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Le 5 Lancia più amate in Italia e nel mondo

Le 5 Lancia più amate al mondo

Dal 1951 in poi Lancia cominciò a impegnarsi ufficialmente, con un proprio reparto sportivo, nelle varie discipline dell’automobilismo, comprese la Formula 1 e le grandi corse su strada come la Mille Miglia, la Targa Florio e la Carrera Panamericana. Nei rally, la prima grande vittoria venne con l’ex pilota del circus Louis Chiron che, in coppia con Ciro Basadonna, vinse il Rally di Monte Carlo del 1954 con l’Aurelia GT B20 2500. Nel 1958 un altro grande pilota di F1, Gigi Villoresi, ormai al termine della carriera, trionfò al Rally dell’Acropoli, ancora con l’Aurelia B20 e anch’egli affiancato da Basadonna.

Quali sono le 5 Lancia più amate in Italia e nel mondo? La Fulvia, la Stratos, la 037, la S4 e la Delta HF. Un amore viscerale, che deriva dalla storia – grandiosa – del Costruttore di Torino “inghiottito” dalle invidie di vari amministratori Fiat. Storia, nei rally, che ha inizio nei primi anni del 1950, per terminare poi nella prima metà degli anni 1990.

In questo lasso di tempo quarantennale, la casa italiana si è affermata come una delle più vincenti nella categoria, stabilendo il record tuttora in essere di 11 titoli costruttori — 1 campionato internazionale e 10 mondiali (di cui 6 consecutivi dal 1987 al 1992, altro primato) —, e conquistando al contempo anche 5 titoli piloti — 1 Coppa FIA e 4 campionati del mondo. Pur essendosi ritirata ufficialmente nel 1991, e senza più vetture iscritte nel mondiale rally dal 1993, la casa torinese mantiene il secondo posto nella graduatoria dei podi conquistati (193), nonché il terzo in quella delle vittorie (74).

Nel corso dei decenni, Lancia ha schierato competitive auto da rally come la Fulvia Coupé, la Stratos e la 037, affidate a piloti come Sandro Munari, Juha Kankkunen e Miki Biasion; tuttavia, la più titolata di esse è stata la Delta che, nel corso delle sue varie evoluzioni, a tutt’oggi detiene ancora i record di successi in prove valide per il mondiale (46) — sia in assoluto (in coabitazione con la Subaru Impreza) che nel Gruppo A — e di trionfi nella classifica costruttori (6).

Lancia Fulvia HF

Dalla berlina derivò, nel 1965, un’elegante e sportiva coupé, che riscosse un buon livello di vendite, grazie alla bellezza della linea e, in un secondo tempo, all’impulso derivante dalle numerose vittorie nelle gare di rally, culminate con la conquista del Campionato Internazionale Rally 1972 (antesignano del Campionato del Mondo Rally che sarà istituito l’anno successivo).

Disegnata da Piero Castagnero, che s’ispirò secondo le sue dichiarazioni al motoscafo Riva, la Fulvia Coupé (costruita nella fabbrica Lancia di Chivasso) è una berlinetta sportiva a 2 posti più 2, dall’aspetto curato sin dai minimi particolari (come la plancia rivestita in vero legno) coadiuvato da un assetto di guida corsaiolo. In realtà, sono piuttosto evidenti le similitudini del frontale e della linea di fiancata con il prototipo presentato da Giovanni Michelotti al Salone di Torino del 1961, su meccanica Fiat 1300/1500.

Quando si parla di Fulvia coupé e in particolare delle versioni HF non si può tacere che queste versioni nacquero innanzitutto per la grande opera di Cesare Fiorio e di ciò che il suo ancora piccolo staff, riunito in un angolo dei capannoni dello stabilimento Lancia di Borgo san Paolo a Torino, era riuscito a fare con la nascita della “Squadra Corse HF Lancia”. Benché disponesse di poche risorse, portò le prime Fulvia coupé, elaborate dall’ing. Ettore Mina, nelle competizioni e via via ottenne risultati tali che persino la dirigenza Lancia, che mal vedeva la casa nelle competizioni (in epoca Pesenti), si dovette piegare ai vantaggi che il marchio riceveva dalle gare.

Grazie a queste numerose affermazioni sportive la Fulvia coupé divenne una delle auto di serie più vittoriose e poi desiderate, tanto che per la prima volta una coupé vendette più della berlina da cui derivava.

Questa strada, supportando la Squadra Corse di Fiorio, fu poi seguita negli anni successivi anche dalla Fiat, fino alle ultime Delta Integrale, passando per Stratos, Rally 037, Beta Montecarlo Turbo, LC1 e LC2, Delta S4, con una lunga serie di vittorie e popolarità per il marchio tanto da essere ancora oggi quello con il più alto numero di vittorie nei rally mondiali, nonostante la chiusura della Squadra Corse nei primi anni novanta, quando era ancora considerata la più forte del mondo battendo tedeschi, francesi e giapponesi.

La decisione, per volere di una nuova dirigenza Fiat che di nuovo mal vedeva la Lancia nelle competizioni, disperdette un patrimonio di capacità ed esperienza di decenni, relegando negli anni successivi a questo ruolo, ma in gare su pista, la sola Alfa Romeo (marchio acquisito da Fiat pochi anni prima accollandosi 700 miliardi di debiti sui 2100 miliardi poi rilevati).

Lancia Stratos HF

Venne disegnata da Marcello Gandini per Bertone ed equipaggiata con motore e cambio V6 Ferrari Dino espressamente per distinguersi nei rally. Dalla seconda metà degli anni 1970 la versione preparata dalla Squadra Corse Lancia HF, la Stratos HF, ottenne una lunga serie di successi che la fecero entrare nella storia della disciplina.

Si parte dalla Strato’s Zero, una dream car esposta per la prima volta dalla carrozzeria Bertone come prototipo al Salone dell’automobile di Torino del 1970; fu presentata come progetto di autovettura sportiva a motore centrale (il V4 di una Lancia Fulvia Coupé recuperato da un demolitore), di concezione avveniristica per quei tempi. Il design opera di Marcello Gandini (l’autore di auto come la Fiat X1/9 e la Lamborghini Countach), suscitò subito grande interesse in tutti i visitatori del salone per il suo stile innovativo e “di rottura”, soprattutto per un marchio come Lancia.

Abolite le portiere sul prototipo si saliva aprendo direttamente il parabrezza e calandosi all’interno scavalcando il piantone dello sterzo snodato, il cofano posteriore aveva un inedito motivo a freccia, le luci posteriori erano formate dal semplice contorno luminoso del volume di coda, mentre quelle anteriori da 10 proiettori affiancati sull’affilato muso della vettura, verniciata in bronzo metallizzato.

Cesare Fiorio, alla guida della squadra corse Lancia HF, in cerca di una sostituta adeguata nei rally per la Fulvia Coupé 1600 HF, vide in questo prototipo a motore centrale la giusta carica di novità necessaria all’azienda, entrata l’anno prima nel Gruppo Fiat. Per progettare la degna erede della Fulvia Coupé Cesare Fiorio ascoltò i pareri dei piloti e dei tecnici della vincente squadra corse HF e stabilì le direttive base: passo corto, 2 posti secchi, potente motore centrale, aerodinamica avanzata e sfruttabilità in ogni condizione (pista, strada e sterrato).

Lancia Rally 037

Fu costruita dalla Lancia, dal 1982 al 1983, nello stabilimento di Borgo San Paolo a Torino per partecipare al Campionato del Mondo Rally. L’ing. Sergio Limone fu il responsabile del progetto SE037 e fu Cesare Fiorio, il direttore sportivo Fiat ad annunciare nel 1981 la nascita di un nuovo modello per il rally a causa dei cambiamenti nel regolamento.

Il progetto fu sostenuto da una collaborazione tra Lancia, Pininfarina, Dallara e Abarth, riprendendo l’evoluzione della Fiat 030 realizzata dalla Abarth nel 1974 e fu presentato al 59º Salone dell’automobile di Torino nel 1982. In sostanza si trattava di una vettura progettata in Abarth, sulla base del telaio della Lancia Beta Montecarlo Turbo da pista prodotto da Dallara e carrozzato in Pininfarina. All’inizio del progetto non era ancora stato deciso quale marchio sarebbe stato assegnato alla vettura.

La versione stradale non riscosse particolare successo e neppure esso fu cercato, visto che per l’omologazione nel gruppo B erano necessari 200 esemplari del modello. Montava un quattro cilindri in linea da 1995 cm³ di cilindrata, 16 valvole e sovralimentato da un compressore volumetrico volumex che sviluppava, di serie, 205 CV capaci di spingere la 037 a oltre 220 km/h e di farle raggiungere i 100 km/h da ferma in meno di 7 secondi. Rispetto alla “Montecarlo” era anche montato longitudinalmente anziché trasversalmente (variazione fatta con cilindrata e sovralimentazione diversa anche sulla coeva Lancia LC1 da endurance).

Lancia Delta S4

Costruita dalla Lancia, mediante una stretta collaborazione tecnico industriale, tra lo stabilimento di Borgo San Paolo con l’Officina Abarth di corso Marche a Torino, per una quantitativo di 200 esemplari stradali, al fine da poterne omologare la variante da competizione secondo le norme FIA Gruppo B, questa “belva” era da utilizzare nel campionato del mondo rally, in cui ha gareggiato dall’ultimo evento del 1985 fino alla fine del 1986.

Nel 1985 la situazione del mondiale rallye rendeva necessario, per essere competitivi, il confronto con la Peugeot 205 Turbo 16 al tempo ai vertici; l’ambito meccanico era quindi quello dell’ormai assodata trazione integrale, aperto all’inizio del decennio dalla Audi con la quattro. In casa Lancia-Abarth la Rally 037 a trazione posteriore, utilizzata fino ad allora nelle gare nonché ultima vettura a 2 ruote motrici a fare suo il titolo, appariva ormai superata e non più competitiva.

Per questi motivi il reparto corse torinese condotto dall’ingegner Claudio Lombardi diede vita alla Delta S4 (Sovralimentata e 4 per le quattro ruote motrici), con l’obiettivo di tornare protagonisti nelle competizioni rally internazionali del Gruppo B. In particolare, quest’auto fu l’unica Delta per le competizioni a non avere in pratica nulla da spartire con il modello di serie, tanto che fu necessario produrre e mettere in vendita al pubblico 200 esemplari stradali, come prescritto dal regolamento, per l’omologazione della vettura da gara.

Il naturale assemblaggio delle Delta S4 aveva origine nella sede dell’azienda Cecomp, che si occupava di premontare e saldare i telai in tubi di acciaio delle scocche, i quali venivano poi spediti presso la carrozzeria Savio, incaricata della costruzione e verniciatura delle resine. Terminate tali operazioni di base le vetture così pre-assemblate giungevano alla fabbrica Lancia di Borgo San Paolo, che eseguiva i processi connessi al montaggio finale, incluso quello degli organi meccanici e degli allestimenti interni. Ogni singolo motore veniva invece realizzato e collaudato dai tecnici dell’Officina Abarth di Corso Marche.

Lancia Delta HF

La Delta è la vettura media di casa Lancia che ha il compito di presidiare il segmento C. La prima Lancia ad utilizzare questo nome è stata la Delta-20/30HP nel 1911. La storia delle moderne Delta ha invece inizio nel 1979. Ad oggi la Delta è il secondo modello più venduto nella storia del marchio Lancia con 776.970 esemplari prodotti che includono i 525.231 esemplari della prima serie, i 138.980 esemplari della seconda serie e i 112.759 esemplari della terza serie.

Le varie Delta sono state realizzate sfruttando e condividendo pianali, meccanica e componenti di automobili del Gruppo Fiat prodotte nello stesso periodo. Dalla Delta, nello specifico da versioni della prima serie, sono inoltre stati derivati alcuni modelli speciali.

Dalla prima serie della Delta è stata derivata nel 1985 la Delta S4. Pensata per sostituire la 037 nel campionato del mondo rally, in realtà la S4 aveva poco o nulla a che spartire con il modello di serie, a parte lo stile della carrozzeria. Costruita nei soli 200 esemplari stradali necessari all’omologazione sportiva, la carriera sportiva della S4 terminò bruscamente l’anno successivo, in seguito all’incidente mortale occorso al pilota Henri Toivonen ed al suo navigatore Sergio Cresto. Lo stop alla S4 fermò anche i piani relativi alla sua evoluzione, la Lancia ECV.

Nel 1992 è stata realizzata la Lancia Hyena, una coupé sportiva prodotta in edizione limitata da Zagato e derivata dalla meccanica della Delta HF Integrale Evoluzione. Inizialmente prevista in una tiratura limitata a 75 esemplari, è stata realizzata in soli 25 modelli.