Talbot Sunbeam Lotus, Frequelin e Toivonen
La Talbot Sunbeam Lotus, lanciata nel 1977, era sostanzialmente una Hillman Avenger. Con il progetto Sunbeam, infatti, Des O’Dell, capo del settore motorsport alla Chrysler, era deciso a ripercorrere i successi della Avenger nei rally lanciando il guanto di sfida alle Ford Escort.
L’idea di rivolgersi alla Lotus per realizzarne una versione sportiva regalò a questa utilitaria un posto nella storia, se non altro per avere portato la Talbot a vincere il Mondiale Rally Costruttori 1981, cinque anni prima della definitiva scomparsa del Marchio. Altrimenti, la Talbot Sunbeam Lotus aveva tutte le credenziali per essere un ulteriore insignificante modello inglese a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta, così come la Hillman Avenger che andava a sostituire. Era un periodo in cui i Costruttori d’Oltremanica si trovavano in grande difficoltà, tanto economica quanto progettuale, e sfornavano a ripetizione vetture poco entusiasmanti.
La Talbot Sunbeam Lotus, lanciata nel 1979, era sostanzialmente una Hillman Avenger. Con il progetto Sunbeam, infatti, Des O’Dell, capo del settore motorsport alla Chrysler, era deciso a ripercorrere i successi della Avenger nei rally lanciando il guanto di sfida alle Ford Escort. Gran parte della meccanica della Avenger venne presa e montata sulla Sunbeam ma serviva anche un buon motore. Lo prese dalla Lotus, che nel frattempo si era trovata senza un cliente quando la Jensen, a cui forniva i propulsori da 2 litri, fallì.
Viste le circostanze e considerato che il vice di O’Dell, Wynne Mitchell, era stato all’università con l’allora direttore della Lotus Mike Kimberley, venne trovato subito un accordo tra le due Case. Il motore fornito dalla Lotus era un quattro cilindri aspirato 2.2 (il type 911, molto simile al type 912 della Esprit S2 e S3). In versione stradale erogava 150 CV ma poteva essere elaborato fino a superare tranquillamente i 200 CV.
Ma andiamo per gradi. Alla fine degli anni Settanta l’industria automobilistica inglese non se la passava molto bene (per non dire di peggio) e la Chrysler UK non faceva eccezione. La Casa aveva acquisito la Rootes Group, di fatto un agglomerato di piccoli marchi famosi come Hillman e Singer, e la Sunbeam in pratica era un progetto finanziato dal governo inglese per impedire alla Chrysler di chiudere lo stabilimento di Linwood, nei pressi di Glasgow.
La Talbot Sunbeam Lotus stradale ha debuttato al Salone di Ginevra nell’aprile 1979. Nel frattempo la Chrysler UK era stata venduta alla PSA e quando, nell’estate di quell’anno, sono iniziate le consegne, il marchio Talbot apparteneva ormai alla Peugeot che l’ha utilizzato per la Sunbeam, anche se c’è stato un periodo di transizione in cui le Serie 1 erano chiamate Talbot ma avevano lo stemma della Chrysler.
Tra l’altro, i successi nelle competizioni furono cavalcati dal Gruppo Peugeot, ma giovarono poco alla vettura stradale: dei 4500 esemplari preventivati, ne furono prodotti solo 2308, di cui circa la metà con guida a sinistra: il prezzo troppo elevato e lo scarso appeal del marchio Talbot furono decisivi per le sue sorti. Non solo nella versione Lotus, ma anche in quella standard la Sunbeam terminò la sua carriera a fine 1981, con la chiusura dello storico stabilimento di Linwood.
La Lotus, per la Talbot Sunbeam non si limitava a fornire soltanto i motori, ma era anche coinvolta nella progettazione delle sospensioni e del sistema di scarico. Il telaio veniva costruito sulla linea di produzione della Chrysler a Linwood e poi spedito alla Lotus a Ludham, per fissare i motori con doppio albero a camme (costruiti a Hethel) e il cambio ZF a cinque marce.
Il propulsore, siglato 912, rappresentava il punto di forza della vettura: si trattava del moderno 4 cilindri in linea 16 valvole in alluminio già utilizzato sulle Lotus Esprit, Eclat ed Elise, portato da 2000 a 2172 cc allungando la corsa: alimentato da due carburatori doppio corpo Dell’Orto e con cambio ZF, sviluppava 150 CV nella versione di serie (poi saliti a 155 CV dal 1981), ma lo si poteva portare senza problemi a 200 CV e, nelle elaborazioni più estreme delle vetture ufficiali, a sfiorare i 250 CV. Il peso della vettura, nella versione di serie, era di 960 chilogrammi.
Nel 1981 fu il pilota francese Guy Frequelin che conquistò una vittoria, in Argentina, e con altri tre secondi posti riuscì a contendere alla Ford Escort di Ari Vatanen il titolo piloti fino all’epilogo. Grazie ai due secondi posti di Henri Toivonen e una serie di piazzamenti, la Talbot si aggiudicò comunque il titolo Marche, davanti a Datsun, Ford, Opel, Audi e Fiat. Nel 1982 la Talbot non partecipò al mondiale, e comunque le sue chance di vittoria erano comunque fortemente compromesse dall’arrivo di due formidabili sfidanti, la Audi Quattro e la Lancia 037.
Scheda tecnica
Anno modello | 1979-1981 |
Tipo di cambio | manuale a 5 marce |
Alimentazione | Benzina |
Velocità max | 200 km/h |
Accelerazione 0-100km/h | 8″3 |
Trazione | Posteriore |
Motore | |
Cilindrata cm3 | 2172 cm3 |
Potenza | 155 hp / 114 kW |
Coppia | 203 Nm a 4500 giri/min |
Distribuzione | Carburatore dohc |
Numero cilindri | 4, In linea |
Numero di valvole per cilindro | 2 |
Alesaggio x corsa | 95.2 mm x 76.2 mm |
Rapporto di compressione | 9.44 |
Freni | |
Freni anteriori | Disco |
Freni posteriori | Tamburo |
Carrozzeria | |
Lunghezza | 3840 mm |
Larghezza | 1603 mm |
Altezza | 1404 mm |
Peso a vuoto | 960 kg |
Carico massimo | 360 kg |
Peso a vuoto più un carico | 1320 kg |
Peso massimo sul tetto | 45 kg |
Bagagliaio minimo | 241 L |
Bagagliaio massimo | 700 L |
Interasse | 2413 mm |
Carreggiata anteriore | 1329 mm |
Carreggiata posteriore | 1342 mm |
Diametro di sterzata | 9.8 m |
Pneumatici | 185HR13 |
Capacità del serbatoio di carburante | 41 L |
Sospensioni | |
Sospensioni anteriori | indipendente, McPherson, molle elicoidali |
Sospensioni posteriori | rigid, molle elicoidali |
Barra stabilizzatrice anteriore | Sì |
Barra stabilizzatrice posteriore | No |