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Scuderia 4 Rombi: intuizione di successo di Pio Cantoni

Bisarca della Scuderia 4 Rombi

I colori scelti: Rosso-Nero opaco-Giallo, erano quelli dell’immaginario agonistico legato alla scuderia Ferrari. La squadra 4 Rombi, resta viva per una decina di anni portando la livrea rosso-nero-gialla, delle 131, anche sulle successive Fiat Ritmo e Uno. La scuderia diventa una importante realtà nel panorama rallystico italiano, e non solo. I suoi primi tre piloti con le 131 sono: Franco Ceccato, Mario Pasetti, Luigi ”Lucky” Battistoli e Massimo Bonzo. La squadra partecipa al Campionato Italiano Rally, al Campionato Europeo Rally e alla Mitropa Cup di quegli anni.

La Scuderia 4 Rombi nasce sul finire degli anni Settanta del Novecento, nel 1978 per la precisione. Uno degli ideatori, poi manager, è l’ingegnere Pio Cantoni, responsabile di una concessionaria della marca in quel di Padova. Le loro prime vetture sono proprio le 131. Cantoni riesce a riunire decine di concessionari Fiat della zona, per formare una vera e propria squadra sportiva, molto vicina alla squadra ufficiale Fiat.

La preparazione delle vetture però viene affidata a Giuseppe “Beppe” Volta di Torino ed altri aiuti economici arrivano da “mamma Fiat”. L’attività della 4 Rombi (il nome “4 Rombi” una felice intuizione che fa riferimento al logo Fiat dell’epoca e al rumore-rombo delle auto da corsa, come anche a testimoniare un crisma di semi-ufficialità. Infatti, La Scuderia 4 Rombi Corse era attiva anche in Pista nei Fiat Days,il Campionato di Velocità organizzato dalla Fiat.

I colori scelti: Rosso-Nero opaco-Giallo, erano quelli dell’immaginario agonistico legato alla scuderia Ferrari. La 4 Rombi, resta viva per una decina di anni portando la livrea rosso-nero-gialla, delle 131, anche sulle successive Fiat Ritmo e Uno. La scuderia diventa una importante realtà nel panorama rallystico italiano, e non solo.

I suoi primi tre piloti con le 131 sono: Franco Ceccato, Mario Pasetti, Luigi “Lucky” Battistoli e Massimo Bonzo. La squadra partecipa al Campionato Italiano Rally, al Campionato Europeo Rally e alla Mitropa Cup di quegli anni. Dopo le 131, cambiano vetture: con la Ritmo Rampin, Salvan, Piacentini, Farina, con la Uno trofeo Battaglin, la 037 con Dalla Pozza, fino alla Lancia Delta con Makinen.

Altri piloti sono: Franco Corradin, Markku Alen, Roberto Gianello, Flaviano Polato e Fiorenza Soave. Soave era la pilotessa padovana, due volte campionessa italiana rally femminile nel 1982 e nel 1983 con la Fiat Ritmo 125 con i colori della Scuderia 4 Rombi. Famosissima navigatrice della squadra era Fabrizia Pons. Questo, non tanto per cercare di accorciare una storia lunga e gloriosa, ma solo per snocciolare nomi e numeri di una squadra che ancora oggi viene ricordata, celebrata e venerata. E sì, perché la storia della scuderia 4 Rombi è da raccontare con calma e da leggere in tranquillità.

Pasetti-Pirollo, Rally Valli Piacentine 1979
Pasetti-Pirollo, Rally Valli Piacentine 1979

A caccia di successi e gloria

Una sola persona lavorava a tempo pieno per la scuderia, era il direttore sportivo Gigi Slongo. Il fondatore e i piloti lavoravano a tempo pieno rispettivamente nella filiale Fiat di Padova e nelle rispettive “concessionarie di famiglia” e quando c’era da gareggiare tutti staccavano la spina per una settimana intera e al posto di fatture, ordini, gamme colori e accessori si occupavano di messa a punto, prove speciali, ricognizioni e controlli orari. Usavano dei “muletti” personali, in molti casi noleggiati sul posto, con cui fare le ricognizioni del percorso: uno stratagemma legato al fatto che a quell’epoca… la 4 Rombi non aveva muletti per le prove.

Il team vero e proprio… non era in Veneto: le auto venivano preparate da Volta a Torino, che si occupava dei furgoni e di coordinare le assistenze, e si preoccupava di far spostare i meccanici che servivano alle necessità del momento, mentre alle bisarche con cui trasportare le auto sui campi di gara pensavano i concessionari-piloti stessi, quali… esperti in materia. Gente che si ritrovava sui campi di gara con un cameratismo che trova pochi esempi ancor oggi: parlando di team semiufficiali, gli unici esempi che vengono in mente sono quelli del Jolly Club a Milano e della Scuderia Grifone a Genova.

Il campionato italiano e l’Alpe Adria Cup, una serie mitteleuropea articolata su gare che si disputavano in Italia, Austria e in quei Paesi che all’epoca si chiamavano Jugoslavia e Cecoslovacchia, furono gli abituali terreni di caccia della Scuderia, che ben presto fu circondata da un alone di simpatia e di rispetto per come sapeva far andare quelle Fiat 131 Abarth semi ufficiali.

“Lucky”, Fabrizia Pons, Aldo Pasetti, Franco Ceccato, Giorgio Barban, De Antoni, Loris Roggia, Corradini e Bonzo sono solo alcuni dei tanti piloti e navigatori che hanno corso per questo team veneto-friuliano, il cui cavallo di battaglia, come abbiamo detto, erano le Fiat 131 Abarth Gruppo 4. Un gruppo di amici che era partito con cifre modestissime, ma che non aveva mai fatto il passo più lungo della gamba, abituato come era a dover fare i conti con un’attività commerciale che era resa più dura in quegli anni dalla progressiva apertura del mercato italiano alle importazioni dall’estero, con la Fiat che iniziava progressivamente a perdere quote di mercato.

Le auto non erano preparate allo stesso livello delle 131 Abarth della Squadra Fiat impegnata nel Mondiale Rally: ma ci fu una circostanza nella quale il Jolly Club e la Scuderia 4 Rombi diedero il loro contributo alla conquista del titolo iridato da parte della Fiat. L’occasione fu il Sanremo del 1980, quando il celebre “sciopero dei 40.000” a Mirafiori bloccò tutti i cancelli, anche quelli dai quali dovevano uscire le 131 preparate per prendere parte alla corsa sanremese. Fu trovato l’escamotage di far correre le auto dei team semiufficiali, che per una volta si poterono fregiare di piloti del calibro di Walter Rohrl (Jolly Club) e Markku Alen (4 Rombi). E Rohrl vinse il Sanremo facendo fare alla Fiat un grande passo avanti sulla strada dell’iride.

Valzer di polemiche e di vittorie

I giornalisti ovviamente si “fiondarono” sulla notizia. Ci fu chi parlò di auto preparate in fretta e furia in gran segreto da alcuni carrozzieri e nei “pollai” di campagna sparsi fra il Piemonte e la Liguria: sta di fatto che tutto andò a finire bene, anche se fecero sensazione quella 131 immacolata di Rohrl e la sua sorella gemella gialla e blu di Alen, con le inconfondibili scritte Jolly Club e 4 Rombi nella parte bassa del frontale. In realtà, va detto che la Fiat stessa aveva contribuito fin dall’inizio all’attività della Scuderia 4 Rombi, offrendo il 50 per cento delle somme necessarie a coprire le spese, e lasciando l’altra metà nelle mani dei concessionari, in qualche caso, come abbiamo visto, di proprietà degli stessi piloti.

Dopo questa parentesi iridata, la Scuderia 4 Rombi tornò alla sua attività di sempre, culminata con le vittorie di Franco Ceccato nel 1981 all’Alpe Adria Cup e del campionato italiano con Ceccato-Roggia nel 1982. Le vittorie alimentarono a dismisura l’entusiasmo dei supporter. E in molti casi furono organizzate delle “gite sociali” con parenti e amici al seguito del rally a sistemare nelle curve più spettacolari degli striscioni con cui incitare i rispettivi beniamini. Al loro seguito alla fine andarono anche… i parenti e gli amici degli sponsor, dalla Sai Assicurazioni alla Fiamm, dai fari Siem alla Benning, che produceva giubbotti sportivi e che ovviamente creò subito le divise sociali del team, senza ovviamente dimenticare Fiat Ricambi, un altro sponsor… istituzionale.

Con il passaggio dalla Fiat 131 alla Ritmo Abarth si perse un po’ dello… smalto iniziale. Qualche pilota cominciò a capire che forse era il caso di iniziare a pensare cosa fare da “grande”, anche perché i famigliari che spingevano per un rientro nell’attività paterna si facevano sentire. Con la Ritmo Abarth e con la Uno Turbo non arrivarono più altri risultati di rilievo. Poi, nel 1987 la morte del fondatore e animatore, Pio Cantoni, fu la mazzata conclusiva, quella che fece capire che per la Scuderia 4 Rombi si avvicinava il momento in cui uscire di scena.

L’inizio della fine della Scuderia 4 Rombi

L’epopea delle 8-10 gare all’anno, con 3-4 auto a gara, si avviava alla conclusione, dopo aver scritto pagine fondamentali nella storia del rallysmo italiano. Oggi tocca a Franco Ceccato, che è riuscito a rimanere proprietario della “sua” 131, e a Stefano Miglioranzi, che possiede la 131 ex Bonzo, tenere alto il vessillo dei 4 Rombi, un po’ come è avvenuto al Rally Legend 2004, con le 131 in gara impegnate i spettacolari “traversoni” che strappavano applausi a scena aperta.

Ben pochi sapevano cosa voleva dire in quegli anni ritrovarsi a dover organizzare gare di questo tipo, preparare le auto e movimentare le assistenze al seguito. Gli uomini della 4 Rombi non avevano segreti per parenti e amici: e anche questo era uno splendido modo di… fare politica in senso buono, sul piano della diffusione di questa specialità agonistica.

Un fatto è certo: la Scuderia 4 Rombi ha contribuito in modo determinante a far conoscere ulteriormente il mondo dei rally, anche a una parte di pubblico che lo frequentava solo marginalmente, e che proprio grazie alle iniziative collaterali portate avanti da parenti e sponsor dei piloti impegnati in gara ha potuto scoprirlo e apprezzarlo ulteriormente. In quegli anni, il supporto mediatico era assai più contenuto rispetto ad oggi, e quasi sempre l’unico modo per sapere come era andato a finire un certo rally era andare di persona sulle PS: e le gite organizzate per i parenti e gli sponsor della Scuderia 4 Rombi erano un valido contributo in materia.