Sandro Munari: una vita di traverso scritta da Remondino
Un libro realizzato da Sandro Munari e Sergio Remondino e dato alle stampe da Giorgio Nada Editore. Racconta la vita di Sandro Munari, vero mito del Reparto Corse Lancia.
Sandro Munari, autentica leggenda del rallysmo mondiale, racconta per la prima volta la storia della sua irripetibile carriera sportiva, dagli esordi sui kart fino alle prime corse in automobile con la Flavia Coupé. A narrare il romanzo dell’uomo e del campione è l’abile penna di Sergio Remondino a cui Munari ha affidato il racconto delle sue imprese e dei suoi ricordi.
Questa affascinante biografia è corredata da immagini inedite, a colori e in bianco e nero, provenienti dall’archivio personale del pilota. La notorietà del “Drago di Cavarzere” deriva da un mix di fattori dei quali essere stato il primo italiano ad aggiudicarsi la Coppa Fia Piloti nel 1977, al volante della Lancia Stratos, rappresenta solo la ciliegina sulla torta.
Nato a Cavarzere, città della bassa Polesana, il 27 marzo del 1940 è cresciuto in una famiglia di campagna. La prima volta che vide una gara aveva sette anni era la Mille Miglia quando vide passare la prima auto, li decise che da grande avrebbe fatto il pilota.
Le prime corse le fece con i go-kart, totalmente auto costruito. In una gara conobbe Arnaldo Cavallari che era già uno nel mondo dei rally, e lo batte. Nel 1964 arrivò una telefonata inaspettata, era Arnaldo Cavallari gli chiedeva se poteva essere al suo fianco per dargli una mano a preparare un rally.
Nel 1965 Angiolini, direttore tecnico dell’Alfa Romeo, aveva inserito Cavallari e Munari nel programma di partecipazione del Rally Jolly Hotel, una sorta di Giro d’Italia. Quando i dirigenti dell’Alfa Romeo lessero sul programma Cavallari-Munari chiesero Angiolini chi fossero e lui andò su tutte le furie, era talmente sicuro di loro che gli fece fare un test dimostrativo al Balocco. Munari si chiese per anni perché Angiolini si espose così tanto per lui.
Due giorni dopo andarono a Balocco a fare la prova. Per rendere il tutto più difficile arrivò la pioggia, a secchi. Come tempo di riferimento si usava quello di Teodoro Zeccoli, che a Balocco era imbattibile perché provava praticamente tutti i giorni. “Noi circuito mai visto. Macchina mai vista”, ricordava Munari col caschetto da kartista.
Una situazione al limite del fantozziano. Zeccoli girò e stabilì il tempo, dopo dieci giri Arnaldo Cavallari arrivò a un secondo da Zeccoli. Toccava a Munari, che scese in pista. La visibilità scarsa faceva apparire le curve all’ultimo momento, al quinto giro venne fermato e Angiolini disse a Munari che andava bene così. Lui non riusciva a capire, forse non era stato bravo, pensò. Dopo scoprì che in appena cinque giri aveva acchiappato il tempo di Arnaldo Cavallari.
Dopo quella prova ebbe praticamente inizio la sua carriera di rallysta professionista, che lo trasformò in un eroe leggendario, vincendo in gare contro auto tecnicamente superiori. Un solo rally non vinse mai né con un team né da privato, il Safari. E per questo si ammalò di “Mal d’Africa”.