,

WRC Story: 15 Campionati, poi il passaggio di consegne

La prima versione di Ford Focus WRC evoluta fino al 2002

Gli anni dal 1997 ad oggi hanno visto il pianeta rally vivere nel segno delle WRC partorite dall’intuitivo genio di Gabriele Cadringher. Purtroppo la sempre più invasiva presenza dei costruttori e dei relativi interessi nelle stanze dei bottoni, ha accelerato la parabola discendente fino ai minimi storici.

Il progetto WRC viene concepito a metà degli Anni Novanta, quando i vincoli regolamentari sulle omologazioni delle Gruppo A cominciano a mandare in sofferenza tutti i costruttori europei. La base dei 5.000 esemplari richiesti è troppo per tutte quelle Case europee con i rally nel Dna perché il mercato UE non è in grado di assorbire un numero importante di vetture sportive a trazione integrale. Il regolamento WRC non è altro che un’evoluzione di quello delle Gruppo A, che però svincola le Case dal produrre la vettura di base in grande serie, se non per quanto riguarda l’aspetto estetico mentre consente massima libertà nell’andare a comporre la meccanica attingendo da tutti i modelli prodotti da una Casa dello stesso gruppo.

La svolta giapponese

Le prime stagioni non registrano nessuna evoluzione significativa, i costruttori presenti nel Mondiale si limitano ad aggiornare le loro Gruppo A secondo le maggiori libertà tecniche permesse dal WRC. Le vetture, tecnologicamente parlando, non sono poi così rivoluzionarie, visto e considerato che Mitsubishi continua con la Gruppo A tradizionale. Ed il connubio Lancer-Makinen prosegue a mietere successi sino ai primi anni del nuovo millennio. L’Impreza targata Prodrive e l’Escort sono le prime WRC a calcare la scena, ma in realtà la prima che andrà a sfruttare per intero la nuova regolamentazione è la Toyota Corolla. Il suo ingresso prorompente nel Mondiale sbaraglia la concorrenza ma purtroppo i vertici della Casa giapponese non pensano più ai rally, ed una volta lavata l’onta della squalifica di qualche anno prima con un successo cristallino passano la mano per dedicarsi alla F1.

Peugeot 206 WRC, Acropoli Rallyu 1999
Peugeot 206 WRC, Acropoli Rally 1999

La formula Peugeot

Nel frattempo si affacciano le Kit car che sull’asfalto riescono a mettere alle corde anche le potenti WRC a trazione integrale. È però il periodo in cui i costruttori impegnati stabilmente nella serie iridata aumentano il loro potere politico in seno alla Fia. Con le loro pressioni riescono ad imporre una serie di paletti che limitano le prestazioni di queste super due ruote motrici, azzerandole nel giro di un paio di anni. I successi ottenuti dalla Peugeot permettono a Corrado Provera di varare un programma WRC e l’ingresso della Casa del leone nel Mondiale con la 206 corrisponde al periodo più ricco di ogni tempo del Campionato del mondo. Peugeot domina la scena con una vettura al top studiata da uno staff tecnico di prim’ordine (formato da Michel Nandan, Mario Fornaris e Julien Loisy) ma soprattutto rompe il gioco britannico di squadre blindate con pochi piloti, con uno o due top driver ed i… valigiati a rimpinguare le casse delle squadre. Alla corte di Sochaux i top driver sono tanti e si torna a correre con i sani principi di una volta, valorizzando tecnologia, genio tecnico ed il talento dei propri piloti.

Comparse di valore

Nel frattempo si affacciano al mondiale anche Seat, Hyundai e Skoda. Squadre più povere che pur pagando dazio a livello tecnologico, recitano il loro ruolo di comparse molto più che dignitosamente regalando alla serie iridata un lustro che mai si era visto prima. Nel frattempo anche Mitsubishi, che stoicamente continua a proporre versioni Gruppo A della Lancer, fatica sempre più a contrastare le WRC. Ed alla fine opta per il passaggio alla nuova categoria.

Carlos Sainz con la Citroen Xsara WRC
Carlos Sainz con la Citroen Xsara WRC

Arriva la Citroën

Anche se i venti di crisi non si sono ancora affacciati, è evidente che la deriva tecnologica delle vetture intrapresa ben presto farà esplodere i budget di molte squadre. Entra in campo Citroën, un ingresso forzato visto che il gruppo PSA è già presente ai massimi livelli con Peugeot. La scusa è quella di omologare una WRC per essere al vertice nella serie francese, ma per l’omologazione la Casa si deve impegnare in una partecipazione nel Mondiale e quando si presenta l’ora della partecipazione a tempo pieno, Citroën gioca un brutto tiro ai cugini schierando una squadra al top. Il suo budget è però più limitato rispetto a quello di Peugeot, quindi politicamente si schiera al fianco della fazione d’oltremanica che vuole imporre la limitazione del numero di vetture che possono andare a punti. Ed inizia una schermaglia sotterranea che permetterà la permanenza del Double Chevron nel Mondiale a discapito di Peugeot.

Noleggi dorati

Anche se la crisi economica mondiale non è ancora alle porte, è evidente che la deriva tecnologica delle vetture fa lievitare i budget in maniera esponenziale. Nessuno però se ne avvede, o meglio, con Peugeot e Citroën impegnate nella loro personale guerra di sopravvivenza, le altre Case sono presenti solamente in seconda persona ed i team che gestiscono i programmi hanno scoperto il business dei noleggi dorati, per cui nessuno ha interesse per cambiare le cose perché meno sono le vetture presenti, minore è la concorrenza. Così Subaru e Ford monopolizzano il mercato con fantomatici team satellite per multimilionari dove senza valigie piene di sterline non si può accedere. La deriva delle WRC (e del Mondiale) diventa verticale, ma oramai il potere delle Case sulla Federazione è tale che si continua nell’immobilità più totale.

Battaglia a due

Questo fino alle ultime stagioni dove si misurano solo più due costruttori, attorniati da una miriade di team satellite senza né arte né parte, che solamente in rarissimi casi concedono i sedili per formare nuove leve. Fa una comparsa fugace anche la Suzuki con un programma bluff che affonda ancora prima di prendere corpo. Le ultime stagioni si risolvono in un monologo Citroën-Ford, con il connubio Loeb-C4 che domina e Wilson che sembra più interessato a far girare i suoi team satellite che a contrastare il dominio di Versailles, come testimonia il peso dei piloti della prima squadra, dove l’unico vero “nome” ingaggiato resta quello di Marcus Gronholm, il solo della vecchia generazione disposto a correre a salario dimezzato.

Una nuova era

Finalmente quest’anno partiranno le eredi delle WRC ovvero le 1.6 Turbo, un primo segno di svolta tardivo ma che qualche effetto sembra averlo sortito con l’ingresso nel lotto di Mini. Anche se resta da risolvere un nodo fondamentale ovvero il peso di chi gioca in seno agli organismi che decidono le regole. Perché se da un canto è vero che le nuove WRC sono più spettacolari e performanti delle S2000, la scelta di non considerare queste ultime lascia perplessi visto che ad oggi il numero di vetture e di Case che hanno intrapreso questa strada è più che mai significativo.

Le vetture iridate

È la Francia a comandare la classifica che tiene conto dei Campionati del mondo vinti da ogni modello. La Citroën Xsara WRC si è imposta dal 2003 al 2005 mentre la sua erede, la C4 WRC, ha fatto suo il titolo dal 2008 al 2010. Tre allori consecutivi, dal 2000 al 2002, anche per la Peugeot 206 WRC. Due i successi della Ford Focus WRC, nel 2006 e nel 2007, mentre la Toyota Corolla WRC si è imposta nel 1999 e la Subaru Impreza WRC nel 1997. Il Mondiale 1998 andò alla Mitsubishi Lancer Gruppo A.

Tommi Makinen con la Mitsubishi Lancer Evo VI al Rally d'Australia del 2000
Tommi Makinen con la Mitsubishi Lancer Evo VI al Rally d’Australia del 2000

L’intruso Makinen

Sono 180 i rally vinti da una WRC dal 1997 al 2010. Nello stesso periodo altre 21 gare sono state vinte da vetture di diversa tipologia. Nel 1997 per quattro volte vinse Tommi Makinen con la Lancer Gruppo A, l’anno dopo le giapponesi s’imposero sette volte (cinque con Makinen e due con Burns). Nel 1999 il finlandese della Mitsubishi vinse ancora quattro volte, due successi andarono alla Citroën Xsara Kit Car di Philippe Bugalski. Nel 2000 Makinen vinse a Montecarlo, nel 2001 il finlandese s’impose ancora tre volte, a Montecarlo, in Portogallo ed al Safari. Il successo in terra africana è stato l’ultimo di una Gruppo A nel Mondiale.

Evoluzioni vincenti

Il modello più vincente è la Citroën C4 WRC, prima per 36 volte contro le 32 della Xsara WRC. In casa Ford la Focus ha vinto 44 volta ma con varie evoluzioni della vettura. La prima vinse due volte, tre la WRC 00 del 2000, idem quella dei tre anni successivi. La Focus WRC 04 s’impose due volte, dodici la WRC 06 e sette la WRC 07. Infine la WRC 08 ha vinto una volta e la WRC 09 otto. Ai successi della Focus s’aggiungono i due della Escort WRC. La Peugeot 206 WRC ha vinto complessivamente 24 appuntamenti: uno con la prima versione, sette con quella del 2000 ed otto con quella dell’anno dopo, altrettanti nel 2002. La 307 WRC ha vinto una volta, due la 307 WRC Evo 2. Sono 35 le vittorie Subaru: otto con la WRC97, tre con quella dell’anno dopo, sei con la WRC99, tre con la WRC2000, due con la WRC2001 ed una con la WRC2002. La WRC2003 si è imposta quattro volte, la WRC2004 sei e due la WRC2005. Infine quattro i successi della Toyota Corolla WRC.

Striscia francese

Il record di maggior numero di vittorie stagionali appartiene alla Citroën: undici nel 2005 e nel 2008, dieci la stagione passata. La Subaru ha invece ottenuto otto successi nel 1997 come la Peugeot nel 2002, la Citroën nel 2006 e nel 2007, la Ford nel 2006 e nel 2007. La Citroën ha anche il record – ottenuto due volte – di strisce vincenti: sei gare dal Nuova Zelanda 2005 ed altrettante a partire dal Wales GB 2008. La Citroën, inoltre, è l’unica ad aver piazzato quattro vetture ai primi quattro posto di una gara: è successo lo scorso anno in Bulgaria con Loeb vincitore davanti a Sordo, Petter Solberg ed Ogier

Corta e lunga

La vettura più corta è stata la Skoda Fabia con 4.002 cm, la più lunga la Ford Focus WRC 04 con 4.442 cm, le stesse vetture sono agli opposti per quanto riguarda la misura del passo: 2.462 cm per la cèca e 2.615 cm per quella dall’ovale blu.