,

Quel ”diavolo” di Colin e il Rally Nuova Zelanda 1993

colin mcrae, rally nuova zelanda 1993

Nella stagione 1993, McRae aveva unito al Campionato del Mondo Rally un programma in quello dell’Asia-Pacifico. Prodrive aveva sfilato lo sviluppo del motore dalle mani dei giapponesi e la sostituta della Legacy, la Impreza, stava aspettando dietro le quinte. Ma non poteva – e non sarebbe stato – essere ancora utilizzata. Non prima che la Legacy fosse riuscita a vincere. Questo era l’ordine di Subaru Tecnica International.

Da sempre nella sua carriera, agosto era un mese impegnativo per Colin McRae. Poi, in quel 1993 lo era ancor di più. Aveva da poco compiuto 25 anni. Aveva cambiato per sempre la storia dei rally britannici e stava per avviare un dominio incontrastato e incontrastabile, che sarebbe durato tre anni come Re della Nuova Zelanda.

McRae aveva esperienza delle strade dell’Isola del Nord, avendo già gareggiato in quella gara dove difendeva il suo titolo di campione britannico nel 1992. Quel viaggio inaugurale ad Auckland, per la verità, non era cominciato nel migliore dei modi. E assolutamente non come voleva Colin. Il motore della sua Subaru Legacy RS aveva fallito in cinque prove. Lo scozzese aveva a malapena avuto la possibilità di innestare la marcia.

Nella stagione 1993, McRae aveva unito al Campionato del Mondo Rally un programma in quello dell’Asia-Pacifico. Prodrive aveva sfilato lo sviluppo del motore dalle mani dei giapponesi e la sostituta della Legacy, la Impreza, stava aspettando dietro le quinte. Ma non poteva – e non sarebbe stato – essere ancora utilizzata. Non prima che la Legacy fosse riuscita a vincere. Questo era l’ordine di Subaru Tecnica International.

Il mondo ormai era consapevole delle capacità di Colin McRae. Era arrivato secondo in Svezia l’anno prima, si era fatto strada in Finlandia pochi mesi dopo, aveva dominato il RAC e aveva vinto il Memorial Bettega di chiusura della stagione per il secondo anno consecutivo. Ma la Nuova Zelanda? Allora, come adesso, è stata dura da capire con le sue strade incurvate e le prove veloci e tecniche. Ma Colin la Impreza piaceva troppo ed era disposto a tutto pur di fare vincere la Legacy e, così, augurarle buona pensione.

C’è da rilevare una importante differenza: 29 anni prima, il rally andava su e giù per le strade dell’Isola del Nord dirigendosi a sud fino a Rotorua e poi su a nord fino a Whangārei e oltre. Il percorso di quasi 250 chilometri della seconda tappa era di per sé solo una cinquantina di chilometri più corto rispetto all’intero rally del 2022.

McRae ha avuto problemi per cinque prove. Il francese François Delecour no. Il pilota Ford aveva dato spettacolo con la sua Escort RS Cosworth. “Per me – diceva Delecour – qui è più difficile della Finlandia. In Finlandia impari perché fai le ricognizioni e guidi le prove 10 volte. Qui le abbiamo percorse solo quattro volte…”.

Nessuno sconto per i nuovi arrivati questa volta. Delecour, però, era andato in iniziale vantaggio, seppure non sembrasse convinto delle proprie possibilità. Tanto che era anche incappato in una penalità di 20 secondi in classifica per 2 minuti di ritardo ad un controllo della seconda giornata. In quel periodo, il leader di giornata del rally avrebbe aperto la strada il giorno dopo, in perfetto ordine di classifica.

So che è pazzesco – diceva Delecour – ma non voglio essere il primo a parirenella terza tappa. Ci sarà del ghiaccio in giro e, come ho detto, non conosco queste strade. E questo rally non è ancora iniziato”.

Non aveva torto. Con 10 prove e tutti quei chilometri, tutto poteva succedere. E la previsione del tempo di Delecour era perfetta. Corsa nel bel mezzo di un inverno neozelandese, la data di agosto significava neve su alcune delle prove dell’indomani. Ma una notte limpida come quella di giovedì 5 agosto, significava anche molto ghiaccio la mattina seguente.

Iniziando il suo secondo giorno di gara, a 25 anni, McRae ha fatto la sua mossa dove meno se l’aspettava Delecour: il Motu. Dopo i primi 50 chilometri, Didier Auriol era fiducioso nel suo tempo e nei suoi sforzi. Le modifiche al differenziale anteriore della Toyota Celica Turbo 4WD il giorno prima gli avevano dato la sensazione che desiderava. “Ora marcia come una Lancia”, e sghignazzava. Ma McRae aveva demolito tutti, facendo un balzo verso la leadership. Ben più di 1 secondo a chilometro più veloce del più veloce, aveva viaggiato 52 secondi sulla Celica di Juha Kankkunen.

Non ne sono sicuro – affermava McRae davanti all’ovvia domanda sull’origine della velocità in una PS davvero tortuosa –. È una prova difficile, davvero difficile. Non riesci a mantenere la concentrazione. Era davvero scivoloso verso la fine, forse c’era del ghiaccio”. Ma lui, Colin, era così veloce che neppure era riuscito a vederlo quel ghiaccio…

Subaru era stata in grado di utilizzare una Michelin più morbida del solito (la FB80, piuttosto che la FB92 usata dagli altri) e questo aveva contribuito a offrire un po’ di grip in più, ma i rivali di McRae erano rimasti comunque a bocca aperta per quello che avevano visto. Delecour e Auriol non volevano arrendersi. Entrambi hanno spinto, con il pilota della Toyota che aveva rilevato il comando da McRae tra venerdì e sabato.

Il terzo giorno aveva suscitato il più grande spavento per McRae. Un bullone si era allentato sul coperchio della camma verso la fine dello stadio Boddies e tutto l’olio era defluito dai quattro piatti. Ignaro di quello che era successo, McRae temeva il peggio alla fine della PS. Il fumo usciva abbondante da sotto il cofano della Legacy e la spia di avvertimento della pressione dell’olio si era accesa.

Fortunatamente, l’auto del servizio di emergenza era a soli 5 chilometri, lungo la strada tutta in discesa. L’olio era ovunque. Ci sono voluti cinque minuti perché la squadra Prodrive stabilisse cosa era successo, poi 20 minuti – hanno dovuto togliere il cambio per arrivare alla fonte del problema – per risolverlo.

Tornato in strada, McRae è arrivato all’inizio della PS successiva con un sorriso sarcastico. “Sì – disse –. Siamo stati abbastanza fortunati…”. E poi stacciò tutti.

Come abbiamo potuto vedere da questa stagione, quando un pilota è fortunato, tutto è possibile. McRae schiacciò sull’acceleratore e distrusse l’opposizione gallica. Auriol sbiancò quando la trasmissione della sua Toyota si ruppe e lo privò della maneggevolezza e della trazione di cui aveva bisogno, mentre Delecour ammessi che rimanere davanti al connazionale era la sua unica priorità, con un occhio al titolo.

Stava a Kankkunen contestualizzare la frase di McRae. “Una volta capito, non puoi guidare questo rally di traverso. Quindi, no, non sono stato meno aggressivo del solito”.

“Vedendo come ha viaggiato nelle prove finali della gara – Kankkunen con tanta ammirazione – è completamente pazzo. Un diavolo con una guida infernale”. McRae aveva portato a termine il suo lavoro. Questo era chiaro.

Olio o non olio, la Legacy era rimasta intatta e aveva ottenuto la sua prima e unica vittoria nel WRC, McRae la prima di un driver britannico dal 1976. Sul podio era sorridente e rilassato. “Non è stato difficile – diceva –.Sono rimasto in strada e ho tenuto la macchina dritta”. Subaru, Scozia e Gran Bretagna hanno avuto il loro vincitore Mondiale e Colin finalmente sarebbe potuto salire sulla Impreza 555. Ma questa è un’altra storia.