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Mauro Mannini: il copilota di Tony Fassina

Mauro Mannini, Rally Elba 1980

Mauro Mannini lascia i figli Matteo e Michele e lo fa al termine di una lunga malattia, che si è rivelata incurabile e che lo aveva costretto in ospedale da alcune settimane. La sua carriera di costruttore, culminata con l”’avventura-disavventura” del progetto per il porto Marina di Baia Verde a Ospedaletti, è costellata di importanti opere. La sua carriera di copilota è ricca di successi.

Mauro Mannini era un “Maestro delle Note”. Uno dei migliori. Ci ha lasciati il 20 novembre 2021, all’età di 75 anni. Imprenditore ed ex navigatore, assoluto protagonista della scena imprenditoriale ligure nei decenni compresi tra gli anni Ottanta e Novanta, il Geometra (questo era il suo soprannome, affibiatogli dagli amici), se n’è andato con tutta la riservatezza e la classe che lo ha sempre contraddistinto. Pulce lo chiamavano nei rally.

Ha sempre corso con grandi piloti, che venivano costantemente esaltati dalla sua presenza, Tony Fassina, Adartico Vudafieri, Mauro Verini. Con Fassina ha vinto il Rally di Sanremo 1979 e ha rischiato di vincerlo nel 1978. In carriera ha vinto moltissimi rally nazionali. Ha sempre avuto il coraggio di affrontare di petto situazioni scomode, molte le ha risolte, e non ha mai messo il sedere su un’auto del Gruppo ufficiale.

Mauro era un navigatore “pesante” nel peso ma anche nell’importanza della coppia. Fassina ha sempre avuto ottimi navigatori, ma con Mannini si completavano perfettamente: calmo il veneto quanto irruento l’altro. Il Campionato Italiano Rally 1979, ma soprattutto la vittoria mondiale al Sanremo è stata una consacrazione, ma ufficiale Mannini non avrebbe mai potuto diventarlo, troppo sincero, troppo scomodo. Non sapeva tacere e qualche volta bisogna pur farlo.

Se pensiamo che ha corso sia con Tony sia con Vudafieri che erano – tra di loro – come cane e gatto possiamo cogliere il valore che entrambi gli riconoscevano. Ottimo come pianificatore di assistenze, sapeva farsi ben volere dai meccanici ma soprattutto sapeva trarre il massimo dal suo pilota infondendo forza e tenacia.

Quel Rally Coppa Liburna 1979

Al Rally Coppa Liburna 1979, la coppia Tony-Mannini, su Lancia Stratos, era in lotta per il Campionato Italiano, ma gli viene assegnato il numero 2 alla partenza. Il numero 1 viene dato a Verini-Rudy, su Opel Ascona 2000 Gruppo 2. Le prime prove speciali della serata sono su asfalto, ma poi vi sono delle prove su terra molto polverose, e l’ordine di partenza potrebbe sfavorire la berlinetta torinese, impegnata nella rimonta del campionato italiano.

Mauro Mannini il giorno precedente alla partenza presenta ricorso, asserendo che la priorità FIA A, rende i piloti Tony e Verini sullo stesso piano, ma essendo la Stratos una vettura di Gruppo 4 e classe 3, quindi superiore alla Opel Ascona, sono loro a dover partire per primi. Reclamo accolto, la Stratos con il numero 2 parte davanti all’Ascona con il numero 1 ( non era mai successo e non è successo neppure dopo) e vince il rally. Poi vincerà anche il campionato. Intelligenza tattica, conoscenza dei regolamenti, capacità di dialettica, Mauro Mannini era anche questo.

Mannini al Rally di Sanremo 1979

Al Sanremo 1979 la terza tappa, che partiva da San Marino, viene mutilata di tutte le PS sterrate che si dovevano disputare nella zona del Passo dei Mandrioli e del Ciocco. Si disputano le due PS intorno a San Marino e poi ci sono tredici ore di tempo per ripresentarsi al CO di Plodio per riprendere la gara. Il tempo concesso è veramente molto, Mannini si avvicina alla 131 di Rohrl, che è secondo in classifica alle loro spalle e, non visto, applica un piccolo adesivo giallo sulla scocca della vettura.

All’arrivo confesserà che si fidava poco e il rischio che nel tragitto tra San Marino e Plodio qualcuno sostituisse la vettura di Rohrl era troppo alto, per cui aveva voluto “marchiare” l’auto che, in effetti, non venne sostituita. In barba a tutti coloro che pensavano impossibile una cosa del genere, al Bandama nel 1982 l’Audi lo fece e la cosa fu dimostrata con foto pubblicate sul settimanale Autosprint.

La leggenda delle gomme

Si racconta, ma non abbiamo mai avuto conferma, neppure da diretto interessato che si è limitato ad uno sghignazzo, che in un rally, all’insaputa del suo pilota, decise di sostituire le gomme già concordate in precedenza dal driver con l’assistenza. Il pilota dopo pochi chilometri iniziò ad imprecare nell’interfono perché aveva problemi di guida e non riusciva a capacitarsene.

A fine PS il pilota scese incazzato dall’auto e constatò che il tipo di gomme montate non erano quelle da lui indicate. Quando apprese che era stata una sua decisione gli comunicò che sarebbe stata per lui l’ultima gara come suo coequiper. E così successe. Dalla gara successiva sostituì il navigatore. Non è mai stata messa in discussione la sua professionalità, ma certamente era un personaggio esuberante e il suo carattere deciso lo limitò nella carriera che avrebbe meritato.

Mauro l’imprenditore e il team manager

Mauro Mannini lascia i figli Matteo e Michele e lo fa al termine di una lunga malattia, che si è rivelata incurabile e che lo aveva costretto in ospedale da alcune settimane. La sua carriera di costruttore, culminata con l’avventura-disavventura del progetto per il porto Marina di Baia Verde a Ospedaletti, è costellata di importanti interventi.

Vero è che da giovane, Mannini – classe 1946 – è stato sul tetto del mondo sia come copilota di rally al fianco di Tony Fassina su Lancia Stratos, vincendo a sorpresa il Sanremo del 1979 con la squadra privata del Jolly Club di Milano, ma anche come team manager, nella motonautica offshore, di personaggi celebri come il principe Alberto II di Monaco, l’attore Renato Pozzetto, l’imprenditore Renato Della Valle e indimenticabili piloti del calibro di Stefano Casiraghi.

La brutta avventura di mauro Mannini

Il 19 luglio 2014 era rimasto vittima di una rapina. Un commando composto da due banditi l’ha affrontato mentre rientrava a casa, a Vallecrosia, e puntandogli contro un coltello gli ha strappato dal polso un Rolex Submariner e dal collo una catena d’oro con ciondolo oltre ad impossessarsi di denaro. Il valore del colpo raggiunte complessivamente i 27 mila euro. L’immobiliarista, classe 1946, all’epoca del fatto sessantottenne, ha coraggiosamente tentato una reazione. Ha infatti ingaggiato una colluttazione con i malviventi nel corso della quale ha avuto la peggio e rimediato anche una ferita da taglio ad un braccio che i medici hanno giudicato guaribile in venti giorni.

Il ricordo di Franco Cunico

“Impossibile dimenticare i due anni nei quali sei stato il mio Team Manager con l’indimenticabile Peppino Zonca. Nel 1984 io ero senza un programma e tu con Peppino hai creduto in me mettendomi su una Porsche turbo un po’ difficile da guidare ma permettendomi di essere ancora un pilota professionista, certo! Perché mi deste un ingaggio che forse andava oltre le possibilità del team ma tu ci hai creduto. Ho imparato molto da te e negli anni successivi ti ho detto più volte quanto ti stimassi. Riposa in pace amico mio”, così lo ha ricordato Franco Cunico, interpretando il grido di dolore di tani suoi amici ed estimatori.