Markku Alén alla vigilia del Rally Monte-Carlo 1984
Markku Alen, finlandese, sposato, con due figli maschi, Andrej e Anton, nati entrambi mentre il papa gareggiava lontano da casa; vincitore del primo titolo mondiale piloti nel 1978, quarto nella classifica speciale di sempre alle spalle di Mikkola, Waldegaard e Rohrl per il numero di prove iridate che è riuscito ad aggiudicarsi (11 in totale), non nasconde l’intenzione di puntare al successo.
Il 22 gennaio 1984, la lunga marcia d’avvicinamento del Rally di Montecarlo è in corso. Come tante formiche in viaggio verso casa, sulle strade di tutta Europa, gli oltre duecento equipaggi che hanno preso il via da otto località diverse, giungeranno il 24 gennaio a partire dalle ore 9.30 a Ruffieux, piccolo sobborgo di questo grande centro turistico e termale francese.
Hanno guidato giorno e notte per più di un migliaio di chilometri con il loro carico di speranze, chi con obiettivo la vittoria finale, chi con l’unico intento di finire la gara automobilistica più prestigiosa del mondo. Una prova che, malgrado i tempi, porta ancora alla memoria l’epoca lontana del pionieri del volante. Fra i concorrenti, un pilota che, malgrado abbia soltanto 32 anni, può essere considerato un veterano, con 14 stagioni di corse alle spalle.
Markku Alen, finlandese, sposato, con due figli maschi, Andrej e Anton, nati entrambi mentre il papa gareggiava lontano da casa; vincitore del primo titolo mondiale piloti nel 1978, quarto nella classifica speciale di sempre alle spalle di Mikkola, Waldegaard e Rohrl per il numero di prove iridate che è riuscito ad aggiudicarsi (11 in totale), non nasconde l’intenzione di puntare al successo.
“Sono sempre stato considerato uno specialista delle corse su terra battuta — dice Alén — ma da almeno un paio d’ anni ho migliorato molto la mia guida anche sull’asfalto. Una dimostrazione? Sono arrivato secondo lo scorso anno a Montecarlo, primo a Sanremo e in Corsica! Per questo motivo ho fiducia, anche se non mi nascondo le difficoltà cui andrò incontro. Dipende soltanto da me e dalla mia Lancia Rally Abarth. La nostra gara dipende dalle condizioni di innevamento che troveremo sulla strada. Un trenta per cento di neve potrebbe ancora garantirci una sufficiente competitività; in caso contrarlo, se cioè dovessero esserci altre precipitazioni durante la corsa, l’ago della bilancia penderebbe inesorabilmente a favore dell’Audi Quattro a trazione integrale. La nostra auto — aggiunge Markku — è ormai quasi perfetta. Le riparazioni possono essere effettuate a tempi record“.
“Ovvio che fra Walter Rohrl e me c’è stata e ci sarà sempre una grande rivalità. Ma questo non mi condiziona. Siamo professionisti e dobbiamo badare non soltanto agli interessi personali ma anche e soprattutto a quelli della nostra squadra. Io ho sempre avuto una notevole ammirazione per la Fiat e la Lancia. Da undici anni gareggio per il gruppo italiano ed ho capito perfettamente quando è il caso di abbandonare ambizioni individuali. Certo l’assenza di Rohrl nella nostra scuderia mi carica di responsabilità”.