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Fare o essere copilota rally: passione o professione?

Quaderno delle note di un copilota

Tutto per il copilota comincia dalle ricognizioni, quando il navigatore apre per la prima volta il radar della gara, che diventerà la sua Bibbia nei giorni di gara. Ogni radar, per quanto uguale possa essere, ha sempre qualcosa di diverso, che in breve tempo il navigatore deve interpretare.

Di Chiara Tripiciano

Nei rally, molto spesso, viene sottovalutata la persona seduta sul sedile destro, il copilota o navigatore. Apparentemente una persona seduta su un sedile che dà delle note in prova speciale, potrebbe essere la persona più insignificante sulla faccia della terra. Ma iniziamo a guardare queste persone da un altro punto di vista, i navigatori trascorrono giorni e giorni prima del rally, si organizzano, preparano al meglio la sfida.

Tutto comincia dalle ricognizioni, quando il navigatore apre per la prima volta il radar della gara, che diventerà la sua Bibbia nei giorni di gara. Ogni radar, per quanto uguale possa essere, ha sempre qualcosa di diverso, che in breve tempo il navigatore deve interpretare. Non tutti vediamo un bivio nel solito identico modo. Il copilota deve riuscirci ad ogni costo.

Durante le ricognizioni, il copilota scrive le note che il pilota detta, testa bassa, vede poca strada o quasi nulla. Un giro veloce per ricontrollarle, qualche correzione da parte del pilota, qualche riferimento da parte del navigatore nel caso si perda le note durante la gara, e via.

La sera prima della gara quando tutti dormono, in ogni hotel c’è sempre un copilota seduto ad una scrivania, con una piccola luce che illumina il tavolo. E lì, in quel momento che si correggono le piccole sbavature, si sistemano le note, il radar. Si prepara la borsa e si controlla mille e mille volte che tutto sia corretto. Motorsport is dangeorous.

La mattina suona la sveglia, il sonno ti attanaglia gli occhi, ma l’adrenalina è più forte di te, inizi a vestirti, quasi un rituale, prima il sotto tuta, poi le scarpe, i lacci. Riguardi per la centesima volta che nella borsa sia tutto regolare, e ti prepari al meglio.

Ti incolonni alla partenza della gara, davanti all’orologio, e i tuoi colleghi sono lì che fanno la stessa cosa. Con i propri orologi. Guardi mille e mille volte che tutto sia sincronizzato alla perfezione. Sali in macchina, sali sul palco, ricevi la tabella e lì comincia tutto.

Ti fermi, pochi chilometri prima della prova speciale, guardi quanto hai d’anticipo, riponi le cuffie del pilota e le tue, prendi i caschi, il sottocasco nella tua borsa. Ti vesti, ti allacci le cinture e aspetti… Fai l’ennesima volta il calcolo dell’anticipo per esserne sempre più sicuro. Il pilota nell’interfono che ti assilla per voler partire. S’inizia a scaldare le gomme, tu fai di nuovo il conto per la ventesima volta per timbrare al CO.

Sei a pochi metri dal CO pronta a scendere e correre al tavolino in caso ci siano ritardi in partenza, poi quasi provi una piccola soddisfazione nel vedere che il tuo conto ti ha fatto arrivare puntualmente come volevi tu. Timbri, controlli che il cronometrista abbia scritto in modo corretto tutto, e poi quei 4 interminabili minuti, cavolo sembra che non passino mai. Nel frattempo tu hai già fatto il probabile conto del prossimo CO.

Vedi i tuoi colleghi partire davanti, e poi c’è l’ultimo minuto, il più veloce, il cronometrista ti dà la tabella, la metti nella tuta, dici le prime note giusto per richiamare l’attenzione del pilota ed assicurarti che sia concentrato: 15 secondi, mano sul cronometro, e guardi il semaforo in attesa della luce rossa. Poi: 10 secondi, detti “10” a voce alta, e poi 5, 4, 3, 2, 1. E urli “via”. Uno sfogo, l’adrenalina che l’ansia scompaiono in un istante.

Ed è lì che comincia una magia fatta di fiducia tra pilota e navigatore, quella sensazione di ritmo, dove ti rendi conto se fai strada o meno, dove ti accorgi se la persona al tuo fianco è agitata oppure concentrata. Cerchi di guidare (il pilota) al meglio, fargli sapere la strada che deve percorrere in anticipo, cerchi di fargli risparmiare il maggior tempo possibile.

Può capitare una toccata, una piccola uscita, ma dentro di te non hai paura, l’adrenalina ti fa stringere i denti, ti fa cercare di arrivare in fondo per portare a casa un risultato. Con la testa cerchi di scrutare i cartelli degli intermedi per cercare di vedere se andando bene. Cartello dopo cartello fino ad arrivare al fine prova. Lì, veloce come un razzo tiri fuori la di nuovo tabella.

Controlli velocemente che orario e tempo siano corretti e via, ci si ferma dopo pochi metri, veloce come un razzo scendi, guardi pressione e temperature. Metti a posto i caschi, tiri fuori le cuffie, sali in auto, ti riallacci e ricomincia tutto da capo. Ogni prova è un’avventura a sé…

Sempre così fino all’arrivo, fino all’ultimo CO dove nel momento esatto in cui poggi la tabella di marcia su quel tavolino di arriva la gioia. Magari sei ultimo assoluto, ma hai portato a termine un lavoro che richiede sempre il 100% della concentrazione.

Dietro ogni grande pilota c’è sempre un grande navigatore, un amico, o qualcosa di più. Un persona che ti spinge, che ti calma quando necessario, una persona che ti aiuta a stringere i denti, che ti fa ridere. Una persona che riesce a guidare senza avere lo sterzo in mano.

Dedicato a tutti quelli che hanno scelto, nonostante tutto, di stare sul sedile di destra.