Nanni Barbero, un incontro pieno di magiche coincidenze
C’era sempre Riccardo Casalegno, un altro fedelissimo amico di Nanni, con sua moglie Sandra e spesso veniva a fare baldoria anche Gianni Sandri, inviato di TuttoSport con la moglie. Nanni, Casalegno (in arte Richard Woodhouse) e Sandri erano molto amici, legati da un profondo affetto, sin da ragazzi e riuscivano ancora a fare i ”biricchini”… In particolare, Nanni era amico di Casalegno sin da prima di conoscere la moglie Lauretta. Con me ci si vedeva anche fuori dal lavoro due o tre volte a settimana. Cene, cenette, apericena o pranzi. C’era sempre da ridere e sorridere. In tavernetta o in cucina.
A quel punto mi trovavo in una selva oscura, ma la diritta via era tracciata. Direzione Nanni Barbero. Successe casualmente, ma fu uno degli incontri più umanamente straordinari della mia vita: il (per me) cavalier Giovanni Barbero che – figlio di venditori di tessuti – aveva dapprima messo su un giornaletto torinese di quartiere, a Vanchiglietta, dove poi nacque TuttoRally, finendo per diventare uno dei più apprezzati e rispettati editori e giornalisti del panorama editoriale del motorsport italiano. Lì nacque TuttoRally, a Vanchiglieta, a Torino. In via Cigliano. Sopra una pasticceria. A poche centinaia di metri da quella che sarebbe diventata la mia seconda casa torinese, in Via Oropa. Ma ormai TuttoRally si era trasferito a Chieri, dove c’era più spazio.
Avevo 24 anni, mi ero laureato a giugno, e già giornalista iscritto all’elenco dei pubblicisti, dirigevo una rivista patinata e a colori di discreto successo, Calabria Motori. Leggevo tutta la stampa nazionale e TuttoRally di Nanni Barbero mi affascinava per la sua qualità e per le posizioni spesso coraggiose che prendeva schierandosi dalla parte dei piloti. Amavo TR come amavo Autosprint di Marcello Sabbatini e anche quello di Carlo Cavicchi. TuttoRally era una bibbia per quanto riguardava il settore rally, AS per la pista e la F1.
Ci fu un contatto con un giornalista della redazione di TR, Stefano Cossetti. Era dicembre. Io ero in vacanza a Venezia. Parlammo di cronoscalate. In Calabria avevamo terra e percorsi ma non rally (dopo il Rally della Sila, ma questa è una storia che andrebbe approfondita a parte), in compenso il sud Italia era un fiorire di cronoscalate, slalom, gymkane e karting (all’epoca la FIK non era Aci-Csai e Aci Sport non esisteva). Scrissi un’inchiesta, Pianeta Calabria, con l’obiettivo di fare vendere TR nella mia regione. L’articolo fu pubblicato a gennaio e la risposta fu immediata. Come ti permetti a parlar male della Calabria. Arrivarono alcune lettere. Opinioni, mai nessuna smentita ai fatti.
Il mese dopo mi chiamò Paolo Francalanci, un altro redattore di TuttoRally. Cercava qualcuno che si trasferisse in Piemonte, per lavorare alla redazione di Chieri, e che fosse già in grado di curare tutti gli aspetti redazionali e tipografici. Io avevo appena chiuso per scelta con il giornalismo quotidiano, dopo varie esperienze esterne e interne tra giornali locali e nazionali, e volevo specializzarmi. Amavo e amo i motori. Era una selva oscura, ma la diritta via era tracciata. Direzione Nanni Barbero. Preparai un bagaglio (non di cartone) e partii alla volta di Torino. C’era ancora la freccia del Sud all’alba del Terzo Millennio.
Arrivato alla stazione di Porta Nuova chiesi informazioni sull’uscita lato via Nizza. Il ragazzo a cui mi rivolgo sta andando proprio in via Nizza e mi dice di seguirlo. Mi fermo sul marciapiede, spiegando che sto aspettando un collega che mi venga a prendere. Anche lui, combinazione, aspetta un collega. Diffido, ma è una diffidenza che svanisce subito. Sembra troppo per bene per essere un “mariuolo” e io a Napoli uno stage di 6 mesi l’ho fatto… Non ci crederete mai. Aspetta il mio stesso collega per dargli delle foto: avevo appena conosciuto Roberto Valentini, poi caporedattore e successivamente direttore del periodico La Manovella, all’epoca in gavetta.
A Chieri mi batteva il cuore. Poter conoscere Nanni Barbero era un sogno. Io che avevo telefonato in Autosprint a Marcello Sabbatini per chiedergli il numero di casa a Bologna (che ancora ho) solo per potergli fare gli auguri di Natale. Io che mi ero inventato un finto tesserino dell’Ordine per entrare in sala stampa al Motor Show di Bologna nel 1998 per conoscere Nico Cereghini. Fatto sta che Nanni Barbero non c’era. Feci il colloquio con uno dei figli, che era l’amministratore delegato della casa editrice. Mi spiegò cosa dovevo fare, poi mi offrì il pranzo. Mangiammo alla Vignassa a Pino Torinese. Porzioni mignon ma cucina ottima.
Nel pomeriggio iniziai la prova (erano tre i giorni previsti) in piena chiusura di giornale, con il vice direttore Paolo Olivero che timonava tutto e tutti. Dovevo fare stare in pagina un articolo di Tiziano Trentin, un corrispondente del Triveneto bravissimo, giornalista vecchio stampo che dettagliava tutto e che scriveva bene e molto. Troppo. Per cui era davvero difficile capire cosa “tagliare” e dove “cucire”.
Verso le 17 arrivò Nanni e imparai dai saluti che lui era “il Nanni”, non semplicemente Nanni come tutti lo definiscono. Elegante e fine sessantenne di successo, salutava tutti. Uno ad uno stringendo la mano, sorridendo, chiedendo come va ed eventualmente anche instaurando una breve conversazione per essere aggiornato. Dopo circa 20 minuti arrivò da me: mi guardò, sorrise, mi strinse la mano dicendo “so chi sei” e mi raccontò subito di una sua vacanza in Calabria a base di ‘nduja e peperoncino, mandarini e fichi secchi rivestiti di cioccolata.
Mi spiegò che a Chieri la pizza buona la facevano solo in un posto e che anche a Poirino c’era una pizzeria niente male. Questa fu una notizia che mi sconfortò, visto che io amavo e amo la pizza. Mi disse anche che nell’albergo in cui mi avevano alloggiato si mangiava bene, ma che per quella sera avrei cenato con lui.
Eravamo tre al ristorante. C’era Nanni insieme a Roberto, il figlio che lavorava in redazione e che avevo conosciuto quello stesso giorno. Si parlò di rally, di libertà di informazione, di cronoscalate, di teatro e di musica. A fine serata imparai un’altra cosa. “Il Nanni” andava obbligatoriamente coniugato con la “mentina”. E considerate che quando ho iniziato a lavorare per lui, ancora fumava. Mi si illuminò il mondo e capii il perché il suo contro editoriale sul giornale si chiamava “la Mentina”.

Seguirono 19 anni di cene, pubbliche e private. Fra me e Nanni e fra me e Lauretta, la moglie di Nanni, c’era un feeling enorme e c’era anche affetto e rispetto. Ci volevamo molto bene, mi avevano adottato come una sorte di nipote, per cui mi invitavano spesso a casa loro, una villetta plurifamiliare nelle campagne di Pino Torinese, Strada San Felice. Ero stato proprio fortunato ad incontrare Nanni. Proprio quando mi ero ritrovato in una selva oscura, ma la diritta via era tracciata verso di lui.
C’era sempre Riccardo Casalegno, un altro fedelissimo amico di Nanni, con sua moglie Sandra e spesso veniva a fare “baldoria” anche Gianni Sandri, inviato di TuttoSport con la moglie. Nanni, Casalegno (in arte Richard Woodhouse) e Sandri erano molto amici, legati da un profondo affetto, sin da ragazzi e riuscivano ancora a fare i “biricchini”, mettendo su improvvisate gag, serate di barzellette e così via… In particolare, Nanni era amico di Casalegno sin da prima di conoscere la moglie Laura. Ci si vedeva fuori dal lavoro due o tre volte a settimana. Cene, cenette, apericena o pranzi. C’era sempre da ridere e sorridere. In tavernetta o in cucina.
Gli anni passavano e io ero sempre più in sintonia con il giornalismo positivo e propositivo di Nanni Barbero. Ero un suo fedelissimo e il giornale andava a gonfie vele. Nel mio rapporto con Nanni non c’è mai stato bisogno di essere lecchino o ruffiano, caratteristiche che purtroppo o per fortuna non mi appartengono, siamo stati sempre molto chiari tra noi. Ricordo anche delle divergenze di opinioni, ma poi ci si trovava sempre d’accordo sul come uscire. Solo due volte mi convocò in saletta e la sua lamentela fu così umana che la capii subito e non sbagliai più. A Nanni potevi raccontare qualsiasi cosa, l’avrebbe ascoltata e compresa. E d’altra pare non aveva avuto una vita facile, non aveva quasi mai camminato su di un vero tappeto di petali.
Sono rimasto al fianco di Nanni fino alla fine, anche dopo che, per proteggerlo, dovetti allontanarmene un po’. Ma lui sapeva e capiva. A lui non c’era bisogno di spiegare. Un leone, Nanni Barbero. Editore innamorato dei rally, non poteva restare immobile a soffrire ciò che gli accadeva intorno. Da grande guerriero qual era stato ha smesso di lottare e ha liberato l’anima, andandosene per sempre nella sera del 26 ottobre del 2017, ma restando nei cuori dei tantissimi amici, appassionati e colleghi.
A Nanni non potevi tenere il muso per più di un quarto d’ora. Era ricco nell’anima non nel portafoglio. Veniva da una famiglia di commercianti e sapeva commerciare, ma mai mercanteggiava. Da ragazzo aveva faticato con i suoi genitori – persone oneste, brava gente del popolo – durante la guerra. I bombardamenti. La paura del futuro. Poi il matrimonio con la sua amata Lauretta. Due gravidanze. Tante soddisfazioni lavorative al giornale. Lui con il suo team faceva squadra. Spesso era un Maestro. Mai è stato un capo.
Ascoltava, capiva, ironizzava. Minimizzava anche le cose gravi. Nanni aveva un cuore grande. Non ha mai licenziato nessuno in vita sua e, per lui, questo era un motivo di orgoglio personale. Ma posso assicurarvi che con lui si lavorava tanto, bene e con piacere. Nanni era un gran timoniere e sempre di buon umore, anche con il mare in tempesta. Riusciva a farsi amico anche chi la pensava diversamente da lui. E quasi tutti quelli che lo conoscevano ne restavano affascinati.
Nanni era un giornalista, ma soprattutto un direttore. Si occupava del giornale, dei suoi giornalisti, da lui trattati come figli, si occupava della pubblicità. Faceva tantissime cose. Forse troppe. Era il cuore dell’azienda. Un vulcano di idee e creatività. E aveva costruito un impero. Ma quando arriva la chiamata, nulla ha più importanza. Il 26 ottobre Nanni aveva deciso di andarsene più in alto, laddove i rally li guardi meglio, lontano dalle polemiche e dalle bassezze umane. Qualche metro sopra il cielo. Ciao Nanni, ci incontreremo di nuovo un giorno e gusteremo insieme le tue mentine!