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Gilles Panizzi e quella voglia di Sanremo misto terra-asfalto

gilles panizzi al rally sanremo 2002

Il forzato forfait, per l’incidente alla clavicola, al Rally di Finlandia ed al Rally di Germania, gli avevano precluso le ultime velleità mondiali. Non, però, la voglia di vincere e di concludere bene la stagione. Rientrato sulla scena proprio con il Sanremo, la sua prova preferita e più congegnale alle sue caratteristiche, nella prima giornata di gara, aveva dimostrato di essere nelle miglior condizioni, mettendo in fila tutti gli avversari.

In mancanza di piloti locali, “cancellati” impietosamente dalle nuove norme Fia, tutto sommato ci si può attaccare a loro: Gilles ed Hervè Panizzi. Sono francesi, ma di Mentone, ad un passo dal confine italiano; vivono a Montecarlo, sempre vicini all’Italia; hanno origini di famiglia (come tradisce chiaramente il cognome) a Badalucco, in Valle Argentina.

A dire il vero, per qualche anno i Panizzi avevano preso l’abitudine di dominare il Rally di Sanremo: lo hanno vinto per la prima volta nel 2000, si sono ripetuti nel 2001 e, nel 2002, sembrano intenzionati a tentare un magico tris. Ovviamente sempre con la Peugeot 206 WRC, una delle vetture su cui si sono espressi al meglio, oltre alla 306 Maxi.

gilles panizzi, sanremo 2000
Gilles Panizzi, Rally di Sanremo 2000

Ma nel 2002, i fratelli Panizzi confermavano la tesi non necessariamente pessimistica sostenitrice del fatto che si stava meglio quando si stava peggio. La prima tappa del Rally di Sanremo 2002, ha confermato l’impressione che i due fratelli avessero tutte le intenzioni di ripetersi, forti anche della fama di migliori asfaltisti del mondiale, fama che un rally, con le caratteristiche di quello sanremese, non può che esaltare: i due avevano vinto sette prove speciali su otto, nella Tappa 1, controllando la gara con sufficiente tranquillità ed autorità e chiudendo al primo posto della classifica generale.

Non c’era da stupirsi perché i Panizzi, ormai, erano una realtà del rallismo internazionale. Stupiva, però, tanto vigore visto che Gilles Panizzi, il fratello maggiore pilota, era reduce da ben cinque settimane di rieducazione per una frattura alla clavicola che si era procurato per un banale incidente (una caduta dalle scale di casa).

Uno stop forzato e cinque settimane di rieducazione in un centro specializzato di Saint Raphael, sulla Costa Azzurra, che sembravano avergli precluso ogni velleità nel finale ddella stagione agonistica. Invece non è stato così. Se l’incidente penalizzato nei giochi della classifica iridata (era solo quinto, a trenta punti dal compagno di scuderia Gronholm lanciato verson il titolo), classifica in cui avrebbe potuto, probabilmente, dire la sua, specie dopo i successi nel Tour de Corse e nel Rally di Catalogna, due delle prove mondiali, disputate nella prima parte della stagione.

Invece il forzato forfait, per l’incidente alla clavicola, al Rally di Finlandia ed al Rally di Germania, gli avevano precluso le ultime velleità mondiali. Non, però, la voglia di vincere e di concludere bene la stagione. Rientrato sulla scena proprio con il Sanremo, la sua prova preferita e più congegnale alle sue caratteristiche, nella prima giornata di gara, aveva dimostrato di essere nelle miglior condizioni, mettendo in fila tutti gli avversari, dopo aver dato spazio a Gronholm, solo nella prima speciale.

Gilles Panizzi, un grande specialista dell'asfalto
Gilles Panizzi, un grande specialista dell’asfalto

“Il Rally di Sanremo, per me, è una gara molto importante – raccontava Panizzi – Innanzitutto perché si corre sull’asfalto, il terreno su cui riesco ad esprimermi meglio e poi, perché, insieme al Montecarlo ed al Tour de Corse, la ritengo la gara di casa”. La gara di casa. Già perché Panizzi amava ricordare come nei grandi Rally di Sanremo degli Anni ’70 e ’80 lui fosse tra quei tanti appassionati che assistevano alla corsa ai bordi della strada.

Abitava a pochi chilometri dalle strade dell’entroterra ligure e, da quando ha avuto diciassette anni, ha cominciato a seguirla. Erano i tempi di grandi campioni come Walter Rohrl ed altri. Protagonisti di Rally diversi, molto diversi, da quelli attuali, non fosse altro per le dimensioni della corsa che, in quegli anni, aveva trasformato la prova iridata sanremese in una sorta di nuova Mille Miglia attraverso l’Italia.

“Ho un solo rimpianto – spiegava Panizzi – Proprio quello di non aver mai potuto correre una prova del vecchio Sanremo, quello che arrivava in Toscana. Quel meraviglioso rally l’ho vissuto solo da spettatore, invece avrei voluto correrlo da pilota. Anche se prediligo l’asfalto e, magari, avrei avuto delle difficoltà sullo sterrato toscano. Spero che qualcuno ci ripensi e un giorno faccia tornare la competizione su quelle strade. Un misto di terra-asfalto sarebbe eccitante”.