Quando VW pensava al WRC con la Rally Golf A59
Per ottenere l’omologazione della Volkswagen Rally Golf A59 e, quindi, partecipare alle corse, la vettura in questione doveva essere prodotta anche in versione stradale: la FIA chiedeva 2.500 esemplari in totale. Della questione fu investita la Schimdt Motosport, con il quale il gruppo Volkswagen già collaborava nel campionato DTM, con l’Audi V8, oltre che per la produzione dell’Audi S2. VW e Schimdt unirono forze e competenze e realizzarono la versione definitiva della Golf III.
La Rally Golf A59 nasce per riportare nei rally la Volkswagen e, neppure a dirlo, per vincere il Mondiale WRC. Quando i dirigenti di Volkswagen approvarono l’ambizioso progetto del reparto tecnico e del reparto corse, avevano tutte le intenzioni di essere vincenti. I migliori. Cosa che gli capiterà, però, poco più di venti anni dopo con la Polo R WRC affidata a Sébastien Ogier e Julien Ingrassia (vettura che andava a sostituire la Polo S2000).
Larga ed incazzata. In formato Maxi. Roba da fare impallidire la Golf Rallye MK2, facendola sembrare un giocattolo per bambini “mal” cresciuti. Una VW Golf MK3 con prese d’aria, spoiler e distanziali (Design dal VW Design Center di Dusseldorf) ea quel tempo 16 pollici abbastanza grandi (7,5 x 16) con pantofole 225/45 R16. Specifiche che in realtà non hanno nulla a che fare con una VW Golf “franco fabbrica”.
Questa storia, che in pochi ricordano, inizia nel 1992 quando Volkswagen decide di tornare a competere nel World Rally Championship, da dove mancava dalla fine degli anni Ottanta. Il progetto parte quando la VW decide nel gennaio 1992 di partecipare al Rally di MonteCarlo 1994. Due anni sembrano tanti, ma non sono nulla, seppure i geni già c’erano ed erano, appunto, quelli della sulla Golf MKIII. Da qui l’ordine per la divisione motorsport di progettare, realizzare e sviluppare una vettura da rally Gruppo A.
Per ottenere l’omologazione e, quindi, partecipare alle corse, la vettura in questione doveva essere prodotta anche in versione stradale: la FIA chiedeva 2.500 esemplari in totale. Della questione fu investita la SMS Engineering di Cadolzburg, in Baviera, di proprietà dello specialista Konrad Schimdt, con il quale il gruppo Volkswagen già collaborava nel campionato DTM, con l’Audi V8, oltre che per la produzione dell’Audi S2. VW e Schimdt unirono forze e competenze e realizzarono la versione definitiva della Golf III. I fan di tutto il mondo impazzirono prediligendola di gran lunga, e per ovvi motivi, sia alla GTI 16S sia alla VR6.
La Rally Golf A59 doveva essere la base per un’auto da rally vincente in classe A8, da contrapporre a mostri sacri del periodo come Ford Escort Cosworth, Subaru Impreza WRX, Toyota Celica, Mitsubishi Lancer… Ne consegue che l’auto dovesse essere equipaggiata da un motore potente in grado di girare al meglio, con una buon curva di coppia, e per questo venne dotata di un propulsore 2 litri 16V turbocompresso con una turbina Garrett T3.
La base di questo motore non era, però, il motore di produzione montato sulla Golf GTI MKIII, ma era un propulsore totalmente nuovo con alesaggio x corsa = 86×86, che si prestava meglio al gravoso impegno agonistico nei rally, al contrario del motore a corsa lunga della Golf GTI stradale, da cui in un primo momento si era però pensato di farlo derivare.
Venne cosi creato un motore capace di 275 CV a 6000 giri e 406 KgM di coppia a 3500 giri per la vettura stradale (270 km/h dichiarati), che in configurazione gara erogava quasi 400 CV, mai ufficialmente dichiarati. La FIA, all’epoca fissava il limite di potenza a 300 CV. Ovviamente era dotata di trazione integrale e due differenziali: uno centrale a slittamento limitato e comando idraulico e uno al retrotreno a slittamento limitato.
Il cambio era a sei marce di FF Developments con cambio a cavo. Per la cronaca, non se ne fece nulla: da Volkswagen furono allestiti soltanto due esemplari di Golf A59 e il programma rally si fermò, ufficialmente perché in prospettiva la vettura costava troppo e sarebbe stato difficile venderla. La verità, probabilmente, non si saprà mai…