Rally di Sardegna: storia del WRC in Italia dal 2004
Dal 2006, il Rally Italia Sardegna passò sotto la gestione diretta di Aci Sport, cambiando il nome in Rally d’Italia Sardegna. La gara, per il secondo anno consecutivo, presenta un itinerario diviso tra le province di Olbia-Tempio e Nuoro per tutta la 1ª tappa, composta da tre prove speciali da ripetersi nel pomeriggio (tra cui figura la nuova prova di Siniscola), altre sei prove nella subregione del Monteacuto durante la 2ª tappa, e altrettante in Gallura per la giornata finale. Sotto la nuova gestione, gli organizzatori decisero inoltre di riportare la cerimonia inaugurale e di chiusura a Porto Cervo, e il parco assistenza a Cala Saccaia.
Nel 2003 l’Aci comunica che a partire dal 2004 il Rally Sanremo sarà sostituito dal Rally Italia Sardegna, a causa dei problemi organizzativi ed economici sorti durante le ultime edizioni della gara ligure. La prima edizione in Sardegna, che si disputò con il nome di Supermag Rally Italia Sardinia, si svolse dal 1° al 3 ottobre 2004, ed ebbe come base operativa la città gallurese di Olbia, con il parco assistenza al molo Cala Saccaia e la sala stampa al Museo archeologico, mentre la cerimonia di partenza e arrivo vennero ospitate a Porto Cervo, rinomata località turistica nel comune di Arzachena. Il fondo del percorso di gara passò dall’asfalto alla terra, e ricalcò le zone del Monteacuto e della Gallura, all’interno delle piste forestali dell’Ente foreste della Sardegna. La gara venne poi vinta da Petter Solberg, su Subaru Impreza WRC, davanti alle due Citroën Xsara WRC di Sébastien Loeb e Carlos Sainz.
Già dall’anno successivo, l’organizzazione mise a punto un gran numero di novità e migliorie, soprattutto dal punto di vista del percorso di gara (per il 75% completamente nuovo). Decisione presa per far fronte ad alcune richieste dei team e piloti, che chiesero prove speciali più veloci e con carreggiate più larghe rispetto a quelle impiegate nella passata edizione. Tra le novità figurarono quindi nuovi tratti cronometrati, in particolare quello di Mamone, che attraversava i confini dell’omonima colonia penale, in provincia di Nuoro. Questo, a seguito di un progetto fortemente voluto da Aci e dall’amministrazione carceraria, e che ebbe come scopo il recupero sociale dei detenuti, alcuni dei quali prestarono servizio come commissari di percorso ausiliari lungo la prova. La gara venne inoltre anticipata a maggio, in modo tale da far da “apertura” alla stagione turistica in Sardegna. La cerimonia di partenza e arrivo vennero stavolta ospitate a Porto Rotondo, mentre il parco assistenza venne spostato al Molo Brin, nel centro di Olbia.
Dal 2006, la gara passò sotto la gestione diretta di Aci Sport, cambiando il nome in Rally d’Italia Sardegna. La gara, per il secondo anno consecutivo, presenta un itinerario diviso tra le province di Olbia-Tempio e Nuoro per tutta la 1ª tappa, composta da tre prove speciali da ripetersi nel pomeriggio (tra cui figura la nuova prova di Siniscola), altre sei prove nella subregione del Monteacuto durante la 2ª tappa, e altrettante in Gallura per la giornata finale. Sotto la nuova gestione, gli organizzatori decisero inoltre di riportare la cerimonia inaugurale e di chiusura a Porto Cervo, e il parco assistenza a Cala Saccaia.
Nei tre anni successivi, il format del rally non subì grandi modifiche, mantenendo comunque un programma di gara tra i più apprezzati nel Mondiale, sia dal livello del percorso (grazie soprattutto alla partnership con l’Ente foreste della Sardegna), sia da quello organizzativo. Nell’edizione 2009, per la prima volta, la cerimonia di partenza venne ospitata a Olbia, e vennero inoltre aggiunte due nuove prove speciali nell’area del Goceano per la seconda giornata di gara: la prima, Sa Linea, venne ricavata dal tracciato di un’antica ferrovia dismessa, la seconda, quella di Fiorentini, venne corsa all’interno della foresta demaniale omonima.
Nel 2010, a causa del nuovo criterio di rotazione dei rally nel calendario mondiale, ma anche della grave crisi economica in cui versava la Regione Sardegna, il Rally d’Italia non fu inserito nel calendario mondiale, ma nell’IRC. La gara venne disputata con un chilometraggio molto più ridotto, per via dei regolamenti diversi, e figurarono tre tratti cronometrati inediti, tra cui la prova inaugurale a Cagliari e nuove prove speciali nella zona dell’Alta Marmilla e nel complesso forestale di Monte Grighini, nel centro-ovest della Sardegna.
L’anno successivo il rally tornò a far parte del WRC, nonostante che vari rumor ipotizzassero uno spostamento della manifestazione in Sicilia o in Toscana. Il parco assistenza si trasferì da Cala Saccaia alla neonata banchina nord dell’Isola Bianca, in modo da essere in una posizione più centrale e vicina a Olbia. Il percorso, per il secondo anno consecutivo, ricalca nuovamente le zone centrali dell’isola per tutta la 1ª tappa, riproponendo poi le classiche prove nel Monteacuto e in Gallura nelle due tappe rimanenti.
Nel 2012, dopo una seconda e accesa contesa con la Regione Sicilia per il titolo del Rally d’Italia, la Sardegna riesce nuovamente a inserirsi nel calendario Mondiale, riproponendo la gara nel mese di ottobre, come nel 2004. Dal punto di vista del percorso, figurano due tratti inediti nella subregione dell’Anglona, precedentemente impiegati nel Rally Costa Smeralda: la Tergu-Osilo e la Castelsardo, intervallati, prima della ripetizione pomeridiana, da una breve assistenza a Sassari; città che fu di nuovo scelta per l’anno successivo anche come location per la cerimonia di partenza, tenutasi in Piazza Italia il giovedì sera.
Nel 2014 il Rally abbandona la sede di Olbia, trasferendosi nella cittadina catalana di Alghero, nel nord-ovest dell’isola. Il parco assistenza è sdoppiato tra il piazzale della Pace e la Banchina Millelire, sul lungomare algherese, mentre la cerimonia di partenza e arrivo viene ospitata alla Banchina Dogana, davanti ai Bastioni. In quest’edizione ci fu il ritorno della prova inaugurale a Cagliari, disputata il giovedì sera, mentre per quanto riguarda le altre prove speciali, rimasero i classici tratti cronometrati nel Monteacuto, con l’aggiunta di nuove Ps nel sassarese per la giornata finale.
Nel 2015 vennero introdotti nuovi percorsi nelle subregioni del Montiferru e dell’Oristanese per la giornata di venerdì, mantenendo invece abbastanza inalterate le altre tre tappe. Le prove speciali totali furono 23, registrando inoltre il chilometraggio più alto finora raggiunto per la gara sarda: 394,63 km cronometrati.
Dall’anno seguente, il Rally tornò a disputarsi esclusivamente nel nord dell’isola. Nonostante l’improvvisa mancanza di appoggio dell’Ente Foreste, dismesso a pochi mesi dalla gara, l’organizzazione riuscì a presentare diversi tratti cronometrati inediti: tra cui la breve SuperSpeciale del giovedì sera nel comune di Ittiri, che andò a sostituire la prova cagliaritana, ritenuta oramai troppo dispendiosa da organizzare, soprattutto per ragioni logistiche. Al venerdì comparvero le nuove prove di Tula e Monte Baranta, mentre alla domenica esordì la Sassari-Argentiera, valida per il secondo passaggio come Power Stage.
Nel 2017 si arrivò a un accordo per dividere la gara tra i comuni di Alghero e Olbia; con il ritorno nella città gallurese per il Parco chiuso del giovedì sera, e vennero inoltre rispolverati due tratti cronometrati storici di Terranova e Monte Olia nella giornata di venerdì. Inalterato il restante percorso. Nei due anni successivi Alghero tornò invece a essere la sede fissa per l’intero evento.
L’edizione 2020, inizialmente prevista a giugno, ma successivamente posticipata nel mese di ottobre a causa della pandemia di Covid-19, ha presentato un programma ridotto rispetto a quello delle annate precedenti, per far fronte sia ai tempi organizzativi limitati, che per le restrizioni adottate dal governo riguardanti le competizioni agonistiche. La gara quindi, non presentò la suddivisione Alghero-Olbia precedentemente decisa da Aci Sport a inizio anno, mantenendo la prima come base fissa per tutto il rally, e accorciando il percorso complessivo: da 308,63 km cronometrati e 20 prove speciali, ad appena 238,84 km e 16 prove. Nonostante questo, nell’itinerario di gara figurò la rientrante PS di Tempio Pausania, precedentemente impiegata nel 2005 con il nome di San Bachisio, riportando così una tappa iridata in Gallura dopo un’assenza di ben sette anni.
Nel 2021 il rally torna ad Olbia. Il programma di gara prevede la collocazione del parco assistenza al Molo Brin, il Parco chiuso sdoppiato tra Piazza Elena di Gallura e Piazza Terranova Pausania, quartier generale al Centro Commerciale Gallura, e gli uffici televisivi al Museo Archeologico. Questa manovra, a seguito dell’accordo di alternanza con Alghero, (che in quest’edizione ha comunque ospitato la cerimonia di partenza), ha dunque permesso al circus del WRC di ritornare nella sede originale del RIS dopo ben 8 anni di assenza. Per quanto concerne il percorso di gara, vengono riproposte le prove storiche di Su Filigosu e Terranova al venerdì mattina, Bortigiadas nel pomeriggio di sabato e Braniatogghiu alla domenica. Novità assoluta è invece la power stage di Aglientu-Rena Majore, che ricalca alcuni tratti storici impiegati precedentemente in alcune edizioni del Rally Costa Smeralda. Da sottolineare inoltre la nuova disposizione oraria delle prove speciali al venerdì e al sabato, con due Ps da ripetersi al mattino (secondo passaggio intervallato da un breve riordino), e, dopo l’assistenza di metà giornata, altre due da ripetersi nel pomeriggio, anch’esse intervallate da un riordino prima della ripetizione. Questo format, che sostituisce quello “classico” di 3-4 PS da disputare tutte al mattino e poi da ripetersi alla sera, ha così facilitato gli spostamenti tra una tappa e l’altra a concorrenti, tifosi e giornalisti. Finora, è l’unico rally del Mondiale a presentare questa soluzione di percorso.