Autodelta: da Costruttore a reparto corse Alfa Romeo
Fondata dai soci paritari Chiti e Chizzola, con atto notarile del 4 marzo 1963, l’Auto Delta si insediò, il successivo 15 marzo, nei locali annessi alla concessionaria Innocenti di proprietà dell’ing. Chizzola, in via Galileo Galilei 9/3 a Tavagnacco. Tale dislocazione era stata scelta allo scopo di poter lavorare con la massima segretezza e senza dare adito a coinvolgimenti ufficiali.
Dopo il ritiro dalle competizioni, avvenuto nel 1951, la direzione Alfa Romeo era piuttosto contraria ad impegnarsi ufficialmente nelle gare per derivate di serie che, nei primi anni sessanta, riscuotevano un grande successo di pubblico e, inoltre, vedevano spesso come protagoniste le “Giulietta” preparate da officine esterne. Per superare il veto della direzione, il reparto esperienze dell’Alfa cercò di coinvolgere aziende esterne, come la Zagato e la Abarth, allo scopo di sviluppare il “progetto 105.11”, un’automobile da competizione su base “Giulia” da impegnare nelle competizioni.
Per varie ragioni ed imprevisti, tali tentativi non ebbero esito ed un paio di ex tecnici Alfa Romeo, gli ingegneri Carlo Chiti e Lodovico Chizzola, decisero di creare una struttura autonoma adatta a portare a termine il “progetto 105.11”, supportati dal consenso ufficioso dell’azienda milanese.
Prima Auto Delta
Fondata dai soci paritari Chiti e Chizzola, con atto notarile del 4 marzo 1963, l’Auto Delta si insediò, il successivo 15 marzo, nei locali annessi alla concessionaria Innocenti di proprietà dell’ing. Chizzola, in via Galileo Galilei 9/3 a Tavagnacco. Tale dislocazione era stata scelta allo scopo di poter lavorare con la massima segretezza e senza dare adito a coinvolgimenti ufficiali. In quella prima fase sperimentale, l’Auto Delta aveva il compito di assemblare e modificare le varie componenti fornite da molte aziende italiane ed estere, a cominciare dalle meccaniche Alfa Romeo, per finire alle carrozzerie della Zagato, passando per una miriade di altre forniture, comprese le parti in electron realizzate dalla Gilera. La prima “Giulia TZ” venne approntata nel maggio 1963.
Nella seconda metà del 1964, l’ing. Chiti studia la trasformazione della “Giulia GT” per le competizioni, realizzando il modello “GTA”, la cui costruzione in piccola serie verrà affidata all’Auto Delta. Il 5 ottobre 1964, l’Alfa Romeo e l’Auto Delta siglarono una convenzione che allargava il campo d’azione dell’azienda friulana, la quale veniva autorizzata alla realizzazione di prototipi, all’elaborazione delle meccaniche ed alla partecipazione diretta nelle gare. In sostanza, l’Alfa Romeo si preparava a riconoscere ufficialmente l’Auto Delta per farla divenire il proprio reparto corse.
Poi Autodelta
Il 30 novembre 1964, l’Auto Delta viene trasformata in “Autodelta SpA” con sede legale ed operativa a Feletto Umberto, ma con uffici amministrativi e commerciali in via Enrico Fermi 3/5 a Settimo Milanese. Nella nuova sede lombarda venne trasferito, nel 1965, anche il reparto ricerca e sperimentazione che si occupò del progetto e dello sviluppo della “Giulia TZ2”, sotto la stretta direzione dell’ing. Chiti.
L’ing. Chizzola scelse di non trasferirsi in Lombardia, anche se l’attività produttiva a Feletto Umberto continuava a diminuire in favore della nuova sede milanese. In verità, la ragion d’essere di una sede tanto lontana da Milano era venuta meno con la decisione dell’Alfa Romeo di riaprire un proprio reparto per le competizioni. Nel 1966 l’Autodelta venne messa in liquidazione e la sua struttura diede vita al nuovo Reparto Corse Alfa Romeo, le cui realizzazioni verranno, a volte, simbolicamente contraddistinte dal marchio “Autodelta” o “Delta”.
Ma in realtà, all’inizio, tutto va a gonfie vele con il progetto 105.11: la nuova Giulia TZ. Il debutto avviene nella Scala della velocità, l’Autodromo di Monza, alla Coppa FISA dell’ottobre del ’63. Subito un successo: Lorenzo Bandini davanti a Bussinello, Baghetti e Senesi (che nomi, ragazzi), tutti su Tubolare Zagato. L’anno successivo è siglato l’accordo in cui Alfa Romeo delega all’Autodelta la gestione sportiva, per identificarla nel proprio Reparto Corse. Cosa che puntualmente accade con l’incorporazione del 1966.
Nel frattempo, i successi in circuito e su strada proseguono: prima con la TZ2, poi con la Giulia Sprint GTA, regina incontrastata della categoria Turismo. La “Alleggerita” è la prima Alfa Romeo interamente concepita e sviluppata in Autodelta, che ne consacra la fama internazionale. Il trionfo nel Challenge Europeo Turismo del ’66 aumenta le quotazioni di Chiti e Chizzola, mentre il successo della berlina Giulia eleva l’Alfa Romeo nel Gotha dei Costruttori internazionali. È il momento giusto per alzare l’asticella con il progetto 105.33, la 33 Sport Prototipo, con la quale il Biscione torna a correre nel Mondiale Marche, un proscenio degno del suo blasone. Segue la divina 33 Stradale disegnata da Franco Scaglione, secondo molti la sportiva più bella del mondo. Nel ’69 Andrea De Adamich e la 3000 (o 33/3) fanno fiorire il Quadrifoglio nel Mondiale Endurance, mentre le strepitose GTA 1300 Junior e 1600, più la nuova GTAm 1750, continuano a mietere successi nel Turismo.
Il lavoro di progettazione dell’ingegner Chiti porta al Reparto Corse Alfa Romeo il titolo della 33 TT12 nel Mondiale SportPrototipi del 1975. Al volante: Merzario, Brambilla, Laffite, Pescarolo, Bell, Mass (di nuovo: che nomi, ragazzi). Il Biscione bissa due anni più tardi con la 33 SC12, che domina tutte le gare in calendario. Il 12 cilindri gira così forte, da correre e vincere (tre volte) sulla Brabham-Alfa Romeo di Bernie Ecclestone e Gordon Murray. Autodelta sale al settimo cielo.
Proprio sul più bello, però, ecco il classico momento delle scelte che determinano il futuro. Trent’anni dopo i fasti dell’Alfetta 158 e della 159, l’approdo alla Formula 1 della Alfa1, alias Alfa/Alfa, alias Alfa Totale rappresenta il traguardo di una lunga marcia. Purtroppo si profila nel momento più sbagliato. La situazione economico-finanziaria di Alfa Romeo e l’invadenza della politica (il Biscione appartiene al gruppo statale IRI) tarpano i petali al Quadrifoglio Verde. Il bilancio segna profondo rosso anche in F1, con appena cinque podi.
L’Autodelta e i rally
Considerata la popolarità della disciplina, Autodelta gioca la carta dei rally sfruttando il motore turbo dell’Alfetta GTV, che però dà il meglio nell’Europeo Turismo. Ormai è tardi, il clima è cambiato, non certo per il meglio. Chiti è privato dei pieni poteri, quindi fatto fuori dai boiardi di Arese. Di fatto, nel 1983 la sua estromissione mette la parola fine alla parabola dell’Autodelta. Che è una storia fatta di macchine rosse e di uomini in tuta bianca e azzurra. Come ha ricordato Arturo Chiti, figlio di Carlo, “dietro a ogni idea, a ogni data, ci sono state sofferenze e gioie, ma sopra ogni cosa, tanta umanità”.