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Rally Valli Ossolane 1976: il Volts e la pesca noce in corsa

Carlo Ghielmi e Mauro Nosotti al Rally Valli Ossolane 1976

Ecco un altro divertentissimo racconto di Massimo Mortarino, driver piemontese degli anni Settanta e Ottanta, che questa volta per Storie di Rally tira fuori un bellissimo e tragicomico ricordo del Rally Valli Ossolane 1976.

Di Massimo Mortarino

Il Rally delle Valli Ossolane 1976 (ma anche le edizioni precedenti) era per noi ragazzi appassionati una grossa occasione per far festa: spedizioni con i motorini e successivamente in auto sulle speciali. Tutta la notte in giro a guardare le belle macchine che giravano allora, un tripudio di Fiat Abarth, Lancia Stratos, Porsche 911, Alpine-Renault A110. Insomma, una goduria. Senza considerare il solito contorno di cazzate che si combinavano tra amici.

Nel 1975, alcuni di noi avevano cominciato a correre e l’Ossolane era considerato la gara di casa, quindi molto sentita. Nell’edizione del 1976, gli equipaggi di punta stresiani erano composti da Carlo Nicolazzi ed Egidio Colzani con la mitica 850 Coupè e con il numero 138, e da Carlo Ghielmi e Mauro Nosotti su Fiat 127, che invece partivano con il numero 141. Io ancora non correvo, avrei iniziato l’anno successivo con Mauro Nosotti come pilota e, quindi, facevo lo spettatore-tifoso.

Quella volta ero andato con altri amici sulla speciale di Montecrestese che consideravo e considero tutt’ora, la più bella del rally. A quel tempo la speciale era più corta e finiva sulla famosa prima inversione, nel senso che l’inversione non la si faceva: si passava un piccolo avvallamento, una sorta di compressione, si tirava diritto e proseguendo nella piazza del paese, si scendeva verso Domodossola.

Dopo aver assistito al primo passaggio notturno, per il secondo mi ero appostato proprio alla fine della PS in modo da poter vedere bene l’allungo e la sinistra che precede l’inversione. Era ormai mattino ed era bello vedere le macchine alla luce del giorno… Attendiamo i nostri eroi, ed ecco il momento del Carlino con l’otto e mezzo.

Come al solito arriva come una bestia, esce mezzo intraversato dalla curva, praticamente va con due ruote sul muraglione che c’è a sinistra, passa l’avvallamento senza problemi e si ferma subito dopo tra gli applausi e le risate degli spettatori. Grande Carlino, spettacolo. Aspettiamo il Volts, che arriva un paio di auto dopo: lo vedo sull’allungo che precede la sinistra e noto che arriva fortissimo. “Ostia che piede”, penso.

Carlo Nicolazzi ed Egidio Colzani al Rally Valli Ossolane 1976

Ma non sono l’unico. Sento anche altri spettatori mormorare: “Porco mondo, se va questo”. E ancora: “La Madonna, ma chi è?”. E si entusiasmano un po’. Il Volts esce dalla sinistra a fuoco e, senza mollare, prende in pieno l’avvallamento tirando una cartella terrificante con il paracoppa.

Un rumoraccio sinistro e scintille che volano da tutte le parti, boato della gente, urla di apprezzamento, applausi… Però non si ferma. Non subito. Dopo numerosi tentativi di rallentare la 127, finalmente riesce a bloccare l’auto alla fine della piazza. Io corro verso di loro gridando: “Bestia che numero! Che numero!…”.

”Non frena più, non frena più”

Quando arrivo a pochi metri vedo scendere il Mauro un pochino pallido e stralunato che, però, ridacchia e il Carlo, subito dopo, che esce dalla 127 smadonnando e sparolacciando come mai l’avevo sentito. Dico: “Ostia Carlo, che numero che hai fatto!”. E lui: “Che numero un cazzo!!! Mi è finita una pesca noce sotto il pedale del freno! Non mi fermavo più. T’è capì?”. Per quello che andava così forte… Era successo che, durante la gara, non saprei dire di preciso dove, Carlo e Mauro avevano dato un passaggio a Tito Cane e Tanino Orlando.

Sì, proprio così, avevano dato un passaggio a Tito Cane e Tanino Orlando che si erano ritirati. Non sono certo che si potesse fare una cosa del genere ma ormai sono passati quarant’anni, la faccenda è caduta in prescrizione, quindi chissenefrega. Il fatto è che Tanino era di statura normale, ma Tito era un ragazzone di due metri piuttosto robusto. Ancora oggi non riesco ad immaginare come abbiano fatto a stare sul sedile posteriore di una 127 con il roll-bar, il portacaschi e altri ammennicoli. Mistero.

Vabbé, il fatto è che uno dei due, non si sa chi, fa cadere il sacchetto con le pesche noci (un classico ed indispensabile accessorio del rallysta moderno) le quali per un po’ se ne stanno buone, ma poi cominciano a gironzolare per l’abitacolo. “Nella discesa di Montecrestese, una pesca noce, rotolando sotto il sedile, si infila proprio sotto il pedale del freno e ci prende residenza… la bastarda”, mi ha raccontato poi Mauro.

Ad un certo punto durante la prova il Volts si è messo a gridare: “Non frena più, non frena più”. E avendo capito il problema pestava come un matto sul pedale per cercare di schiacciare la pesca. A quanto pare senza risultati evidenti. Non ho mai saputo il tempo che avevano staccato, ma presumo fosse nei primi dieci assoluti. In tutta la sua lunga carriera rallystica, il Ghielmi non è mai più riuscito ad andare così forte…