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Talbot Sunbeam Lotus: storia dell’ultima ufficiale

La Talbot Sunbeam Lotus nel WRC 1981

Il 1981 è un anno ricco di successi. Fin dall’inizio della stagione la squadra ha dimostrato di poter essere la spina nel fianco dei suoi avversari, dimostrandosi altamente competitiva dopo i primi rally, con un secondo posto a Monte Carlo con Frequelin, un altro secondo posto in Portogallo con Toivonen, ancora un secondo posto al Tour de Corse e la vittoria in Argentina.

L’origine della Talbot Sunbeam va ricercata nella crisi che colpì Chrysler negli anni ’70 e che portò alla vendita del Marchio al Gruppo PSA nel gennaio 1979, rinominando in Talbot tutti i modelli prodotti da Chrysler a metà dello stesso anno. Prima del cambio di nome, il direttore di Chrysler Motorsport, Des O’Dell, aveva commissionato alla Lotus lo sviluppo di una versione da competizione per i rally.

O’Dell e Lotus avevano lavorato insieme per realizzare gli esemplari necessari per l’omologazione. Un progetto ambizioso che era sopravvissuto alla vendita di Chrysler a Peugeot. Tony Pond fu ingaggiato dal team ufficiale e fu incaricato di evolvere la Talbot sin dai suoi primi chilometri. In pochi anni divenne la macchina da battere davanti alla Ford Escort e alla Fiat 131 Abarth. Un piccolo raggio di sole in una nicchia all’epoca molto più grande. I risultati non tardarono ad arrivare: nel 1980 arrivano in squadra Guy Frequelin e la giovane promessa Henri Toivonen.

Il primo podio per Talbot arrivò per mano di Frequelin-Todt in Portogallo nello stesso anno, al terzo posto dietro il 131 Abarth di Walter Rohrl e Markku Alen. Il grande successo non ci mise molto a travolgere quella piccola e ambiziosa squadra, la prima vittoria assoluta arrivò nella penultima gara del Campionato del Mondo Rally: Henri Toivonen e Paul White avrebbero realizzato nel Rally di Gran Bretagna il primo trionfo per la Talbot Sunbeam Lotus in una gara del Campionato del Mondo.

Il 1981 è un anno ricco di successi. Fin dall’inizio della stagione la squadra ha dimostrato di poter essere la spina nel fianco dei suoi avversari, dimostrandosi altamente competitiva dopo i primi rally, con un secondo posto a Monte Carlo con Frequelin, un altro secondo posto in Portogallo con Toivonen, ancora un secondo posto al Tour de Corse e la vittoria in Argentina. La squadra era leader nel Campionato Costruttori, posizione persa al Rally della Costa d’Avorio contro Datsun. Tuttavia, nell’ultima gara della stagione, il Lombard RAC Rally, Stig Blomqvist centrò un terzo posto e con esso, i punti necessari a regalare a Talbot il titolo di campione del mondo Costruttori.

Frequelin dopo aver avuto un incidente in quest’ultimo rally non ha potuto marcare punti per il titolo di campione del mondo rally Piloti, che fu vinto da Ari Vatanen, il suo più diretto rivale per tutta la stagione.

Nel 1982 e dopo due intensi anni di rally a tutti i livelli, il team si ritira ufficialmente dal World Rally Championship passando le vetture a team privati, soprattutto per competere in campionati nazionali, dove l’auto era ancora molto competitiva.

Con la targa BDU 222Y si parla dell’ultima vettura ufficiale Talbot Lotus da rally, una Sunbeam evoluta, leggera e meglio sviluppata, costruita secondo le specifiche del Gruppo B, fabbricata nel settembre 1982 e immatricolata dal team per Guy Frequelin e Jean-François Fauchille per il Rothmans Manx Rally International e il RAC dello stesso anno.

Nel 1983 è apparsa al Rally del Portogallo, gara valida per il Campionato del Mondo, terminato con un eccezionale sesto posto con Antonio Zanini e Victor Sabater. La Talbot Sunbeam Lotus targata BDU 222Y ha poi corso ancora in Grecia per disputare l’Haldikiki Rally, sempre con Antonio Zanini, a quel tempo navigato da Pedro García Sánchez.

Sotto le cure di Jim Little, restauratore di molte delle auto ufficiali Talbot all’inizio degli anni ’80, fu convertita con la guida a destra e inviata in Irlanda per essere utilizzata da Robin Lyons durante il 1984 e il 1985. Stewart Robertson la compra nel 1986 per usarla nel Campionato Scozzese Rally. Poi sarà acquistata da David Barlow che la userà in vari eventi prima di riporla nel suo garage nel 1993.

Dopo 21 anni con David Barlow, un collezionista francese riesce a comprarla e la manda a Jim Little per il restauro e per farla riconvertire con la guida a sinistra, ovviamente facendole ritrovare la sua livrea originale del Lombard RAC Rally del 1982 con le specifiche d’epoca e il suo potente motore che sviluppa più di 230 CV.

RAC 1980: il capolavoro di Henri Toivonen e Talbot
RAC 1980: il capolavoro di Henri Toivonen e Talbot

Talbot Sunbeam Lotus nella produzione di serie

Nata in ritardo, nel 1977, per competere nel settore fondamentale delle vetture di segmento B, la compatta berlinetta progettata dal ramo britannico del gruppo statunitense non si distingue per originalità e contenuti tecnici rispetto a rivali del calibro della Fiat 127, della Renault 5 o della Ford Fiesta. Trazione posteriore, come le sospensioni a ponte rigido e carrozzeria a due porte, con lunotto apribile per accedere al bagagliaio, dal design non riuscitissimo la penalizzano e anche i motori non sono esempi di eccellenza tecnica, da 900 a 1.600 con potenze da 45 a 100 cavalli.

Nel 1979 però, quando la Chrysler europea è stata inglobata dalla francese Psa, cambiato il nome in Talbot Sunbeam, nella gamma entra una sorprendente variante destinata a fare da base per la partecipazione al Mondiale Rally. Si compie così una vera e propria mutazione genetica, con l’adozione del quattro cilindri, bialbero 16 valvole e bicarburatore doppio corpo, Lotus di 2.174 centimetri cubici da 155 cavalli. L’operazione stravolge la personalità dell’auto, che diventerà beniamina degli appassionati dal “piede pesante”.

L’esuberanza del motore, d’altra parte, non trova corrispondenza piena nelle altre caratteristiche tecniche che restano fondamentalmente quelle del modello originario. Se, infatti, si fa eccezione per il cambio ZF a 5 marce (corsaiolo con prima in basso), il doppio servofreno e l’irrigidimento dell’assetto, lo schema e la scocca da utilitaria (vengono mantenuti perfino i freni a tamburo posteriori) rendono la guida certo divertente ma impegnativa, se si spinge, anche per un buon pilota e, sul bagnato, meglio andare piano.

Soprattutto a fronte di prestazioni di valore assoluto: la velocità massima è vicina ai 200 chilometri orari, ma è l’accelerazione a sottolineare il forte temperamento con un tempo da 0 a 100 inferiore ai 7 secondi. Le dimensioni ridotte (lunghezza di 3,84 metri) inoltre, il peso di 960 chili e uno sterzo a cremagliera piuttosto preciso contribuisco alla notevole maneggevolezza.

Evidenti le caratterizzazioni esterne, con fari supplementari, cerchi in lega, scarico sdoppiato, ampia fascia colorata a contrasto lungo l’intera fiancata e stemmi Lotus sui parafanghi anteriori. All’interno, ricca strumentazione, sedili e volante sportivi danno un po’ di tono ad un abitacolo, povero per la qualità dei materiali di allestimento, che può ospitare con sufficiente comodità quattro persone e che offre un vano bagagli ridotto, a causa dell’ingombro del differenziale posteriore e della ruota di scorta.

Nata per essere prodotta nei 400 esemplari necessari all’omologazione per le gare, in realtà la Talbot Sunbeam Lotus supererà, uscendo di scena nel 1983, quota 2.300 unità, conquistandosi una nicchia privilegiata rispetto alle berline “spinte”, e non solo, sul mercato dell’epoca. In Italia ne arrivano poche ad un prezzo di 13 milioni 500mila lire, comunque non eccessivo, considerando che poteva mettere in riga ben più costose e blasonate vetture di pari cilindrata, come l’Alfetta GTV, la BMW 323 o la stessa Porsche 924.