”Possum” Bourne: l’uomo Subaru in Nuova Zelanda
Viene al mondo a Waikato il 13 aprile 1956, è muore a Dunedin il 30 aprile 2003. Se ne va così, per un banale incidente stradale, a soli quarantasette anni, ”Possum” Bourne, unanimemente considerato il miglior pilota neozelandese. La sua infanzia è inevitabilmente motoristica, visto che il papà ha un’officina meccanica ed il giovane Peter, già a dodici anni, quindi nel non lontanissimo 1968, caparbiamente decide di diventare a sua volta meccanico. Il suo soprannome “Possum” è legato ad un incontro ravvicinato con un opossum, quadrupede tipico dell’Oceania.
Pilota neozelandese detentore del record di fedeltà verso la Casa delle Pleiadi, Peter Raymond George “Possum” Bourne, corre per ventuno anni solo con vetture Subaru. Nel periodo più professionistico della sua carriera, a parte la stagione 1982, che lo vede al volante sulla Mazda RX-3, navigato da Ken Fricker, dove sigla il terzo miglior tempo del Rally Nuova Zelanda, corre con la Leone RX Coupé, con la RX Turbo, con la Legacy RS Turbo WD, con l’Impreza 555, con la WRX, con la WRC98, con la WRC00 e finanche con la Wrx STi.
Viene al mondo a Waikato il 13 aprile 1956, è muore a Dunedin il 30 aprile 2003. Se ne va così, per un banale incidente stradale, a soli quarantasette anni, “Possum” Bourne, unanimemente considerato il miglior pilota neozelandese. La sua infanzia è inevitabilmente motoristica, visto che il papà ha un’officina meccanica ed il giovane Peter, già a dodici anni, quindi nel non lontanissimo 1968, caparbiamente decide di diventare a sua volta meccanico. Il suo soprannome “Possum” è legato ad un incontro ravvicinato con un opossum, quadrupede tipico dell’Oceania.
Infatti, nel 1973, Bourne è vittima di un incidente stradale, per cercare di evitare un opossum. Da quel momento sua moglie Peggy gli affibbia il nomignolo “Possum”. Il suo debutto assoluto nei rally risale al 1979. E’ molto grintoso e determinato e si mette subito in luce. L’anno dopo partecipa al Campionato Australiano Rally, che in futuro vincerà per ben sette volte in carriera. Altro record di questo grande e spesso sottovalutato da una generazione che non ha memoria.
Dopo la parentesi citata del Nuova Zelanda (non valido per il Mondiale Rally), al volante della Mazda, dal 1983 diventa pilota Subaru, marchio a cui resta fedele per tutto il resto della sua bella carriera. Quell’anno si deve accontentare del quattordicesimo poto con la RX Coupé nella gara di casa, che intanto è entrata nel calendario iridato. Nel 1985 con la Leone RX Turbo, navigato da Michael Eggleton, vince il 4ZA Rally ed è ottavo assoluto nel Nuova Zelanda iridato. Nel 1986 inizia a maturare esperienze anche all’estero. Si ferma per rottura delle sospensioni al Safari, è costretto al ritiro in Nuova Zelanda e si piazza ottavo all’Olympus. Al suo fianco c’è Jim Scott.

Nel 1987, dopo un undicesimo piazzamento assoluto al Safari, con alle note Kevin Lancaster, è terzo nella gara iridata di casa con la Leone RX Turbo e secondo, sempre in Nuova Zelanda, al Lights Rally. Al Rac non conclude a causa della rottura di una sospensione. L’anno successivo cambia navigatore, passa con Rodger Freeth, si piazza nono al Safari, un incidente lo ferma in Nuova Zelanda, è quarto il Malesia ed è secondo in Australia. Nella stagione 1989 si segnala solo un settimo assoluto al Safari e un decimo in Australia. Nel mezzo due ritiri: Nuova Zelanda e Argentina.
Il 1990 è l’anno in cui si piazza quinto in Nuova Zelanda e quarto in Australia con la Legacy RS Turbo WD, una lunga e pesante vettura dal nome altrettanto lungo a cui solo uno come Colin McRae poteva regalare un successo. Il 1991 e il 1992 non sono stagioni particolarmente fortunate: quattro gare in tutto, due all’anno e tre ritiri per rottura motore e trasmissione. A fine stagione arriva il sesto piazzamento in Australia. Correrà di più l’anno dopo.
Nel 1993, vince in Indonesia, è sesto nella gara di casa e secondo in Malesia. Mentre è in testa alla gara australiana con una Legacy ufficiale, resta vittima di un grave incidente in cui muore il suo fedele navigatore Roger Freeth. Ad Hong Kong è terzo, con il nuovo co-pilota Tony Sircombe, e in Tailandia salgono sul gradino più alto del podio. A fine stagione, per la prima volta, è campione Asia-Pacifico.
Negli anni a venire Bourne riesce a vincere per tre volte il Campionato Asia-Pacifico Rally (1993, 1994 e 2000) e in carriera, come detto, vince per sette volte consecutive il Campionato Australiano (dal 1996 al 2002), ma non riesce più a ripetersi ad alti livelli. Nel 2003, forse stanco di vincere la serie australiana, si presenta al via del Mondiale Rally Produzione. Sulle nevi della Svezia centra un nono posto tra le Gruppo N, quarto tra gli iscritti alla serie, trentunesimo assoluto nel WRC.
Un problema di motore lo stoppa bruscamente in Nuova Zelanda. Il 18 aprile 2003 si scontra frontalmente con un’altra auto tornando a casa. Bourne va in coma profondo, dopo qualche giorno la situazione precipita ed il 30 aprile vengono staccate le macchine che lo tengono in vita. La sua vita si è sempre svolta intorno a Pukekohe, nei pressi di Auckland, nella sua officina. Viveva con la moglie Peggy e i loro tre figli, Taylor, Spencer, e Jazlin. Tra i navigatori anche Graig Vincent e Mark Stacey,
La sua autobiografia, “Bourne al Rally”, è stata completata pochi giorni prima della sua morte. Un statua di bronzo commemorativa di Bourne, presentata un anno dopo la sua morte, si trova nella piazza di Pukekohe dal mese di aprile del 2013. Nel 2005, Peggy Bourne entra in “Race to the Sky”, pur non avendo avuto alcuna esperienza pratica di rally. Lo fa come omaggio al defunto marito. Nel 2013, il figlio più grande, Taylor, disputa il “Possum” Bourne Memorial Rally insieme al patrigno Mark Mitchell come co-pilota. Alla fine dell’evento sportivo, assediato da molti giornalisti curiosi e da diversi amici del padre, il ragazzo continuava a ripetere: “Facile capire perché lui amava così tanto i rally…”.