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Lancia e rally: il battesimo con la Aurelia GT B20 2500

Lancia e rally: il battesimo con la Aurelia GT B20 2500

Vincenzo Lancia decide all’inizio del Novecento che le sue vetture non debbano essere da corsa. Per fortuna, negli anni Cinquanta, per merito di una vettura speciale come la Aurelia e per volere di Gianni Lancia, si inizia a parlare di nuovo di Lancia e motorsport e poi di Lancia e rally.

Visto il successo dell’Alpha, Vincenzo Lancia, dopo le stagioni 1908 e 1909, decide di abbandonare le corse (ancora non esistevano i rally) per concentrarsi sulla produzione di serie. Non solo: per cancellare l’immagine di vetture corsaiole alle sue creature vieta addirittura la partecipazione ufficiale delle sue macchine a qualsiasi manifestazione sportiva.

Il carattere innovativo delle sue macchine insomma deve avere la meglio si tutto ed è su questo che Lancia si concentra, dimostrandosi un vero vulcano di idee perché dimostra quale sia la visione strategica del business nel mondo dei motori secondo Vincenzo: tanta innovazione, prodotti raffinati ma anche camion che aprono all’azienda enormi prospettive in tema di fatturato e di forniture militare.

Pochi sanno infatti che la storia della Lancia nel settore degli autocarri è altrettanto importante come quella nel mondo dell’auto. Ma per fortuna siamo solo ad inizio secolo. A metà degli anni Cinquanta, anche per merito di una vettura speciale, si inizia a parlare di nuovo di Lancia e motorsport e di Lancia e rally.

Ma andiamo con ordine. Nel 1950, nasce la Aurelia, la prima auto al mondo con motore 6 cilindri a V di 60 e con frizione, cambio e differenziale in un unico blocco sull’asse posteriore e con i freni posteriori che riprendono la struttura dell’Aprilia. Contestualmente, per volontà di Gianni Lancia si verifica un nuovo impegno della Marca nei vari settori dello sport automobilistico.

Dalle vetture di serie preparate per l’impiego nelle competizioni (Aurelia berlina e Granturismo), alle vetture specifiche realizzate per l’impiego nelle competizioni della categoria Sport e della Formula 1: in ogni caso con eccellenti risultati. Per vedere una partecipazione diretta della Casa torinese alle corse, bisogna infatti attendere il 1951. Il giovane Gianni Lancia è appassionato di automobilismo sportivo.

Quattro Aurelia B21 private, ma con l’assistenza della Lancia, prendono parte al Giro di Sicilia e si aggiudicano i primi quattro posti di classe ai danni delle Alfa Romeo 1900, le sportive per eccellenza. Il dado è tratto. Alla Mille Miglia vengono iscritte quattro Aurelia Granturismo B20 coupé praticamente di serie.

Bracco arriva secondo, dietro alla Ferrari di Villoresi, che ha una cilindrata doppia. Ancora Bracco, insieme con Lurani, conquistano la vittoria di classe alla 24 ore di Le Mans. L’entusiasmo è alle stelle. Nel ’52 Bonetto vince la Targa Florio. Viene ufficialmente costituita la Scuderia Lancia, che ha per emblema l’elefantino al galoppo inizialmente blu. Ormai l’obiettivo non è più battere l’Alfa nella categoria turismo.

Nasce la D20 Sport e si punta più in alto: gli avversari adesso sono Ferrari e Maserati. Il palmares degli anni 1953 e 1954 è colmo di successi: la Targa Florio, la Carrera Panamericana con le nuove D24 ai primi tre posti, la Mille Miglia vinta da Alberto Ascari.

Con l’Aurelia GT B20 2500, Louis Chiron vince il Rally di Montecarlo. Gli allori sportivi fanno dimenticare o sottovalutare le difficoltà economiche dell’azienda. L’ambizione di Gianni Lancia punta direttamente alla Formula 1 in questo spalleggiato da alcuni piloti quali Alberto Ascari.

In Lancia si muovono a tutto campo

I responsabili della Lancia però si muovono a tutto campo e iniziano a guardare con attenzione al mondo dei rally. Non vogliono tornare a un impegno oneroso come la Formula 1, ma mettere in luce le doti di brillantezza e di tenuta di strada delle auto di normale produzione.

Rinasce così la Squadra Corse, con il vecchio emblema dell’elefantino e la sigla HF, cioè High Fidelity. Dapprima con la Flavia Coupé, poi con le Fulvia 2C, Coupé e Coupé HF, le vittorie si susseguono: Tour de Corse, Rally di Sanremo (ex Rally dei Fiori), RAC.

Nel 1972, la Fulvia Coupé 1600 HF, detta “Fanalone”, è ormai alla fine della carriera, ma permette a Sandro Munari importanti successi, (per esempio al Rally di MonteCarlo) e porta alla Lancia la vittoria della Coppa FIA, che sarebbe poi diventato il Campionato del Mondo Rally.

Nasce la Stratos, la cui carrozzeria è realizzata in lega leggera e vetroresina. Viene realizzata la Beta berlina, che propone un inedito e fortunatissimo sistema di sospensione a 4 ruote indipendenti utilizzato, con alcune modifiche e aggiornamenti, ancora sulla famiglia di vetture Lancia K.

Con la Stratos, Lancia ha l’asso pigliatutto che permette la vittoria consecutiva di tre mondiali nel 1974, ’75 e ’76. Concepita appositamente per i rally e costruita soltanto nei 500 esemplari richiesti per l’omologazione, la Stratos è una berlinetta a motore centrale, disegnata da Bertone ed equipaggiata con il 6 cilindri a V della Dino Ferrari.

Nel 1979 la Lancia torna sulle piste con la Lancia Beta Montecarlo Turbo, dotata di motore centrale, iniezione elettronica e turbocompressore che, con strepitose vittorie, dominerà incontrastata per due anni la sua categoria: per due anni, il 1980 e il 1981, conquista il Campionato del Mondo Rally Costruttori nella categoria endurance.

Nel 1983, è nuovamente vittoria nel Campionato del Mondo Rally con la Rally 037, realizzata quasi per scommessa al fine di contrastare il dominio delle vetture tedesche a quattro ruote motrici. La Rally 037 con i suoi 4 cilindri, 16 valvole, sovralimentati con volumex e la carrozzeria in vetroresina firmata Pininfarina, sarà l’ultima vettura a due sole ruote motrici a vincere un Campionato Mondiale Rally.

Nel 1982 la Trevi propone l’iniezione elettronica Jetronic e, per la prima volta su una vettura di serie, il compressore volumetrico di sovralimentazione, denominato Volumex. Questo sistema, nella primavera del 1983, sarà esteso alla Beta Coupè ed alla HP Executive, chiaramente con la motorizzazione da 2.000 cc.