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Il ”tornado” Ogier al Rally Italia Sardegna con la Polo WRC

Sébastien Ogier, RIS 2015

Le difficoltà che persistono sul tracciato le sa bene anche Jari-Matti Latvala che sempre con Volkswagen ha vinto le PS12, 14 e 16 ma che poi ieri si è dovuto arrendere a due danni prima alla ruota posteriore e poi ad un ammortizzatore. Il rally è stato un continuo di soprese in tutti i suoi 464 km di gara, intervallati da 212 km di prove speciali.

Classe 83. Sorriso brillante, faccia pulita di chi dice di imparare dalla sfortuna e dagli errori altrui. Ogier, pilota di rally francese, campione del mondo 2013 e 2014 la testa la sa usare anche nel 2015. Lo mostra più di sempre ora, in Sardegna, dove riesce a riconquistare la vetta in modo pulito, lucido: si porta a casa anche la terra dei quattro mori lasciando dietro Hayden Paddon a bordo di Hyundai I20 i cui sogni si sono infranti nella speciale 17, dopo aver fatto per primo la parte del leone.

L’equipaggio francese vince la prova 11, poi sta in seconda posizione fino alla PS17 quando sugli oltre 22Km sferra l’attacco. Torna in cima alla gara e poi, fino alla volta della lunga a “Monte Lerno” a fine giornata, tiene saldamente il comando, con 2’13″6 di vantaggio sul secondo: Hayden Paddon rallenta per problemi al cambio e per una toccata contro una roccia.

“È un rally in cui bisogna andar cauti. Nel Wrc è questa è tappa più lunga, i chilometri da fare sono tanti  – commenta Ogier – io mi ritengo oltretutto molto fortunato, non ho trovato pietre sulla strada, sono altre cose che devi mettere in conto, mai davvero prevedibili. Il percorso era molto insidioso in molti punti. Era importante non esagerare per poter salvare la macchina: è stato fondamentale usare la testa e rimanere molto concentrati, oltre ad usare tutta l’esperienza che avevo”.

Le difficoltà che persistono sul tracciato le sa bene anche Jari-Matti Latvala che sempre con Volkswagen ha vinto le PS12, 14 e 16 ma che poi ieri si è dovuto arrendere a due danni prima alla ruota posteriore e poi ad un ammortizzatore. Il rally è stato un continuo di soprese in tutti i suoi 464 km di gara, intervallati da 212 km di prove speciali.

Sebastien Ogier in coppia con Julien Ingrassia su Volkswagen Polo R  – auto che quest’anno monta la paletta al volante – sul superamento di Paddon afferma: “Ha avuto problemi anche allo sterzo, ma rimane un nostro grande avversario, è riuscito a recuperare il feeling con la vettura rimanendo comunque fermo davanti a Otsberg. Mi piace gareggiare con lui, è stata una piacevole sorpresa vederlo così competitivo e poterci combattere, ho imparato anche dalle sue sfortune”.

Oggi nella tappa finale di 45,80 km cronometrati, dopo le ultime quattro speciali – quelle di Olmedo Monte Baranta e Cala Flumini – i piloti atterrano dritto al lungomare algherese per il gran finale. Ogier dopo le prime prove del mattino era ancora al primo posto, ma la tensione è alta: più che in ogni altro sport, il podio è sudato, basta forare, avere anche solo un problema all’interfono, che le posizioni cambiano velocemente.

E anche l’arrivo finale ritarda. Gli spettatori aspettano, il sole delle 13.30 è cocente ma non troppo per chi attende per esultare per fotografare i piloti, fare lo scatto da portarsi a casa, soprattutto qui dove in questi giorni si concentra il mondo delle corse brute ma il resto dell’anno domina la tranquillità. Un bambino gioca con una macchina fotografica colorata, una signora lamenta di avere lo smartphone scarico proprio ora. Poi notizia di Volkswagen: ancora primo Ogier.

Nella prova speciale 23 ha ancora mostrato la sua proverbiale freddezza. Glaciale come una macchina da guerra. È calorosa l’accoglienza dei sardi, dei turisti e dei riflettori di tutto il mondo. Scende dalla vettura e saluta. La tensione finalmente cala. È ancora campione. “E’ stata una delle gare più dure dal punto di vista fisico” commenta. È sfinito, andrà diretto dal suo fisioterapista per una sessione intensa probabilmente, come ha dichiarato ieri veloce, sfuggendo ai giornalisti di Casa. Per riprendersi molta acqua e poche smancerie. I concreti come lui già pensano alla prossima sfida.