Ciao Amilcare: l’ultimo saluto ad Amilcare Ballestrieri

Amilcare Ballestrieri, Rally Elba 1975

Negli anni ’70 si dedicò alle 4 ruote e vinse il campionato italiano rally del 1973 su Lancia Fulvia con navigatore Silvio Maiga. Ha anche partecipato al campionato del mondo con dieci gare dal 1973 al 1977, ottenendo un 5° posto come miglior piazzamento.

Morto all’età di 88 anni Amilcare Ballestrieri. Grande appassionato di motori, iniziò la sua carriera come motociclista ottenendo buoni risultati negli anni sessanta: è stato tre volte campione italiano della montagna su strada con la MotoBi (1962, 1963 e 1964), campione italiano juniores classe 175 nel 1964 e vinse due volte il Circuito di Ospedaletti (1963 e 1964).

Nel campionato del mondo rally ha partecipato a dieci gare dal 1973 al 1977, ottenendo un buon 5º posto come miglior piazzamento.] Tuttavia riuscì ad aggiudicarsi il Rally di Sanremo nel 1972 (il rally di casa, lui è proprio di Sanremo), allorché la prova, pur non essendo valida per il mondiale, era valida per il campionato internazionale costruttori. Per la sua dedizione allo sport era stato insignito del Premio San Romolo per lo sport nel 2000.

Sul libro delle note dell’anziano rallysta sanremese l’ultima curva è arrivata dopo una vita ricca di soddisfazioni, di premi, di lavoro, di successi prima sulla sue e poi con le quattro ruote. Tra i suoi successi, Sanremo a parte, un primo posto alla Targa Florio del 1974 con la Lancia Stratos.

“Ciao Amilcare mi hai colto alla sprovvista! Ho il cuore a pezzi! Penso alle nostre avventure insieme, prima al tuo fianco come navigatore, poi coma tuo pilota quando eri mio direttore sportivo ed abbiamo vinto italiano ed europeo e mi assale una immensa tristezza ed un grande dolore a pensare di non vederti più – spiega Rudy Dalpozzo –. Per me eri Milky e Milky sarà sempre nel mio cuore fino a quando lo raggiungerò lassù e potremo nuovamente abbracciarci. Ciao campione amico mio, riposa in pace e credo proprio che sarai accolto dal coro degli angeli. Perché una persona buona, umile e cordiale come te lo merita senza alcun dubbio”.

“Ciao Amilcare, grazie. Fai buon viaggio e mettila ancora di traverso!”, lo saluta così Francesca Pasetti. Anche Emanuele Sanfront, come tanti altri, hanno ricolto un pensiero e un saluto ad Amilcare: “Ciao Amilcare, ciao Campione, ciao amico mio. Con immutato affetto e tanta tristezza nel cuore”. Patrizio Cantù ha scritto: “A 88 anni hai terminato la tua corsa parafrasando un tuo bellissimo libro , scritto con l’amico Pazielli, “Belin che tristezza”. Il vero “Belin…che artista” fu scritto otto anni fa per festeggiare le tue 80 primavere con una frase che da grande sanremese ti eri affibbiato con una calma serafica dopo che durante un rally avevi fatto uno dei tuoi funambolici recuperi a “vita persa”. Hai corso con tutto all’inizio con le moto vincendo ben quattro titoli italiani, in pista e in salita con la tua Motobi stando davanti anche ad giovane Giacomo Agostini, poi in auto nei rally ufficiale con la Lancia, ma prima ancora con una tua Renault Gordini R8 (…siccome ti piacevano le trazioni posteriori ) assieme ad un certo Daniele Audetto, tuo concittadino di Sanremo agli albori come navigatore ,culminato con un secondo posto strepitoso ad un Rally dell’Elba. Fulvia, Stratos, e anche Beta eri sempre in vetta alle classifiche compreso il Rally di Sanremo di casa e una Targa Florio con la Stratos assieme a Gerard Larrousse, soprattutto quando c’era dello sterrato o della neve, dova la tua guida sempre al limite era un must tra tutti gli appassionati dei rally veri di una volta. E poi venne l’Alfa e in seguito anche le Opel Italiane di Conrero, altri successi, poi a 42 anni avevi deciso di attaccare il casco al chiodo e ti eri dedicato alla Scuola dei giovani rallisti organizzata dalla CSAI. Ciao Amilcare felice di essere stato un tuo amico e aver passato con te anni memorabili e appassionati di un periodo memorabile. La “scuola ligure” del motorsport perde uno dei suoi più grandi artisti delle due e delle quattro ruote”.

Uno dei moschettieri di una invincibile squadra messa su da Cesare Fiorio, Lancia HF si chiamava e che raccoglieva i migliori “manici” di quegli anni – ha ricordato Giorgio Stirano -. Ne è passato di tempo, io giovane reporter di Tuttosport frequentavo l’ambiente che a Torino era ricchissimo, col reparto Corse Lancia in via Caraglio, la squadra corse Fiat, La Opel di Virgilio Conrero a Moncalieri, e poi Bosato, e poi Maglioli a Biella. Una fucina di Campioni assistiti da veri e propri maghi della meccanica. E poi lui, che quando gli facevi i complimenti si schermiva, dicendo, “Grazie! Ma Sandro (Munari) va forte, va fortissimo. Ciò lui davanti!”. Era terribilmente modesto, anche se sapeva benissimo quanto valeva, e quando ti raccontava la sua passione per le moto, coltivata sulla pista cittadina di Ospedaletti, e poi confrontandosi in giro per l’Italia con Campioni, del calibro di Giacomo Agostini, Renzo Pasolini, Walter Villa, Angelo Bergamonti, ti faceva notare come li faceva spessissimo stare dietro… Quando dal manubrio delle moto passò al volante della Lancia HF 1,6 HF, con un’unica parentesi con la R 8 Gordin privata, con cui al primo colpo sbalordì tutti all’Elba arrivando secondo assoluto, navigato dal conterraneo Daniele Audetto, Amilcare permise ai propri muscoli di dominare la Fulvia a trazione anteriore dagli autobloccanti spaccabraccia, e tra l’altro vincere anche il rally di casa di Sanremo nel ’72. Fu Campione Italiano Rally nel ’73. E vinse anche la Targa Florio con la Stratos, in coppia con Gerard Larrousse nel 1974. Amilcare, ci mancherà la tua ironia, la tua modestia, il tuo essere naturalmente e semplicemente grande“.

“Era il 1994, avevo fatto poche gare (3/4) di cui un uscita di strada che mi aveva fatto capire che pur avendo tanto coraggio senza tecnica non si andava da nessuna parte – ha raccontato Luca Cantamessa -. Con i miei risparmi mi iscrissi alla Scuola Federale CSAI, del compianto Tucceri Cimini, in quanto all’epoca era davvero una fucina di talenti.
Partii presi la macchina e mi recai a Campagnano per 4 giorni arrivando come sempre tardi perchè riuscii a partire alla fine della giornata lavorativa; giunto in hotel ho trovato nella hall il più forte intrattenitore chitarrista mondiale Alex Fiorio che ovviamente allietava tutti i presenti, a poca distanza Mario Mannucci e Amilcare Ballestrieri. Insomma, tre miti in pochi metri quadri, che furono anche i miei istruttori per tutto il corso! Alex era talento puro, velocità, traiettorie fino ad allora a me sconosciute. Mario, stesura note prima teoria e poi su strada in modo semplice, comprensibile ed efficace, ma se non mettevi la macchina dove dovevi metterla ti cazziava che lo capivi eccome. Ricordo che ad un passaggio disse “al prossimo giro voglio che stai più a destra”… a dire il vero a me sembrava di esserlo stato, perchè due minacciosi bidoni dell’immondizia mi sembrava di averli già fatti impaurire, eppure il giro successivo mi ricordò di stare a destra, tanto che ruppi lo specchietto proprio contro quei bidoni, lui impassibile, attese fine prova e seraficamente disse “oh bene vedo che mi ascolti, ma lo specchietto lo paghi tu!
Amilcare, calma, pacatezza, pazienza ma tanto tanto tanto mestiere; con l’Alfa 75 tirava staccate di ponte e traversi con l’armonia di un violinista con il suo violino. A riuscire a fare quello che faceva lui fummo noi pivelli dell’epoca proprio in pochi. Fu un esperienza per me stratosferica, piacevole, divertente e formativa come mi aspettavo da una vera scuola. Imparai inoltre, il capitano “Paf” , che ancor oggi saperlo fare senza errori è come avere la superlicenza della FIA. Ma la cosa più bella oltre al ricordo di quei giorni sono stati gli anni a venire, ove con Alex è nata una forte amicizia che ci lega ancora dopo quasi 30 anni, e con Amilcare che ad ogni Sanremo a cui ho partecipato è sempre venuto a cercarmi o al parco, o a Baiardo, e poi ci siamo visti anche se non correvo, sempre pronto per un saluto, un commento, una battuta, una risata. Che Bella persona!”.