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Nuccio Bertone: la genialità nell’umiltà

Nuccio Bertone, Alfa Navajo

Sotto la sua supervisione sono nati prototipi strabilianti come le Alfa Romeo B.A.T., la 2000 Sportiva, la Carabo, la Chevrolet Corvair Testudo, la Citroen GS Camargue, la Lamborghini Marzal, la Bravo, la Lancia Stratos Zero, la Sibilo, o la Jaguar Piraña mentre dalla sua catena di montaggio sono uscite auto come l’Alfa Romeo Giulietta Sprint e Sprint Speciale, la Fiat 850 Sport Spider, la X1/9, la Ritmo Cabriolet, la Lamborghini Miura, la Countach e la Lancia Stratos.

Figlio di Giovanni Bertone, già proprietario dell’omonima carrozzeria, grazie alla sua bravura porta la Bertone – ereditata dal padre – dopo la seconda guerra mondiale ad essere conosciuta in tutto il mondo, trasformandola in una vera e propria fabbrica. È questa la parabola di Nuccio Bertone, all’anagrafe Giuseppe, nato a Torino un caldo e afoso 4 luglio 1914.

Il suo talento in campo economico e finanziario era pari solo a quello di scopritore di talenti del car design; infatti ha “scoperto” alcuni tra i più grandi designer di automobili di sempre come Franco Scaglione, Giorgetto Giugiaro e Marcello Gandini che hanno unito la loro matita al marchio Bertone realizzando molte automobili poi passate alla storia.

Sotto la sua supervisione sono nati prototipi strabilianti come le Alfa Romeo B.A.T., la 2000 Sportiva, la Carabo, la Chevrolet Corvair Testudo, la Citroen GS Camargue, la Lamborghini Marzal, la Bravo, la Lancia Stratos Zero, la Sibilo, o la Jaguar Piraña mentre dalla sua catena di montaggio sono uscite auto come l’Alfa Romeo Giulietta Sprint e Sprint Speciale, la Fiat 850 Sport Spider, la X1/9, la Ritmo Cabriolet, la Lamborghini Miura, la Countach e la Lancia Stratos.

L’imprenditore e designer Nuccio assume la direzione dell’azienda nel secondo dopoguerra e la Bertone viene scorporata in due: Carrozzeria per la produzione e Stile Bertone per lo styling. Muore nella sua casa nel febbraio del 1997 all’età di 83 anni, dopo aver condotto l’azienda per quasi 50 anni. Per la sua attività nel campo delle quattro ruote è stato inserito, nel 2006, nella Automotive Hall of Fame. Fino al fallimento nel 2014 l’azienda è guidata dalla vedova di Nuccio Bertone, Lilli Bertone.

Dopo il fallimento, della storica azienda del design e dello stile automobilistico creato da Nuccio Bertone non rimane nulla. Lo stabilimento di Grugliasco, dove hanno lavorato fino a 1.200 operai, è stato acquisito nel 2009 da FCA che ha prodotto qui la Maserati. Il nome Bertone è stato mantenuto da alcuni ex dipendenti che hanno continuato come azienda di design con sede a Milano, Bertone Design.

I modelli nati nella Bertone sono divenuti veri oggetti d’arte, come come nel caso della prima Lamborghini Miura esposta al Moma di New York. Nuccio Bertone e i suoi designer, infatti, hanno saputo immaginare l’auto attingendo – come i grandi maestri scultori – a linee, forme e volumi: un insieme perfetto che ha reso le loro creazioni destinate a essere apprezzate non solo dagli esperti del settore, ma da chiunque sia ricettivo allo spirito della bellezza e dell’arte. Negli anni la Bertone ha collaborato con numerose case automobilistiche, firmando modelli di punta quali Lamborghini Countach, Lancia Stratos, Fiat X1/9, Lamborghini Miura e la serie X della Citroën.

Lancia Stratos Prototipo
Lancia Stratos Prototipo

La filosofia di Nuccio Bertone

Tutto ebbe inizio nell’estate del 1977. Quell’anno, chi desidera immergersi nel panorama delle tendenze artistiche mondiali si reca a Kassel, in Germania, per visitare la sesta edizione di Documenta, la rassegna internazionale per l’arte contemporanea. Passeggiando tra installazioni e padiglioni in cui erano in mostra opere del calibro di Francis Bacon e Balthus, l’opera ideata dal designer Marcello Gandini per Nuccio Bertone, carrozziere italiano famoso per le sue concept car futuristiche, non poteva passare inosservata.

Bertone ha portato a Kassel la sua Lancia Strato Zero: un’auto bassissima che sembrava un razzo aerospaziale, non un modellino ma una scultura semovente e perfettamente funzionante che ancora stupisce tutti. Era un oggetto così rivoluzionario, che segnò una svolta nel design automobilistico che rimane ineguagliato anche oggi.

La storia umana e industriale di Bertone ha inizio da un’umile casa colonica alle porte di Mondovì (in Piemonte) dove Giovanni Bertone nacque nel 1884. Dopo un apprendistato come carrettiere in un’azienda di campagna, nel 1907 Giovanni si trasferì a Torino e poco dopo fu alle dipendenze della Diatto Ferroviaria, dove si specializzò nella costruzione di carrozzerie.

Nel 1912 avvia un’attività in proprio e, superati gli anni difficili della Grande Guerra, passa dalla produzione di veicoli a propulsione animale a quelli a motore. Nel tempo tra i suoi clienti figurano FIAT, Lancia, Itala, SPA e la stessa Diatto, per elementi di carrozzeria e finiture interne. Negli anni ’30 vengono inaugurati i nuovi stabilimenti di corso Peschiera, dove inizia a lavorare anche il giovane Nuccio Bertone (1914–1997). Bertone ne impiega ormai 150, in quanto avviano la produzione delle carrozzerie della Lancia Ardita e della Fiat Balilla.

Verso la fine della seconda guerra mondiale, i continui cambiamenti nelle tecniche di produzione, in particolare l’avvento della costruzione unitaria, furono le “classiche” campane a morto per il cosiddetto “body-on-frame”. Nuccio ha raccolto la sfida dedicandosi personalmente alle corse e alla produzione di vetture sportive su misura su base Siata, Lancia, Ferrari e poi per l’imprenditore americano Wacky Arnolt, su telai Bristol importati dal Regno Unito e vetture finite spedite alla NOI.

Delle indiscutibili capacità tecniche e manageriali di Nuccio Bertone vennero a conoscenza i vertici dell’Alfa Romeo, che gli commissionarono la progettazione e la realizzazione della Giulietta Sprint con l’ausilio dell’eclettico Franco Scaglione, giovane aristocratico fiorentino. Questo segnò l’inizio di diverse collaborazioni con Scaglione, che resero famoso Bertone negli anni ’50.

Nuccio Bertone è stato, senza dubbio, un brillante manager che ha avuto la capacità di riconoscere e valorizzare i talenti quando li vedeva. Nella sua “scuola” si sono formati alcuni dei più grandi nomi del design automobilistico, come Giorgetto Giugiaro e Marcello Gandini. La collaborazione con l’Alfa Romeo per la Giulietta Sprint, che fu un clamoroso successo, trasformò Bertone in un’industria, con l’azienda che impiega 400, poi 800 e infine 1500 persone, con l’apertura di nuovi stabilimenti a Mappano-Caselle e Grugliasco. L’ufficio design diventa un’azienda indipendente: Stile Bertone, con 140 dipendenti.

Il successo di Bertone ora è andato oltre l’industria automobilistica, nel mondo dell’arte, della moda, delle tendenze! Famose le foto della Giulietta Sprint a Parigi con le modelle che indossano Balmain. Salone dopo salone, Bertone ha presentato una serie di fantastici prototipi in tutto il mondo, e non solo mock-up, ma macchine guidabili che sono state guidate nei saloni, sottolineando ancora di più l’eccezionalità dell’evento. Bertone fu anche catapultato nel mondo del glamour, la più famosa delle quali fu la parata del prototipo Lamborghini Marzal sul circuito di Monaco prima dell’inizio del Gran Premio del 1967, con a bordo Grace Kelly e il principe Ranieri.

Bertone ormai confezionava le auto più importanti del mondo, in collaborazione con Ferruccio Lamborghini, per il quale Marcello Gandini disegnava capolavori ineguagliabili come la Miura e la Countach. Quest’ultima, presentata a Ginevra nel 1971, fu un successo immediato, facendo sembrare antiquate tutte le altre auto sportive.

Altri importanti clienti includevano Ferrari, Maserati, Alfa Romeo, Lancia, Fiat, Citroen, Renault, BMW, Porsche, Opel, Mazda, Aston Martin, Bugatti, et al. La documentazione dell’archivio Bertone (che è con noi) ci dice che per più di 350 progetti noti che si vedono nella letteratura specializzata, potrebbero esserci state ben tre volte che sono rimaste sconosciute in questi anni.

Meno nota è l’attività di Bertone nel settore del design industriale. Dalla documentazione si possono vedere progetti per orologi, occhiali, caschi, cravatte, macchine da caffè, un seggiolino per bambini, la bottiglia di vodka Artic, lampade Stratos per Zonca, progetti nel settore del lusso come l’allestimento di yacht ed elicotteri, oltre come passeggino disegnato da Marie Jeanne, la figlia di Nuccio, che con la sorella Barbara e la madre Lilli, ha assunto la guida dell’azienda dopo la morte del padre.

Negli ultimi anni di gestione della Bertone, l’esigenza di tutelare il patrimonio culturale dell’azienda ha fatto nascere, nell’ambito dello Stile Bertone, un museo che ospitava la collezione dei prototipi e delle auto più significative prodotte da Bertone. Con il fallimento la collezione è passata all’ASI, la storica federazione italiana dell’Automobile Club, che la mette in mostra esponendo molte delle vetture in manifestazioni internazionali, tutte molto seguite.

Il fattore umano è sempre stato alla base della storia di Bertone. È una storia di uomini geniali, ma anche di uomini umili che si sono rimboccati le maniche nei momenti più difficili e hanno saputo rilanciare coraggiosamente l’azienda con la sola arma della fantasia, e niente di più.

La storia di questa avventura imprenditoriale e artistica è raccontata dai documenti dell’Archivio Bertone, acquisiti in più fasi, in prelazione o per donazione dall’allora Ministero per i Beni Culturali, e poi dal Ministero dei Beni Culturali tra il 2018 e 2022, grazie all’azione coordinata della Direzione Generale degli Archivi, delle Soprintendenze archivistiche del Piemonte e della Lombardia e dell’Archivio Centrale di Stato, che è il destinatario finale di questo straordinario patrimonio.

Parliamo al plurale quando ci riferiamo agli archivi Bertone perché la complessa vicenda societaria, finita poi con due fallimenti e un’amministrazione straordinaria, ha portato gli archivi di cinque diverse società a fondersi e dividersi in un complicato gioco di carte, che è coinvolgere il personale dell’Archivio di Stato in una complessa ricostruzione.

Il volume documentario, curato da Alberto Corteggiani, archivista di Stato e curatore dell’Archivio Bertone, è notevole per la sua estensione cronologica, coprendo più di un secolo, dal 1912 al 2013, per l’altissima qualità dei pezzi conservati (basti pensare ai disegni autografi di Giorgetto Giugiaro e Marcello Gandini), nonché per quanto riguarda le quantità che vedono l’archivio grafico composto da circa 70.000 stampe e bozzetti. A cui vanno aggiunte altrettante fotografie e circa 2.000 cartelle di corrispondenza amministrativa, legale e contabile, oltre a materiale promozionale e carte dello stesso studio di Nuccio Bertone, modelli, dipinti, manifesti, ecc.

A questi vanno aggiunti altri 500 supporti informatici (nastri, CD-DVD, HD, ecc.), contenenti i dati di backup del lavoro svolto dalla fine degli anni ’90 alla cessazione dell’attività: una straordinaria opportunità per l’archivista contemporaneo di affrontare le problematiche relative al recupero, all’utilizzo e alla conservazione a lungo termine di un sistema documentale ibrido.