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Rohrl, l’incidente e la vittoria della Mouton in Portogallo

Walter Rohrl, Rally del Portogallo 1982

Walter Rohrl racconta: ”Henri Toivonen è andato in testa fin dall’inizio. Ha dovuto lottare prima con un problema ad una gomma e poi con altri vari incidenti che, alla fine, hanno fermato la cavalcata del ”diavolo” finlandese, ma non l’ascesa del giovane ”Finn” all’Olimpo dei Rally. Nella seconda tappa, è andato in testa Hannu Mikkola, ma presto anche lui è uscito di scena e Michèle Mouton è riuscita a prendere la leadership della competizione. Ormai era in testa, attaccata al primato con le unghie e con i denti, giuro che non era per nulla facile rimanerle dietro”.

Michèle Mouton, Fabrizia Pons e la loro Audi quattro, dopo avere sorpreso tutti al Rally di Sanremo, sono aggiudicate anche la corsa mondiale del Portogallo. Un successo senza precedenti, quello del 1982, avvalorato dal risultato finale: circa 13 minuti di vantaggio sul secondo classificato, lo svedese Per Eklund su Toyota C’elica e 28′ sui terzi in graduatoria, Wittman e Dlekman, pure su Audi Quattro. Con questo risultato la Casa tedesca si è portata al comando del Mondiale, davanti alla Opel. Nella classifica iridata piloti, la Mouton è balzata al secondo posto alle spalle di Walter Rohrl, a soli quattro punti di distanza. L’ultima tappa ha fatto registrare un dominio assoluto della francese che, in coppia con la torinese Fabrizia Pons, è sempre stata all’altezza della situazione, correndo in assoluta tranquillità. Al quarto posto si è piazzato Torres con la Ford Escori, mentre al quinto si sono inseriti sorprendentemente i francesi Coppler-Laloz con una Citroen Visa, staccati però di oltre un’ora.

Ci sono voluti, però, 40 anni prima che il Rallysta del Millennio raccontasse e riflettesse su quel Rally del Portogallo 1982, gara in cui lui e il suo copilota, Christian Geistdorfer, sembravano destinati ad essere secondi, portando la Opel sul podio in mezzo a due Audi. Ma come la storia ci ha raccontato non finì così. Non per Walter e Christian, che comunque non avevano alcuna speranza di prendere Michéle Mouton in vetta alla “sua” gara.

“C’è un tema che normalmente si tende ad evitare, un po’ scaramanticamente, ma che è sempre presente nel nostro sport e che nessuno può evitare – afferma Waler Rohrl-. Mi riferisco a quei fattori che si chiamano incidenti, fatalità, eventi imprevedibili e in parte incontrollabili: nel 1982 mi succedeva proprio una combinazione di tutti i fattori appena descritti, in Portogallo. Ecco perché ho emozioni e ricordi diversi per ogni edizione di quel rally con gli spettatori più pazzi del mondo”.

“In Portogallo era tutto incluso: gioia, guai, follia, paura, la ricerca della perfezione e le intuizioni – ricorda ancora Walter Rohrl –. Dopo la mia leggendaria performance sull’Arganil con la Fiat, mi sono ritrovato alla partenza con una Opel Ascona preparata al top e con un nuovo compagno di squadra, Henri Toivonen. La differenza rispetto all’ultima volta che ero stato al Rally del Portogallo era che questa volta eravamo imbattibili, a almeno avremmo dovuto esserlo”.

“Carico delle migliori intenzioni e con atteggiamento tipicamente finlandese alla “Maximum Attack”, Henri Toivonen è andato in testa fin dall’inizio. Ha dovuto lottare prima con un problema ad una gomma e poi con altri vari incidenti che, alla fine, hanno fermato la cavalcata del “diavolo” finlandese, ma non l’ascesa del giovane “Finn” all’Olimpo dei Rally. Nella seconda tappa, è andato in testa Hannu Mikkola, ma presto anche lui è uscito di scena e Michèle Mouton è riuscita a prendere la leadership della competizione. Ormai era in testa, attaccata al primato con le unghie e con i denti, giuro che non era per nulla facile rimanerle dietro”.

“Se in Portogallo avessimo avuto la nuova Manta 400 Gruppo B, che aveva una migliore trazione grazie ad una migliore distribuzione del peso, sicuramente potevamo fare di più, potevamo starle più attaccati e pressarla – prosegue Rohrl –. Con la Manta, probabilmente, avremmo potuto stare ancora più vicino alla Mouton, vero, ma in quello stato di grazia in cui si trovava non so se saremmo riusciti a superarla. Devo dire che ha guidato incredibilmente veloce e perfettamente bene e meritava davvero la vittoria che ha ottenuto”.

“Sicuramente io e Christian saremmo arrivati secondi e soddisfatti, se non fosse stato che un incidente grave ci stava aspettando, dietro la curva… Sul primo passaggio della prova speciale più lunga della gara, la PS Povoa de Varzim-Estoril, lontano dal luogo in cui i due finlandesi volanti, Mikkola e Vatanen, avevano impilato le loro vetture nel fondo del bosco, non sono riuscito a superare una curva. Però, ho tentato, o almeno mi è sembrato di averci provato”.

Incidente Rohrl Rally del Portogallo 1982
Incidente Rohrl Rally del Portogallo 1982

“Avvertii una sensazione strana – ricorda il tedesco campione del mondo – che è quella tipica di quando in curva il volante ti gira a vuoto tra e mani. Rimasi gelato. La macchina andò da sola dritta fino al giardino botanico che avevamo davanti. Dopo diversi salti, capriole, botti, colpi che assorbivano tutta l’energia cinetica che intanto si liberava, alla fine ci siamo fermati sulle ruote con un’auto completamente demolita. Fortuna, nella disgrazia, non abbiamo colpito nessun albero, nessuna pietra e soprattutto nessun spettatore. Io e Christian siamo letteralmente strisciati fuori dalla Ascona e abbiamo capito che tutto era comunque dipeso da noi”.

“Avevamo lavorato con i nostri meccanici durante un’assistenza precedente e parte dello sterzo non era stata montata correttamente. Alcuni bulloni non erano stati stretti a dovere e così si erano allentati in gara. Ed ecco che ad un certo punto lo sterzo è andato a vuoto… Quali sarebbero state le conseguenze? Avrei mai potuto guidare di nuovo veloce dopo un incidente del genere? La mia capacità di elaborazione sistematica di tutti gli eventi mi aiutò molto”.

“Avrei dubitato di me stesso più spesso – conclude e si chiede – ma avrei anche perso fiducia nel meccanico? No, ero sicuro che un errore così non si sarebbe più ripetuto. Mai più. E così ho nascosto bene l’incidente. La vittoria di Michèle Mouton e il terzo posto di Franz Wittman aveva garantito ad Audi un surplus di punti. Dopo tante emozioni, mi preparai a festeggiare il mio compleanno, che era il giorno dopo, pieno di lividi, botte e con la gobba”. Per la cronaca, termino secondo Per Eklund con Ragnar Spjuth, sulla Toyota Celica 2000 GT.