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Quando la Lancia Stratos conquistò Emerson Fittipaldi

emerson fittipaldi su lancia stratos

Emerson Fittipaldi, natio di San Paolo, dove vide la luce il 12 dicembre 1946, era soprannominato Emmo ma anche “o rato” (“il topo”) per la sua caratteristica dentatura. È stato campione del Mondo di Formula 1 nel 1972 e 1974, vincendo un totale di 14 Gran Premi.

Emerson Fittipaldi, nel 1974, provò la Lancia Stratos vincitrice della Targa Florio di quello stesso anno con il duo Gerard Larrousse e Almicare Ballestrieri. Esattamente un anno prima detto: “In Brasile, se un ragazzo non è un campione, non vale niente”. La Stratos, con la sua irruenza e con il suo rombo da auto di F1, fece letteralmente innamorare il pilota brasiliano, che non era nuovo a prove di questo genere, che venivano anche usate dai giornali (come ad esempio Quattroruote) e come veicolo di marketing. Fittipaldi restò così affascinato dalla Lancia che successivamente, dieci anni dopo il test, quindi nel 1984, Marcello Gandini gli regalò il modello in scala della Stratos Zero.

D’altra parte, chiunque abbia provato la Lancia Stratos ne ha avuto parole di elogio. Il rallysta Amilcare Ballestrieri della Squadra Corse Lancia HF raccontò che la Stratos “era una macchina fantastica da guidare di traverso, tutta di gas”. Sandro Munari, il “Drago”, ricordò che “sentire il rumore di una Stratos tirata al massimo è un’emozione fortissima”. Secondo Tony Carello, “già nel momento in cui ti sedevi, avevi la sensazione di trovarti in una macchina da corsa e ti caricava. La sua magia era che quando andavi al limite, te ne rendevi pefettamente conto. Con lo scarico sei in uno aveva un suono da Formula 1”. Nuccio Bertone, che sul prototipo disegnato da Gianluca Gandini appose il suo marchio, nel presentarla disse che “calza il pilota e il navigatore come una tuta con un atleta, mettendone in mostra la muscolatura”.

emerson fittipaldi
Emerson Fittipaldi

Emerson Fittipaldi, natio di San Paolo, dove vide la luce il 12 dicembre 1946, era soprannominato Emmo ma anche O rato (“il topo”) per la sua caratteristica dentatura. È stato campione del Mondo di Formula 1 nel 1972 e 1974, vincendo un totale di 14 Gran Premi. Ha poi tentato senza fortuna di fondare una propria scuderia Fittipaldi insieme al fratello Wilson, anch’egli pilota. Successivamente si è trasferito negli Stati Uniti, dove ha vinto un campionato CART e due 500 Miglia di Indianapolis a suo tempo unica gara del campionato USAC che assegnano al brasiliano anche 2 titoli statunitensi. Dopo A.J. Foyt, Michael Schumacher, Lewis Hamilton e Rick Mears, è il pilota più titolato nei massimi campionati a ruote scoperte insieme a Juan Manuel Fangio e Mario Andretti.

Di origini italiane per parte di padre (il nonno paterno Pasquale emigrò da Trecchina, Basilicata) e russo-polacche per parte di madre, Emerson inizialmente si interessò al motociclismo, anche grazie alla passione del padre Wilson, giornalista sportivo e pilota dilettante, debuttando in una gara ufficiale all’età di quindici anni. Contemporaneamente aiutò come meccanico il fratello Wilson jr., che correva nei kart. Nel 1963 decise quindi di abbandonare le moto per passare all’automobilismo. Per finanziarsi la carriera, i due fratelli costituirono una propria impresa che produceva componenti per auto.

Dopo essersi laureato campione brasiliano nel 1965, passò alle monoposto, conquistando il titolo di Formula Vee brasiliana nel 1967, nella stagione inaugurale della stessa categoria, e divenendo un pilota molto noto a livello locale; decise quindi nel 1969 di abbandonare la terra natale per recarsi in Gran Bretagna. Qui comprò una vettura per gareggiare in Formula Ford e si impose subito all’attenzione degli addetti ai lavori, ottenendo quattro vittorie consecutive e guadagnandosi, in appena tre mesi, un contratto con il team di Jim Russell per gareggiare nella F3 inglese. A bordo di una Lotus, mostrò subito progressi evidenti che, uniti a uno stile di guida efficace e veloce, gli permisero di imporsi già alla terza gara disputata e di vincere il campionato, nonostante avesse esordito a stagione già iniziata.

Ciò attirò l’attenzione di Colin Chapman, patron della Lotus, che lo mise al volante di una sua Formula 2. Non vinse alcuna gara ma impressionò per l’abilità nella gestione del mezzo e il suo talento nello sviluppo della vettura.