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Il vagito della Lancia Delta HF: nasce una campionessa

Markku Alen con la Lancia Delta HF

In Lancia si stavano preparando grandi cambiamenti, con lo sviluppo e l’esordio vincente della Delta S4, prima vettura da rally del Gruppo Fiat a trazione integrale. La stagione della Delta S4 fu però assai breve: il 1986 vide in sequenza, dopo il trionfo di Toivonen e della S4 al Montecarlo, l’incidente della Ford di Santos in Portogallo e la morte dello stesso Toivonen e Sergio Cresto in Corsica (esattamente un anno dopo la tragedia di Attilio Bettega).

Siamo nel bennio 1984-1985 e la Lancia Rally 037 non riesce a ripetersi. Difficile vincere contro il dominio delle trazioni integrali, all’Audi si è affiancata nel frattempo la Peugeot con la sua 205 Turbo 16. Tuttavia Alén e Bettega, assieme ai nuovi arrivati Miki Biasion e Henri Toivonen, riuscirono ancora a cogliere piazzamenti sul podio in numerose prove.

I campionati si conclusero con un secondo posto nel 1984, dietro l’Audi, e un terzo nel 1985, in cui Lancia decise di non partecipare ad alcune prove, nella parte centrale della stagione. L’ultima vittoria fu quella di Markku Alén, in Corsica nel 1984, ma vi fu anche la tragica scomparsa di Bettega, un anno dopo, sempre al Tour de Corse.

Contemporaneamente, in Lancia si stavano preparando grandi cambiamenti, con lo sviluppo e l’esordio – subito vincente, al Rac Rally del 1985, grazie al finlandese Henri Toivonen – della Delta S4, prima vettura da rally del Gruppo Fiat a trazione integrale e dotata di un propulsore a doppia sovralimentazione modulare (turbocompressore e compressore volumetrico Volumex).

La stagione della Delta S4 fu però assai breve: il 1986 vide in sequenza, dopo il trionfo di Toivonen e della S4 al Montecarlo, l’incidente della Ford di Santos in Portogallo e la morte dello stesso Toivonen e Sergio Cresto in Corsica (esattamente un anno dopo la tragedia di Attilio Bettega).

Questi tragici eventi decretarono, per la stagione 1987, la fine del Gruppo B e la messa al bando, con decisione della Federazione Internazionale dell’Automobile, dei “mostri” da cinquecento cavalli. La Delta S4 terminò comunque seconda sia nella classifica marche che in quella piloti, con Markku Alén, in un campionato deciso a tavolino ancora dalla Fia soltanto nel mese di dicembre, dopo la squalifica delle Peugeot al Sanremo e l’annullamento della prova italiana in cui le Lancia avevano conquistato i tre posti sul podio con Alén, Dario Cerrato e Biasion.

Con l’epoca del Gruppo B giunta al capolinea, Lancia, a differenza di altre case, come la Peugeot, che decise di abbandonare la scena, si lanciò nello sviluppo di una nuova vettura da rally secondo il nuovo regolamento, che dalla stagione 1987 avrebbe visto in gara soltanto le auto di Gruppo A e N.

La casa italiana non ebbe grandi problemi a imporsi in quell’anno, anche a fronte della scarsa concorrenza causata dal cambio di categoria – in cui molti rivali commisero l’errore di presentarsi al via con automobili di Gruppo A inadeguate, in quanto troppo voluminose (vedi l’Audi 200 quattro), a due sole ruote motrici (vedi Renault 11 Turbo) o di poca potenza (Sierra XR 4×4 e Mazda 323 4WD).

Il campionato del 1987 vide primeggiare la Delta HF 4WD: alla concorrenza rimasero soltanto rare vittorie parziali. Lancia ebbe pochi problemi anche nei cinque anni successivi, portando a undici i titoli per il marchio torinese che vinse anche quattro Mondiali Piloti, equamente divisi a metà tra il finlandese Juha Kankkunen, iridato nel 1987 e 1991, e l’italiano Miki Biasion, primo nel biennio 1988-1989, anni in cui peraltro si prese la soddisfazione di vincere (prima volta assoluta nella storia di Lancia) due edizioni consecutive del Safari Rally.

Miki Biasion al Rally MonteCarlo 1987
Miki Biasion al Rally MonteCarlo 1987

L’ultima Lancia da corsa: i monologhi della Delta

Le annate 1988 e 1989 furono quasi dei monologhi per la nuova Delta Integrale e, nel corso della prima stagione, soltanto una prova del mondiale marche sfuggì alla Lancia, il Tour de Corse vinto da Didier Auriol su Sierra RS Cosworth. Unica vera competitrice costante della vettura italiana, dal finire della stagione 1989 (in cui pure si vide qualche sporadico successo della Mitsubishi), fu la Toyota che con la Celica GT-Four e Carlos Sainz riuscì a conquistare i mondiali piloti del 1990 e del 1992.

Nel 1990, lo spagnolo fu molto abile ad andare a punti quasi in ogni gara a cui partecipò, mentre Lancia, che pure trionfò nel maggior numero di appuntamenti, pagò l’aver spartito partecipazioni e vittorie fra i suoi tre diversi alfieri, Auriol, Kankkunen e Biasion. Particolarmente emozionante fu poi la stagione 1991, iniziata con un netto dominio di Sainz, che interruppe a Monte-Carlo la serie di trionfi Lancia, e terminata con un filotto di vittorie di Kankkunen e la conquista della doppia iride.

Il finnico e Auriol, ma anche Biasion, alla sua ultima stagione col marchio torinese, guidavano una Delta HF Integrale 16V, data troppo presto per finita ma che, invece, grazie a una messa a punto perfetta, al lavoro del team e alla regolarità dei tre suoi portacolori, prese il sopravvento su una Toyota in cui, a fianco di Sainz, non vi erano altri piloti di pari valore e costanza di rendimento. Il 18 dicembre 1991 Lancia annunciò il suo ritiro in forma ufficiale dai rally, pur in concomitanza con la presentazione dell’ultimo step evolutivo della Delta, la Integrale Evoluzione.

Per la stagione 1992 la Martini Racing, fino ad allora solo sponsor, con l’appoggio della struttura tecnica del Jolly Club – in quegli anni il più importante team privato a portare in gara le vetture torinesi – diventò quindi una vera e propria squadra che, ricevendo in dote dalla casa madre vetture e piloti, prese parte in maniera semiufficiale al mondiale. La nuova Integrale Evoluzione, dopo una serie di sei trionfi di Auriol, e un successo a testa per Juha Kankkunen e il nuovo acquisto Andrea Aghini (al Sanremo), vinse il sesto titolo Costruttori consecutivo di una Delta, l’ultimo della storia Lancia. Perse invece quello piloti in maniera rocambolesca, a vantaggio del solito e regolare Sainz.

Nei primi anni 1990 il Gruppo Fiat decise di non investire più nelle competizioni sportive col marchio Lancia, cambiando categoria e concentrandosi sull’Alfa Romeo, acquisita nel 1986, con la 155 V6 TI schierata a partire dal 1993 nel Campionato Tedesco Turismo. Risultato è che la Delta Integrale Evoluzione, non più sviluppata e aggiornata dal reparto corse della casa madre, venne gestita privatamente e portata in gara nel Mondiale Rally 1993 dalla squadra satellite Jolly Club, che rispetto alla stagione passata perse tuttavia il sostanzioso appoggio della Martini Racing.

La grande novità fu però l’ingaggio del campione del mondo in carica Carlos Sainz, transfuga dalla Toyota, dove arrivarono proprio gli ex lancisti Kankkunen e Auriol. Il programma di partecipazione al Mondiale, pur col sostegno economico del nuovo sponsor Repsol (arrivato al seguito dell’iridato spagnolo) fu tuttavia ridotto: il Jolly Club riuscì a schierare per tutto il campionato unicamente la vettura di Sainz, affiancandogli le presenze di Andrea Aghini e Alex Fiorio soltanto in alcune gare, e ottenendo globalmente risultati mediocri, con alcuni secondi e terzi posti come migliori piazzamenti in una stagione priva di vittorie.

Si trattò dell’ultimo anno in cui furono iscritte delle Lancia al via della serie iridata: la Delta, priva di sviluppo, era divenuta ormai poco competitiva rispetto alle più moderne vetture schierate dai costruttori rivali, anche se per tutto il decennio le Lancia Delta continuarono a correre, affidate a privati, in giro per il mondo. Gli ultimi successi Mondiali di Lancia, in gare valide per il Campionato 2 litri, a 2 ruote motrici, furono quelli conquistati nel 1995 da Aris Vovos e Jorge Recalde, rispettivamente all’Acropoli e in Argentina, mentre alle soglie del Ventunesimo secolo le affermazioni alla Mitropa Rally Cup, nel 1999 con Ezio Soppa, e al Rally del Libano, nel 2000 con Roger Feghali, furono gli ultimi colpi di coda di una ormai vetusta Delta.

Vetusta solo perché nessuno l’ha più sviluppata, mai vecchia perché con le sue gesta fece innamorare milioni di persone nel mondo che l’hanno tramandata alla storia come una delle più belle e valide vetture senza tempo. Una delle più importanti auto del Marchio Lancia che la gestione Marchionne ha contribuito notevolmente a demolire, senza però riuscire ad intaccarne il fascino.