanda: a chi interessa? In questo e in molti altri casi a tutti. Siamo sulle Alpi, al di là dell’Italia, nel 1983. I giornalisti sono lì raggruppati in massa per assistere ai preparativi del Rally di Monte-Carlo, con un autista di autobus dall’aria familiare: Henri Toivonen…

Il Rally Monte Carlo 1983 è l’edizione numero 51 del Rallye Automobile de Monte-Carlo ed è, come da tradizione, il primo rally del Campionato del Mondo. Era la gara numero 112 del Mondiale Rally organizzato da Fédération Internationale de l’Automobile (FIA). L’avvicinamento al Monte, quell’anno, partiva da sette città europee: Amburgo, Barcellona, Dover, Losanna, Monte Carlo, Parigi e Roma e l’arrivo era appunto a Monte Carlo.

Quell’anno, le nuove vetture Gruppo B diventano efficaci per via dell’evoluzione. L’Audi è seria pretendente al titolo sulla Lancia, per la prima volta. In parte aiutata dalle condizioni climatiche asciutte, lo sviluppo della Lancia Rally 037 ha fatto bene all’auto sull’asfalto. Campione del mondo in carica è Walter Röhrl e la nuova Lancia e aveva pochi problemi ad adattarsi, confermando il suo status di Regina, andando a vincere l’evento per la terza volta, mentre Markku Alén andava a finire al secondo posto. Audi ribadiva le sue intenzioni con Stig Blomqvist che termina terzo e Hannu Mikkola dietro al quarto posto.

Il “Monte” 1983 esalta le prestazioni dell’armata Lancia, ma la chiave di volta di questo gioco delle parti è l’impiego di pneumatici chiodati soltanto sulle ruote posteriori. I meccanici della squadra Lancia si segnalano per la rapidità con cui riescono a sostituirli.

Ma torniamo alla foto, motivo dell’articolo. Alla vigilia di questo Rally Monte-Carlo più unico che raro, anzi unico se paragonato ai rally show di 350 di PS che si corrono nel Mondiale Rally del Terzo Millennio, lo stesso Maurice Hamilton non esita ad accettare un invito di GM-Opel a gennaio 1983 per visitare le Alpi monegasche e assistere ai preparativi per il Rally Monte-Carlo.

A parte l’opportunità più unica che rara (beato lui) di farsi prendere in giro – in tutti i sensi – da Henri Toivonen sulla sua Opel Ascona 400, era l’occasione per uscire dal monotono mondo griffato della F1 e mettersi al passo – sempre, letteralmente – con il mondo dei rally. Tanto, in quei mesi non si corre in pista. Ci vorranno ancora otto settimane. Quell’occasione offriva l’opportunità di conoscere e parlare con gli irlandesi (Hamilton era irlandese) Fred Gallagher e Terry Harryman, rispettivamente copiloti di Toivonen e di Ari Vatanen.

I giornalisti inglesi venivano portati in aereo a Grenoble e poi in pullman sulle alture innevate di Saint Jean-en-Royans. Parte di questa prova speciale era stata chiusa a beneficio del test e delle giostre organizzate per i media. Seduto accanto a Toivonen, mentre metteva la macchina di lato a suo piacimento con un controllo casuale sulla punta delle dita, era evidente a chi non guidava che non si trattava di un gioco da ragazzi. Che la vita era appesa ad un filo, anzi ad un dito. Più Hamilton sorrideva e ridacchiava, e più Henri andava veloce.

Ad un certo punto, finito il giro, un fotografo del giornale del gruppo editoriale di MotorSport chiede ad Henri Toivonen se gli dispiacereva posare al volante dell’autobus per regalargli uno scatto diverso rispetto alla solita posa da pilota di rally. Henri, ragazzo simatico e disponibilissimo, fu fin troppo felice di accontentarlo e si vede la sincero sorriso dello scatto. Il senso del divertimento di Henri non conosceva limiti, come avrebbe poi scoperto Gallagher.

La cosa sorprendente (per i severi standard odierni) era che gli equipaggi stavano effettuando le ricognizioni con le auto da rally piene di gente su strade strette che non erano effettivamente chiuse. Non che ci si potesse aspettare molti automobilisti occasionali nei passi innevati in quel periodo dell’anno.

Verso la fine di Saint Jean-en-Royans, la PS superava la parte pianeggiante e dopo una sequenza di curve c’era uno spiazzo, dove Henri durante la ricognizione amava tirare il freno a mano senza preavviso, così da fare un perfetto 360° e ripartire a tavoletta senza fermarsi (pensare che oggi per queste cose, la FIA fa multe da decine di migliaia di euro). Interpretando un perfetto eufemismo, Gallagher disse: “Quando sei a più di 120 km/h e non te lo aspetti, una cosa del genere attira la tua attenzione”. Ti sveglia, diremmo noi…

Completamente surclassate dalla Lancia 037 e dall’Audi Quattro A1 nell’evento stesso, le Rothmans Opel Ascona 400 finirono rispettivamente quinta e sesta. Quando la PS di Saint Jean-en-Royans fu cancellata, a Gallagher fu risparmiata l’ansia assillante del testacoda di Toivonen che ripeteva il suo “pezzo” per alleviare la noia. Ma nel frattempo si erano divertiti tutti. Con Henri era impossibile non divertirsi.