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Pirelli: dalla strada alla pista e quell’amore per i rally

Pirelli: dalla strada alla pista e quell'amore per i rally

Le competizioni come massimo laboratorio di sperimentazione e sviluppo di tecnologia da riversare poi sui pneumatici stradali – per ricordare una definizione cara a Pirelli – trova negli anni Settanta un territorio di eccellenza nei rally. Il P7, primo pneumatico ribassato, e il P Zero, destinato poi a denominare una dinastia di coperture iper-prestazionali riconoscibili ancora oggi con questo nome, conquistano centinaia di successi nazionali e internazionali fino al massimo livello.

Fondata nel 1872, Pirelli vede la sua partnership con le corse assumere risonanza mondiale grazie alla vittoria del principe Scipione Borghese al volante della Itala nel massacrante raid da Pechino a Parigi: 16.000 chilometri fra deserti e guadi, tratti nella foresta e tratti veloci che non piegano la resistenza della vettura e delle gomme Pirelli.

Gli anni Dieci del Novecento regalano a Pirelli le prime vittorie importanti e con una certa regolarità. Gli anni Venti regalano le prime grandi gioie con le auto in circuito. Monza ospita nel 1922 il primo Gran Premio sul neonato tracciato: vince Bordino davanti a Nazzaro; uguali le loro Fiat 804, identici anche i pneumatici Pirelli Superflex Cord. Il 1924 segna l’inizio della collaborazione fra P Lunga e Alfa Romeo, che segna il dominio in tanti Gran Premi dell’epoca con l’Alfa P2 imbattibile grazie anche a campioni assoluti quali Campari e Antonio Ascari.

La gara di Monza nel 1925 è etichettata come primo Campionato Automobilistico del Mondo: il successo ha sempre i colori dell’Alfa Romeo. Pilota Brilli Peri. Pneumatici Pirelli Superflex Cord, che vengono definiti “Pneumatico delle vittorie”.

Gli anni Trenta sono gli anni del mito Nuvolari. Nella Mille Miglia del 1930 spense appositamente i fanali in una fase notturna vicina al Lago di Garda per sorprendere nella notte il compagno di team Varzi e batterlo in volata. Nuvolari vincerà anche a Monza: i pneumatici, sempre Pirelli Stella Bianca, per una serie di successi ormai sempre più lunga e che si estende.

Continuano intanto le vittorie fra le moto: il Pirelli Monocord vince moltissimo nella seconda metà degli anni Trenta e con piloti quali Piero Taruffi, altro campione destinato a scrivere pagine leggendarie a due e quattro ruote.

Gli anni Cinquanta testimoniano l’inizio della Formula iridata. I primi quattro campionati del mondo sono marchiati Pirelli: 1950 con l’Alfa Romeo di Farina gommata Stella Bianca, poi modificati e rinominati Stelvio; 1951 con il campionissimo Fangio al volante dell’Alfa con i pneumatici Cinturato; nel 1952 e 1953 con Alberto Ascari sulla Ferrari. Ma Pirelli guarda con sempre maggiore interesse alle vetture da corsa più simili a quelle stradali, per le quali sviluppa pneumatici ad alte prestazioni e mirati agli utilizzi più diversi.

Alla 24 Ore di Le Mans 1954 arriva il trionfo con la Ferrari 375MM Plus affidata a Gonzàlez e Trintignant. Tre anni dopo la Maserati 450S gommata P Lunga porta al successo Fangio in coppia con Behra alla 12 Ore di Sebring. Nello stesso anno il campione argentino su laurea campione iridato F1 per la quinta volta al volante della Maserati-Pirelli. E la P Lunga conclude qui la sua prima esperienza nei Gran Premi.

Le competizioni come massimo laboratorio di sperimentazione e sviluppo di tecnologia da riversare poi sui pneumatici stradali – per ricordare una definizione cara a Pirelli – trova negli anni Settanta un territorio di eccellenza nei rally. Il P7, primo pneumatico ribassato, e il P Zero, destinato poi a denominare una dinastia di coperture iper-prestazionali riconoscibili ancora oggi con questo nome, conquistano centinaia di successi nazionali e internazionali fino al massimo livello.

Indimenticabili e scolpiti nel mito, fra tanti, quelli con la Lancia Stratos di Munari in due Rally MonteCarlo negli anni Settanta e i trionfi di Markku Alen su Lancia Rally 037 nel 1983 e 1984 sul velocissimo asfalto del Tour de Corse. Storia arricchita nel 2009 dal titolo iridato conquistato dal nove volte campione iridato Sébastien Loeb su Citroën e da decine di trionfi di rallysti italiani non soltanto nelle gare nazionali, ma anche al massimo livello iridato come nel caso di Franco Cunico e Piero Liatti vincitori del Rally Sanremo iridato rispettivamente nel 1993 e due anni più tardi.

Ma terreni diversi non significa soltanto gare in pista e rally. Negli anni Settanta e Ottanta anche il mercato motociclistico vive grandi trasformazioni e l’impegno Pirelli passa per una forte segmentazione tecnica con l’impegno crescente nel cross, nell’enduro e nei raid fuoristrada, conquistando sempre più team e piloti.

Il passaggio al nuovo secolo irrobustisce ulteriormente l’impegno della P Lunga nelle competizioni in tutti i continenti. Con le moto inizia nel 2004 la presenza nel campionato Mondiale Superbike: un impegno assicurato dai contratti almeno fino a tutto il 2018, segnando così un autentico record di longevità nel motorsport. Il motto “We sell what we race, we race what we sell” è la cartina di tornasole della presenza nella corse a due ruote. Ma il nuovo secolo riporta anche la Formula 1.

Pirelli si era riaffacciata nei Gran Premi già negli anni Ottanta, cogliendo vittorie importanti quali quelle con Piquet al GP di Francia 1985 e con Berger in Messico 1986. Il pneumatico si chiama P7, richiamando un marchio storico vincente già nelle competizioni stradali. È con il P7 che Ayrton Senna debutta nel 1984 in Formula 1, al volante della Toleman.

Sono anni in cui la P Lunga equipaggia team quali Lotus e Brabham; Arrows, Osella, Fittipaldi, Minardi. A cavallo fra anni Ottanta e Novanta si aggiunge il sempre più competitivo team Benetton: è con pneumatici Pirelli P Zero che Michael Schumacher guida il secondo Gran Premio della sua luminosa carriera, a Monza nel 1991. Lo stesso anno matura in Canada il successo della Benetton gommata P Zero di Piquet. Dopo di che Pirelli abbandona i Gran Premi a fine anno, concentrandosi su altre gare e categorie dai rally al campionato Imsa in America, conquistato nel 1995 con la Ferrari 333SP e l’anno successivo con la Riley & Scott del team di Wayne Taylor.

Il ritorno ai GP è del 2010. Dall’anno successivo Pirelli è in gara con la sua gamma P Zero caratterizzata da sei colori sul fianco: quattro per le diverse mescole slick, più il verde e il blu a siglare rispettivamente le coperture intermedia e full wet. Dal 2016 si aggiunge un settimo colore: il purple che caratterizza la slick con mescola ultrasoft, la più tenera. Nel 2017 inizia il terzo triennio di impegno P Zero nei Gran Premi e la sfida cambia ulteriormente con l’introduzione di pneumatici più larghi come prescritto dal nuovo regolamento tecnico che vede un forte aumento del carico aerodinamico. Le gomme si allargano di circa il 25% rispetto agli anni precedenti, con l’obiettivo di ottimizzare l’impronta a terra e favorire così le velocità in curva attese quest’anno a un forte incremento. Dal 2021 il costruttore milanese di pneumatici torna al Mondiale Rally. Ed è già futuro…