Anna Cambiaghi la campionessa che pativa l’auto
In famiglia da Anna Cambiaghi le corse sono di casa. Suo cugino è Maurizio Ambrogetti, uno dei proprietari di Jas Motorsport ma in passato rallysta di valore e vincitore di numerose gare di motonautica offshore, ed è lui che ha iniziato, poi è seguito il fratello Roberto. Anna alle corse proprio non ci pensava: faceva sci a buon livello ma si ruppe una gamba e dovette stare ferma un anno.
La velocità era ed è per lei un folle amore. Ardente come una fiamma che brucia dentro il cuore. Per questo aveva sempre voglia di misurarsi con se stessa e con gli altri, alla ricerca del suo limite, cercando ogni volta di spingerlo sempre un po’ più in là. È la regola per Anna Cambiaghi, come per tanti altri. La sua vita nel mondo delle corse è stata sempre una rincorsa a “qualcosa di più”. E con ottimi risultati.
Con la Peugeot 205 Turbo 16, ad esempio, ha corso per un anno. E pensare che aveva smesso di correre, ma poi Peugeot Italia le propose una stagione, quella del 1986, con quella “bomba” a 16V. Il programma aveva, ovviamente, il sostegno di alcuni sponsor, tra cui la rivista Taxi, da cui derivava il colore giallo della 205. In un primo momento, in Peugeot, avevano pensato alla Pons. Quando la copilota torinese ha rifiutato hanno chiamato Anna.
La sua vettura era, in realtà, in conformazione kit, una via di mezzo tra una stradale ed il Gruppo B. Correva con Maria Grazia Vittadello e il debutto fu il Lanterna. Da lì partì la stagione. Le tragedie con le Gruppo B “consigliano” la Federazione italiana di permettere la guida di tali vetture solo a piloti con determinati requisiti. La Cambiaghi correva nell’Europeo Turismo con una BMW da 600 cavalli e, paradossi italiani, non poteva guidare una Gruppo B. Quindi, con Peugeot si decise di correre nel 1987 con una 205 GTi Gruppo A.
In famiglia da Anna Cambiaghi le corse sono di casa. Suo cugino è Maurizio Ambrogetti, uno dei proprietari di Jas Motorsport ma in passato rallysta di valore e vincitore di numerose gare di motonautica offshore, ed è lui che ha iniziato, poi è seguito il fratello Roberto. Anna alle corse proprio non ci pensava: faceva sci a buon livello ma si ruppe una gamba e dovette stare ferma un anno.
Maurizio in quel periodo la convince a fargli da navigatrice in un rally a percorso segreto… L’aspetto più divertente era che Anna pativa la macchina. Era il 1973. A quel punto, Vanni Tacchini, fratello del tennista Sergio e pilota di buon livello, la chiama per partecipare ad un altro rally. Durante le ricognizioni, prende il volante in mano e Vanni si complimenta e la convince a fare una gara con il suo muletto.

Dalle note al volante è un attimo
E indovinate un po’? Si presenta ad Imperia e sul fondo viscido, va forte. A questo punto arriva la telefonata di Roberto Angiolini, che la vuole nel Jolly Club, ma lei per il 1974 resta fedele alla Tre Gazzelle. In quell’anno Donatella Tominz era pilota ufficiale Fiat: per il rally di Lugano. L’ingegner Russo e Gianfranco Silecchia le danno una 124 Spider ufficiale con l’accordo di non dare troppo nell’occhio per non creare problemi nel team. Finita la gara telefona a Silecchia: “Ho due notizie – gli dice – una bella e una meno. Quella bella è che la macchina è integra, quella brutta è che sono arrivata seconda dietro a Walter Rohrl…”. È la consacrazione per Anna. Da lì passa al Jolly Club e decolla la sua carriera.
Le piaceva fare tutto e le piaceva la velocità. Provò a correre in pista e voleva subito correre su circuiti che avevano un grande fascino: Targa Florio, Le Mans, Nürburgring… Nel 1975 con un’Alfetta assieme a Serena Pittoni è quattordicesima alla Targa Florio vincendo la classe, l’anno dopo si presenta con un’Osella PA1 e segna il miglior tempo nel primo giro, nel secondo perde una ruota. Ma non dimentica i rally e vince per due volte il titolo italiano femminile.
Nel 1977 si schiera al via del Tour de Corse con una Toyota Celica, gara che corre anche nel 1978 con una 127, a Sanremo ha a disposizione una Stratos mentre nel 1979 è al MonteCarlo con un’ingombrante Citroën CX 2400. Sempre in quell’anno si piazza quarta al Rally del Brasile con una 147, la Fiat 127, alimentata ad alcool (in quella stessa gara ce n’erano altre a biocarburanti).
Ma le gare in circuito la rapiscono. È un’evidenza innegabile. Nel 1976 con un’Osella PA2 del Jolly Club e Giorgio Pianta disputa qualche gara del Mondiale Sport: settima a Monza, vince la classe, con un’Alfa Romeo 1600 GTA assieme a Giancarlo Galimberti nella gara dell’Europeo GT ed a fine stagione si porta a casa il titolo italiano “rosa” in pista. L’anno dopo assieme ad Emilio Paleari è ottava alla 6 Ore del Mugello su una Stratos. All’inizio degli Anni Ottanta passa all’Europeo Turismo.
Le piacevano le gare di durata, doveva andare forte e usare la testa… Ha usato anche la Chevrolet Camaro di Luigi Cimarosti con Lella Lombardi nel 1981. E l’anno dopo ha corso con l’Alfetta GTV di Imberti. Risale a quegli anni la sua esperienza con la Formula 3, una Ralt RT1. E anche in questo caso, pensare che non le piacevano i prototipi a ruote scoperte. Ha fatto l’Italiano nel 1980 quando c’erano tutti i migliori: Alboreto, Pardini, Cappellotto…
Nel 1981 sotto la pioggia riesce a qualificarsi per il GP Lotteria a Monza, prova dell’Europeo. Alla prima staccata si rompono i freni e vola sopra la vettura davanti a lei. Il tutto in diretta televisiva, come succedeva allora, con la madre davanti alla TV… Torna a gareggiare, sempre nell’Europeo Turismo, nel 1985, serie che frequenta anche l’anno dopo con una Bmw 635i. Poi pian piano i suoi impegni agonistici diminuiscono.
Nella vita sportiva di Anna Cambiaghi c’è spazio per l’Africa e per i lunghi raid. Nel 1980 corre la Transafrica ’80, raid da Abdijan a Tunisi attraverso il deserto del Teneré organizzato da un gruppo italiano sull’onda del successo della Parigi-Dakar. È al via con un Iveco da 19 tonnellate e vince nella categoria camion, davanti a tutti i francesi. Sul finire degli Anni Ottanta disputa due edizioni del Rally dei Faraoni assieme a Daniela Angei su una piccola Suzuki ed una volta vince la classe. Poi un Safari con una Mazda. E infine la decisione di dire basta.
Non è facile correre per diciassette anni. Non è facile sia da un punto di vista mentale sia da un punto di vista fisico. Ovviamente, se corri sempre a livello professionale. Se corri per vincere. Cercando sempre il risultato. Pur avendo appeso il casco al chiodo, l’amore per le corse le è rimasto. È stata anche ds della Jas Motorsport del cugino Maurizio Ambrogetti nell’Intercontinental Rally Challenge con Martin Kangur. Insieme ad altre ex-pilotesse e navigatrici ha fondato “Le Signore dei Rally”, un’associazione che aveva il sogno di aiutare a correre qualche giovane pilotessa.