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Lele Pinto: dalla pista ai rally solo andata

Come passa dalla pista ai rally Lele Pinto? La sua seconda gara con la Lancia Fulvia HF ufficiale avviene alla fine del 1966, sul circuito di Zandvoort. È l’ultima e decisiva prova che assegna il Campionato Europeo. Cesare Fiorio vuole che Pinto dia una mano a Claudio Maglioli, in lotta per il titolo. Nelle qualifiche, l’auto con cui corre Maglioli accusa dei problemi meccanici e si qualifica decima. L’avversario di Maglioli, con la Mini Cooper è primo.

Se è vero che Sandro Munari è un maestro indiscusso, sia a livello sportivo sia a livello umano, è altrettanto vero che il rallysmo italiano degli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso, ha diversi autorevoli esponenti. Tra questi c’è, senza ombra di dubbio, Raffaele Lele Pinto, originario di Casnate con Bernate, un comune del Comasco, dove nasce il 13 aprile 1945. Correndo con vetture Fiat e Lancia, “Lele” Pinto diventa uno dei principali portacolori nazionali. Ha una guida particolare: usa poco e niente la frizione a causa di un problema alla gamba sinistra, provocato da un incidente.

Partecipa con successo anche a qualche cronoscalata, come ad esempio alla Iglesias-Sant’Angelo del 1970, dove vince la classifica assoluta al volante della Lancia FM Special, un prototipo su base Fulvia. Vincitore in carriera di una gara del Campionato del Mondo Rally, in Portogallo nel 1974. Pinto è uno dei primi piloti italiani professionisti negli anni Sessanta e Settanta. Infatti, inizia a correre negli anni Sessanta seguendo le orme dell’amato fratello, Enrico, vincitore del Campionato Italiano Velocità Circuito del 1966, al volante della Fiat Abarth 595.

Come passa dalla pista ai rally Lele Pinto? La sua seconda gara con la Lancia Fulvia HF ufficiale avviene alla fine del 1966, sul circuito di Zandvoort. È l’ultima e decisiva prova che assegna il Campionato Europeo. Cesare Fiorio vuole che Pinto dia una mano a Claudio Maglioli, in lotta per il titolo. Nelle qualifiche, l’auto con cui corre Maglioli accusa dei problemi meccanici e si qualifica decima. L’avversario di Maglioli, con la Mini Cooper è primo.

Lele Pinto al Rally San Martino 1975 con la Lancia Stratos
Lele Pinto al Rally San Martino 1975 con la Lancia Stratos

Giuliano Facetti, con un’altra Fulvia HF, è secondo e Lele Pinto è quarto. Prima di partire per la gara dice a Claudio: “Attento, alla prima staccata, faccio casino, metto la macchina di traverso, gli altri si spaventano, tu infilati nel varco giusto”. Per fortuna Claudio è un buon pilota e sa prevedere. Claudio in un colpo solo infila quattro vetture, poi riesce a superarne altre tre e, alla fine, vince il Campionato Europeo. E lui entra nelle grazie di Cesare Fiorio. Ancora un anno in pista e nel 1968 debutta nei rally.

La sua stagione più proficua è quella del 1972, disputata con la Fiat 124 Sport Spyder. La carriera di “Lele” è molto legata a quella della 124 Sport Spyder. Infatti, la sportiva torinese comincia la sua avventura nelle competizioni, sia cronoscalate sia rally, con risultati discreti. La sua struttura, ma in particolare il suo passo, conquista molti piloti, specialisti di cronoscalate e rally, che fino a quel momento hanno corso con la Fiat 125. Pinto debutta nei rally nel 1968 e rimedia quasi subito un brillante secondo posto nel 999 Minuti, disputato nel Novarese.

La prima vittoria assoluta della 124 arriva puntualmente l’anno dopo il debutto, al Rally Villa d’Este del 1969. Con chi? Con Lele Pinto, destinato a divenire colonna portante delle future partecipazioni ufficiose e ufficiali del Costruttore nazionale. La svolta decisiva nella storia della vettura arriva proprio nel 1972. Quell’anno, la Fiat acquista l’Abarth. L’operazione si chiama Formula Italia. La squadra corse trova la sua sede ufficiale in Corso Marche. L’ingegnere capo è Marco Colucci.

Avviene una profonda trasformazione della vettura: motore, telaio, cambio (si passa al Colotti a cinque marce a innesti frontali), freni (con le pinze Girling) e anche l’hard top viene ricostruito con materiali rigidi. Il problema del posteriore che risulta un po’ ballerino perché leggero viene risolto con l’adozione delle sospensioni a ruote indipendenti su ponte rigido. Viene anche commercializzato un kit Abarth, comprendente tutti gli aggiornamenti, destinato alle vetture clienti gestite dai preparatori privati.

I risultati di questo impegno si toccano con mano. Al termine di quel 1972, navigato da Gino Macaluso, futuro presidente della federazione sportiva italiana di automobilismo, si laurea campione europeo rally e vince anche la Mitropa Rally Cup, serie mitteleuropea divisa tra Austria, Germania e Italia. Quell’anno sono suoi sei rally: Costa Brava, Hessen, Semperit, Polonia, Jugoslavia e Mille Minuti. È la prima volta in vent’anni che un equipaggio italiano con una vettura italiana si aggiudica il titolo continentale.

Nel 1973, sulla scorta dei buoni risultati ottenuti, a fine anno Fiat presenta al Salone di Torino la 124 Abarth Rally. È opera del progettista Ferrari Aurelio Lampredi. A Torino vengono subito realizzati mille modelli, cinquecento esemplari servono per ottenere l’omologazione in Gruppo 4, gli altri cinquecento vengono usati per l’omologazione in Gruppo 3. La 124 Abarth Rally debutta subito nel giovane Campionato del Mondo Costruttori e centra un buon settimo posto con Lele Pinto e Arnaldo Bernacchini al Rally di MonteCarlo.

L'avvocato Gianni Agnelli premia Lele Pinto
L’avvocato Gianni Agnelli premia Lele Pinto nel 1977

Quell’anno, un titolo a Fiat lo regala Donatella Tominz, campionessa europea. Anche dopo il ritiro resta accasato con la Lancia ricoprendo il ruolo di collaudatore del Gruppo Fiat-Lancia fino a buona parte degli anni Novanta coadiuvato da Carlo Cassina. Pinto svezza e sviluppa anche le varie Lancia Delta che, negli anni successivi alle sue indimenticabili partecipazioni, sono destinate a diventare le dominatrici del Mondiale Rally per ben sei anni consecutivi.

Nel 1974, sempre a bordo della Fiat 124 Abarth, vince il Rally del Portogallo, valido per il Campionato del Mondo Rally. In quell’occasione Fiat mette a segno una superba tripletta: oltre a Lele Pinto e Arnaldo Bernacchini, sul podio salgono anche Alcide Paganelli con Ninni Russo e il nuovo equipaggio finlandese composto da Markku Alen e Ikka Kiwimaki. Sfortunatamente, quella è l’unica vittoria iridata di Pinto. Quell’anno vince anche all’Elba. Poi, nel 1975 torna nella Squadra Corse Lancia.

In ogni caso, i suoi successi più importanti arrivano con la Lancia Stratos dove è, appunto, terzo al Rally del Portogallo e a quello di Sanremo del 1976 ed arriva secondo al Tour de Corse 1977. Tutte gare valide anche per il Mondiale Piloti. Siamo ai titoli di coda e sulla stagione 1976 va detto anche che, con la Stratos, non riesce ad esprimersi al meglio. Non è vecchio e non è in crisi. È chiuso tra due colossi, Munari e Bjorn Waldegaard. L’anno successivo, il miglior piazzamento è secondo posto assoluto al Tour de Corse. Al Sanremo del 1978 fa debuttare la Ferrari 308 GTB nel WRC e sarà il primo a portarla al successo a Monza.