”Pucci” Grossi, campione di sorrisi e gentilezza
Indimenticabile ”Pucci” Grossi con quel suo sorriso motivato dallo stesso medesimo sorriso con cui lui affrontava quasi tutto. Sei volte campione tricolore rally terra, nel 2008 trionfatore nell’Italian Rally Challenge, fedelissimo di Pirelli,
Quando muore un pilota, facilmente si scomoda tutta la serie di considerazioni e a volte anche di retorica che si allaccia alle corse automobistiche e ai loro (reali) pericoli, che statisticamente fanno molti meno morti e meno invalidi permanenti dello sci e del ciclismo. Ma per Giuseppe Grossi, “Pucci” per gli amici e per tutto un ambiente da corsa che dagli anni Novanta l’ha conosciuto e se lo è goduto apprezzandolo anche e soprattutto per i suoi successi nei rally, non è andata così.
La modalità della sua scomparsa lascia un vuoto ancora maggiore nel cuore di tutti gli appassionati, sia che non lo abbiano conosciuto sia che lo abbiano conosciuto bene grazie ai tanti rally vinti e campionati conquistati insieme. Cinquantanove anni, troppo presto per andare via, romagnolo ed estroverso come luogo di nascita impone. Il suo “Ma ciao, carissimo”, ogni qualvolta gli facevi squillare il 335… o il 348… instradava sempre la conversazione verso piacevoli e pacati confronti.
Albergatore di successo nei giorni feriali e rallysta di successo nel corso di tanti week-end, fino a conquistare sette titoli nazionali di specialità, “Pucci” Grossi era anche un appassionato di moto. Di enduro e motocross in particolare. Ed è proprio in sella a una moto da enduro che un malore si è approfittato di lui, sabato 20 agosto, nel corso di una scampagnata sugli sterrati a cavallo fra Romagna e Toscana.

Indimenticabile “Pucci” Grossi con quel suo sorriso motivato dallo stesso medesimo sorriso con cui lui affrontava quasi tutto. Sei volte campione tricolore rally terra, nel 2008 trionfatore nell’Italian Rally Challenge, fedelissimo di Pirelli, “si autoprendeva in giro dicendo: “Sette titoli, proprio come Michael Schumacher”. Scherzava, ovviamente. Non poteva sapere. Non poteva immaginare.
Pur con tanti trofei in bacheca, non è mai stato uno di quelli che si prendeva troppo sul serio. Lo sforzo tecnico e la costante ricerca di miglioramenti nel campo della sicurezza, quelli sì: negli ultimi anni Grossi e il suo copilota Alessandro Pavesi (uomo di pubbliche relazioni in campo economico, ma con la stessa passione rallystica del suo pilota nonché con un passato professionale di alto livello nella Comunicazione in Pirelli), si sono spesi in un costante lavoro di formazione dei giovani e di sempre maggiore attenzione alla sicurezza delle gare.
Correre per amore della competizione, non del livello del risultato da inseguire. Correre come stile di vita: ma per amore dell’attività in sé, non per ambizione personale, fino però a diventare una spina nel fianco dell’ultima avanguardia di professionisti dei rally. “Pucci” Grossi era questo e il mondo lo ricorda così.