London-Mexico City 1970: il racconto della gara più folle
Ecco, nella sua interezza, il rapporto pubblicato nel giugno 1970 sull’Auto-Journal, una via di mezzo tra il racconto rallystico e la poesia… Non sono né Proust né Baudelaire, ma il tono stesso, il modo di scrivere e di descrivere sembrano così inconcepibili oggi che anche per questo il documento che pubblichiamo merita che ci prendiamo il tempo di leggerlo.
In uno stile molto particolare, che è più un romanzo epico che un reportage sportivo, André Costa, Alberto Martinez e Jean-François Tourtet, hanno tramandato dal vivo e in diretta le loro impressioni sul rally più folle della storia del motorsport. Saranno perdonati per il loro eccesso di entusiasmo o per la loro enfasi. Avremo meno indulgenza verso lo sciovinismo esacerbato (ma Citroën e Auto-Journal sono inseparabili), l’onnipresente condiscendenza colonialista, l’esotismo spazzatura e il pesante anti-sovietismo che sorge sporadicamente a cavallo dei paragrafi. Ci sono molti errori stilistici e il testo a volte è oscuro.
Il primo Wembley-Messico assomiglia tanto a un normale rally quanto a una marcia forzata attraverso Tibesti fino alla passeggiata domenicale nel Bois de Boulogne. Non è nemmeno un raduno, ma una corsa e per di più una corsa su strade tortuose e su mulattiere delimitati da infiniti pericoli e burroni vertiginosi.
Ancor prima di avvicinarci alla Cordigliera Andina e al Cile, attraversiamo questi paesi dove i numeri dell’asfalto calano come gli elicotteri: Uruguay 20% di strade asfaltate, Argentina 14% e Brasile 4%. E gli organizzatori chiedono, l’apparentemente “nulla”, 110 km/h di media su queste strade… Bisogna esercitarsi. E poi ci sono le distanze e, credeteci, lavorare su una mappa 1/10.000.000 ha in serbo alcune sorprese.
“Ehi, Alberto, dopo aver fotografato i passaggi a Porte Alegre, pensi che troveremo un aereo per Montevideo?”.
“Non lo so: non ce ne sono tutti i giorni, ma puoi raggiungere l’Uruguay in autobus”.
“Quanto dista?”.
“Oh, due giorni!…”.
…Silenzio…
“Dì. Trautmann, se prendiamo una macchina a Lima per andare a Cuzco, può essere un’idea?”.
“Di passare, passi, ma fai attenzione, sono 950 chilometri”.
…Silenzio…
Wembley-Mexico è l’evento senza previsioni e anche senza informazioni: nella sala 400 dell’Hotel Gloria, due inglesi spiegano faticosamente a René Cotton che le auto verranno scaricate il giorno successivo e non prima, quando un cameraman di la TV brasiliana avanza verso di noi.
Sorride: “Sono stato fortunato questa mattina, in porto, ho filmato tre delle vostre Citroën sospese sotto la gru…”.
…Suspense… Tosse imbarazzata…
Nessuno lo sapeva, nemmeno gli organizzatori a quanto pare. Comunque, il Brasile non sa assolutamente nulla di questo calvario. Qui sappiamo solo che le emozioni sono il divertimento del guidare di tanto in tanto con macchine senza ali che fanno molto rumore.
Queste informazioni hanno raggiunto le calde coste della baia più bella del mondo con tutte le riserve. In un fetore di benzina mal raffinata tutte le auto di Rio corrono su e giù tutto il giorno. Ma in questo rally le auto non partono contemporaneamente per andare a perdersi in valli sperdute dove nessuno va.
La ’’Samba’’ della protagonista
E poi, queste macchine, nessuno le conosce in Brasile. Qui tutti vengono vaccinati con l’onnipresente prodotto VW di origine germanica, fabbricato in loco, e che copre il 60% del fabbisogno locale, in parte con una 1600 quattro porte sconosciuta altrove.
In mezzo allo sciame di concorrenti e seguaci che si mescolano con l’atmosfera quasi altrettanto mista di una convention di Lions Club, sedute nello stesso hotel le squadre hanno dato gli ultimi ritocchi ai loro piani tattici. Non è un compito facile.
René Cotton, che torna dal Marocco dove ha avuto appena il tempo di assaporare la vittoria di Neyret-Terramorsi, rotea gli occhi nelle orbite ad una di quelle cadenze impossibili e la sua bocca abbozza un altro broncio. Più amaro del solito. È stanco e le difficoltà si accumulano.
“Se la dogana non rilascia le auto e le parti prima delle 8 di venerdì, come possono le squadre di assistenza essere “liberate” in tempo utile?”
I meccanici sono ancora ottimisti: “Partiremo con la grande Ford, il suo tachimentro sale a 160!”. Cotton alza le palpebre: “Sì, ma sarai solo due ore avanti rispetto alle macchine e poi, sai. Con queste macchine bisogna frenare prima di svoltare… Non è sempre facile”. Ma in Citroën sono tutti relativamente tranquilli. Preferiscono, per la maggior parte, nuotare a Copacabana e fare ricognizioni continue, peraltro rese quasi impossibili dalla mancanza di auto di servizio e anche dalle distanze.
Si arriva al parco chiuso a Montevideo. E qui, una domanda sorge spontanea: “Ehi, se rompiamo ci sarà ancora un modo per raggiungere il Messico?”. In verità la corsa è talmente sproporzionata che ogni tattica si perde tra i passi a 5.000 metri e la neve che comincia a cadere nel sud delle Cordigliere. L’ossigeno mancherà al passo Eaux Noires.
Poi ci sarà il labirinto lunare della Bolivia, senza dimenticare l’umidità soffocante e le valanghe d’acqua che ci aspettano nel bel mezzo della stagione delle piogge in Guatemala, dove ci viene promesso anche un intrattenimento ancora più d’impatto… Tra 20 giorni, le auto sopravvissute – le ultime tendenze in una scommessa non ufficiale ne danno nove all’arrivo – rivedranno questo impero che la Spagna ha impiegato un secolo per conquistare e che una vita intera difficilmente basterebbe a coprire a piedi.
In spiaggia o presso la piscina Gloria è un fruscio incessante, un incenso che sale verso gli dei indiani della Pampa e delle Ande. Provarci è d’obbligo. Dopo Buenos Aires, infine, la pampa, le strade dissestate. Ah, se potesse piovere… Un po’ di fango. Gli altri, i potenti meccanici, avrebbero pattinato. Tutto ciò che è dannoso per gli altri è buono per Moskvich…
Le tattiche del generale Popof
In linea di principio, se le squadre di Moskvitch finiscono la gara con il loro stile, ai loro meccanici potrebbero essere date alcune nuove decorazioni intese a premiare la loro coraggiosa modestia. Mentre tutta l’assistenza tecnica dei grandi marchi ricostituisce le grandi manovre dell’invincibile Armata Rossa, il team Moskvitch afferma di riprendere il via in seguito, con calma.