Renato Travaglia, la 206 WRC e il piede nell’acqua gelata
Il 2002 fu la stagione che ripagò Renato Travaglia delle sfortune patite l’anno prima. Con la Peugeot 206 WRC della Racing Lions, il pilota trentino non si fermò dinanzi a nulla, correndo da inizio CIR col coltello tra i denti e per un unico obiettivo: il successo nell’Italiano e nell’Europeo.
Il 2002 fu davvero un anno meraviglioso per il rallysmo italiano. Dopo sei Campionati Italiani 2 Ruote Motrici vinti (praticamente tutte le edizioni dal 1995 al 2000), un secondo posto nel Campionato Italiano Rally 2001 (dovuto anche all’attribuzione di un punteggio dimezzato per una vittoria), nel 2002 è finalmente arrivato il doppio titolo nel Campionato Italiano Rally e nel Campionato Europeo Rally, con la fantastica Peugeot 206 WRC.
“Una grande macchina, che purtroppo ho guidato per due sole stagioni a causa del cambiamento dei regolamenti – ricordava all’epoca Travaglia –. Il 2002 è stato, quindi, molto impegnativo per me e per Peugeot, ma ho ancora inciso nella mente quanto successo al Rally del Salento nel giugno di quell’anno…”.
“Eravamo a Lecce, in una giornata caldissima fuori e dentro la 206 WRC. Al termine di una prova speciale della seconda giornata di gara, prima di arrivare al parco assistenza, ho comunicato via radio alla squadra di far preparare con una certa urgenza una pentola di acqua ghiacciata. Dall’altra parte della radio devono aver avuto l’impressione di aver capito male, tant’è che mi hanno chiesto di ripetere”.
“Arrivato alla nostra hospitality, ho trovato la squadra al gran completo schierata attorno ad un tavolo su cui era appoggiata una pentola piena di acqua ghiacciata. Tutti erano curiosi di vedere cosa intendevo farne, ma io avevo troppa fretta per dare spiegazioni. Ho preso la pentola, l’ho messa per terra, mi sono slacciato la scarpa destra, ho sfilato il calzino ed ho infilato il piede nel ghiaccio. Non ce la facevo proprio più”.
“Il fatto era che la mia Peugeot 206 WRC era una vettura turbocompressa ed il tubo dei gas di scarico, che raggiungeva anche gli 800 gradi centigradi, passava proprio vicino al pedale dell’acceleratore. Così, durante le prove speciali, il piede destro finiva sempre in una specie di forno. Ricordo ancora oggi il sollievo provato nell’infilare il piede nella pentola. Ora che mi ci fate pensare, dopo il riordino siamo tornati all’hospitality per mangiare la pasta. Vuoi vedere che…”.