Con i Campioni a parlare di rally sulla PS Romanina-Veglio
In un ristorante sulle prove speciali biellesi tra taglioni fatti a mano e tartare di carne e tagliate. Poi, subito tutti sulla storica PS Romanina-Veglio con i nostri Campioni, quelli della Scuola Italiana di Rally che fatica a trovare i giusti eredi.
Metti una sera a cena i grandi Campioni – sì quelli con la C maiuscola, che hanno scritto pagine indimenticabili e intense, ma anche romantiche dei rally – e poi magari dai loro un microfono e la possibilità di incontrare un centinaio di appassionati che quasi fa esplodere di passione l’interno ristrutturato e adibito a museo di una vecchia fabbrica che si trova sulla PS Romanina, lì a due tiri di schioppo da Biella.
Succede il 15 luglio 2019, in una serata in cui le temperature sono intorno ai 15 gradi, ma il calore della passione potrebbe sciogliere un iceberg in dieci minuti. Si è trattato di uno spettacolo (per occhi e orecchie) unico nel suo genere. Storie di Rally insieme alla rivista RS e oltre, ha avuto l’onore e il piacere di sedere a cena con molti di loro e poi di incontrarli tutti in una serata che, in realtà, è stato un vero e proprio evento mediatico.
In un fantastico ristorante sulle prove speciali biellesi tra taglioni fatti a mano come si faceva una volta e tartare di carne e tagliate. Poi, subito tutti sulla storica PS Romanina-Veglio con i nostri Campioni, quelli della Scuola Italiana di Rally che fatica a trovare i giusti eredi.
Non in ordine di importanza: Franco Cunico e Gigi Pirollo, Piero Longhi e Maurizio Imerito, Dario Cerrato e Geppi Cerri, Tony Fassina, Rudy Dalpozzo, Gigi Galli, Federico Ormezzano, Piero Liatti, Giovanni Besonzi, Tito Cane, ma anche Erik Comas, Marco Sormano, Alberto Mello. Si sono alternati tutti tra gag, battute e racconti.
Presenti anche le belle Raffaella Serra (moglie di Comas), Marina Frasson (copilota di Dino Vicario) e Francesca Pasetti, o Lady Fulvia se preferite. Essendo l’attuale idolo locale, non poteva mancare e infatti non mancava il giovane Omar Bergo. Un evento unico nel suo genere #RallyLanaSince1973. Non il primo, ma certamente indimenticabile per la portata e per il sapore familiare e tiepido di rally d’antan, avvolti da passione, modellini in scala, striscioni vecchi di trent’anni originali e conservati come reliquie.

Tutti disinvolti, senza rivalità, con la voglia di ridere, scherzare, ricordare. Soprattutto ricordare. Ricordare le scaramanzie con cui Gigi Pirollo costringeva i suoi piloti a fermarsi anche in prova speciale se una gatta nera tagliava la strada. “Gatta nera porta male”, spiegava nelle risate generali. Tanto, noi dei rally, siamo tutti scaramantici. E quindi controlliamo ed eventualmente rimettiamo nel modo giusto i calzini. Come Pirollo.
Le ore volano tra il racconto di chi paga al vigile la multa di 100 mila lire al posto di 50 mila lire per poter ripetere l’infrazione contestata, i ricordi delle scodate di “Tramezzino” con la Talbot Lotus al Rally Lana, acclamato come Sebastien Loen in Alsazia. E poi, l’impeccabile Tony, il “dispettoso” Rudy e le sue storie di estintori svuotati negli alberghi per spegnere roghi…
E ancora, il mitico Giovanni Besonzi, l’emozionato Dario Cerrato con Geppi Cerri a fargli da spalla forte, Pierino Longhi e Maurizio Imerito, il vero padrone di casa Piero Liatti (che abita su una storica PS del Rally Lana). E ancora, Erik Comas, il Rally Lana e i suoi tre ritiri.
E poi Gigi Galli che racconta i suoi Rally Lana di Campionato Italiano Rally con la Mitsubishi Lancer ufficiale, parla del suo salto record in Finlandia e svela di essere stato ispirato da piloti come Dario Cerrato, Tony Fassina, Franco Cunico e via dicendo. Gli si legge negli occhi l’emozione e l’orgoglio di sedere insieme a loro.
In una serata come questa non manca l’annuncio: Galli conferma di aver costruito una vettura. La “Gigi Gally RX Car” (soprannome scelto da me) è nata proprio lì, a Biella. A due passi dalla PS Romanina-Veglio. Silenzio, l’atmosfera diventa magica.
Ragazzini, adolescenti, bambini, adulti, anziani. La forbice d’età va dai cinque anni ai settanta. Anche in questo caso, tutti appassionatamente. Chi ad imparare e chi a ricordare. Poi di nuovo casino. Chi urla “Ormezzan”, chi “Forza Dario”… Peccato non fosse una giornata da settantadue ore. Tutti volevano non finisse mai.