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La Peugeot 309 GTI, i rally e Paolo Andreucci

La Peugeot 309 GTI, i rally e Paolo Andreucci

Infatti, Paolo Andreucci ha affrontato e vinto il Trofeo Peugeot nel 1991 con una Peugeot 309 GTi Gruppo N della Valleserchio Corse. Ben cinque le sue vittorie in stagione: Aosta, Targa Florio, Salento, Lanterna e Limone Piemonte. L’anno seguente Peugeot Italia, in quel momento non impegnata ufficialmente nel Cir, gli propose un ruolo di tester in vista del ritorno in scena.

Spesso dimenticata e ingiustamente trattata come una cenerentola, forse a causa della sua genesi in casa Chrysler, nella realtà, la mitica Peugeot 309 è un’auto che ha saputo dimostrare le sue grandi doti sia come auto per la famiglia che nelle competizioni dove ha riscosso un ottimo successo ed è stata portata in gara anche dall’undici volte campione italiano rally Paolo Andreucci nel 1991.

Infatti, Paolo Andreucci ha affrontato e vinto il Trofeo Peugeot nel 1991 con una Peugeot 309 GTi Gruppo N della Valleserchio Corse. Ben cinque le sue vittorie in stagione: Aosta, Targa Florio, Salento, Lanterna e Limone Piemonte. L’anno seguente Peugeot Italia, in quel momento non impegnata ufficialmente nel Cir, gli propose un ruolo di tester in vista del ritorno in scena.

Nel 1993 la rientrante squadra ufficiale di Peugeot Italia schierò due Peugeot 106 XSI 1.6 Gr.A una per Paolo Andreucci (in coppia con Popi Amati) e l’altra per il vincitore del Trofeo Peugeot 1992, l’indimenticato bresciano Angelo Medeghini (in coppia con Paolo Cecchini). Da lì la carriera di Andreucci è decollata sino ai tanti titoli italiani.

Tornando alla Peugeot 309 GTI rally, forte del motore della 405 Mi16 da 160 cavalli e 220 km/h, ha saputo stregare diversi appassionati dell’epoca per le sue grandi doti stradali esaltate ancor più dall’elevata potenza di cui era dotata. Un connubio perfetto tra agilità e reattività ai comandi, ha fatto la felicità di diversi guidatori e piloti che l’hanno portata in gara con successo nel corso degli anni.

Oggi è una versione assai rara da trovare e l’attenzione degli appassionati di hot hatch si è da tempo rivolta anche su di lei. Il progetto 309 non nacque sotto il Marchio Peugeot, ma era un modello che sarebbe dovuto entrare nella gamma Talbot dell’epoca. La storia andò però diversamente e 309 entro a pieno diritto nella gamma della Casa del Leone, tra la più piccola 205 e la berlina di medie dimensioni 405.

Nata come vettura di classe media, la 309 ha avuto un grande percorso anche nelle competizioni, grazie anche alle versioni sportive che sono state presentate nel corso degli anni. Molti sono i piloti, infatti, che nel corso degli anni si sono avvalsi di questo modello per le gare e le hanno sempre riconosciuto ottime doti di motricità e bilanciamento generale, definite come decisamente non comuni all’interno del segmento di appartenenza.

Inoltre, il fatto di trovarsi inserita nella gamma del Leone tra la 205 e la 405, contrariamente a quanto si potrebbe immaginare, non ha rappresentato un ostacolo ma, anzi, le ha consentito di attingere alle migliori componenti sia dell’uno che dell’altro modello.

È così, che nel luglio del 1989, nasce (sulla serie restyling della gamma 309) quella che sarebbe diventata la versione al vertice della gamma 309 e che ha sfruttato al meglio le ottime potenzialità del telaio dell’auto: la versione GTI 16, dove 16 rappresentava il numero delle valvole del motore da 1905 cc, ha fatto parlare molto di sé, sia nell’uso quotidiano, che nelle competizioni grazie ai 160 cavalli di cui disponeva.

Sarà questa, infatti, la vera base utilizzata da molti piloti per le gare, perché la 309 GTI presentata due anni prima e che riprendeva la meccanica della 205 GTI con motore 8 valvole da 130 CV, pur facendosi apprezzare per sue doti di stradista e le ottime potenzialità sul piano della ciclistica, veniva leggermente penalizzata dai quasi 55 chili di peso in più rispetto alla sorella minore 205.

Rispetto a quest’ultima vantava però un comportamento più facile ed efficace, sia nell’uso normale che sportivo. Per sfruttare ancor più le ottime doti di base dell’auto, si è quindi deciso di inserire sotto il cofano uno dei motori più performanti della Casa in quegli anni, il famoso 1,9 litri con testata a 16 valvole e ben 160 CV, lo stesso adottato dalla più grande 405 Mi16.

Questa scelta ha dato alla vettura una grossa opportunità consentendole di esprimersi veramente al massimo in ambito sportivo. Un altro aspetto molto apprezzato dagli acquirenti di questa versione sportiva della 309 è la sua sobrietà: niente appendici vistose o cerchi esagerati ma, solo guardandola da vicino, è possibile scorgere la scritta sul cofano posteriore che consentiva di distingue la 309 GTI16 dalla 309 GTI.

Scompare, rispetto a quest’ultima, anche la sottile linea rossa lungo il perimetro dei paraurti, in favore di un profilo scuro. Aprendo il cofano si viene subito colpiti dal motore del tipo D6C (in parte verniciato in nero opaco) da 1905 cc con testata a 16 valvole e ben 160 cavalli. Come detto, si tratta dello lo stesso che equipaggiava le 405 Mi16.

Sulla 309, grazie al duplice vantaggio di disporre di una carrozzeria a tre porte intrinsecamente più rigida a livello torsionale rispetto alla 405 che era a 4 porte e grazie al peso inferiore era in grado di esprimere prestazioni veramente di vertice per il segmento.

Nell’autunno del 1992 vi è la prima modifica di rilievo: infatti, con l’introduzione della nuova normativa contro l’inquinamento denominata Euro 1, a partire dal gennaio del 1993, viene installato il catalizzatore e questo determina un calo della potenza di 12 cavalli, arrivando a 148 complessivi. La produzione cesserà nel giugno del 1993 con un totale complessivo di 8.664 esemplari costruiti in quattro anni.