Alberto Bigo e la leggendaria Fiat 131 Acciaio
Sin dall’esordio nei Rally datato 1975, per Alberto Bigo le Fiat sono sempre state le vetture preferite per conquistare un’infinità di vittorie di categoria. Ad iniziare con la 125 Special Gruppo 1 ex Lindberg del debutto, per proseguire con le 128 berlina 1100 Gruppo 2 e Sport Coupé 1300 Gruppo 1. Così, quando nel 1978 la Casa torinese varò i Trofei Fiat Alitalia dotati di ricchi montepremi destinati ai clienti sportivi capaci di distinguersi a livello di classe, il giovane e velocissimo pilota torinese accettò la sfida scegliendo di schierare la neonata 131 Racing che sarebbe stata omologata in Gruppo 1 dal 1° gennaio 1979.
Pubblichiamo di seguito un ricordo di Alberto Bigo e della mitica Fiat 131 Acciaio, una storia che tramanda uno straordinario entusiasmo e smisurata passione, pubblicata dall’autore sul suo gruppo Facebook ASA Trofei e Campionati Rally
Di Paolo Calovolo
Per me rendere Onore alla “Bambina mai nata”, la Fiat 131 “Acciaio” è più obbligo che dovere. E questa vicenda che state per leggere racconta di un Campione perdutamente innamorato delle Automobili italiane (dalle Fiat 125 e128 alla Fulvia HF, dall’Alfetta GTV6 alla 131 Abarth) che ci mise l’Anima pur di far vincere la Fiat 131 Racing in Gruppo 1. Se avesse avuto la “Acciaio”, in Gruppo 1 non ci sarebbe stata discussione…
Grandissimo e “Magico” Alberto Bigo: volevi far vincere le “Italiane” (nelle Classi più piccole ti è riuscito 100 volte) ma i tuoi successi italiani e mondiali li hai ottenuti con Opel e Toyota. E questa è la Storia di Bigo e della sua Fiat 131 Racing nel Trofeo Fiat Alitalia 1979. Poi, per Lui, Fiat 124 Abarth Gruppo 3 (per correttezza iscritta in Gruppo 4 perché montava il differenziale autobloccante…) e la Fiat 127 Sport Gruppo 1 imbattibile… Semplicemente, un Grande che, se a Torino avessimo saputo gestire meglio la sua carriera, avrebbe meritato il Mondiale.
E c’è da riflettere…
Sin dall’esordio nei Rally datato 1975, per Alberto Bigo le Fiat sono sempre state le vetture preferite per conquistare un’infinità di vittorie di categoria. Ad iniziare con la 125 Special Gruppo 1 ex Lindberg del debutto, per proseguire con le 128 berlina 1100 Gruppo 2 e Sport Coupé 1300 Gruppo 1. Così, quando nel 1978 la Casa torinese varò i Trofei Fiat Alitalia dotati di ricchi montepremi destinati ai clienti sportivi capaci di distinguersi a livello di classe, il giovane e velocissimo pilota torinese accettò la sfida scegliendo di schierare la neonata 131 Racing che sarebbe stata omologata in Gruppo 1 dal 1° gennaio 1979. Una vettura, va detto, che non brillava certo in competitività al cospetto delle dirette e collaudate concorrenti Opel Kadett GT/E 2.0 e Ford Escort RS 2.0, entrambe dotate di una corposa fiche di omologazione che consentiva loro di gareggiare rispettivamente con 165 e 180 cavalli a fronte di un peso e di una maneggevolezza di ottimo livello.

La “Racing” di Bigo, pesante e lussuosa come il Marketing Fiat l’aveva voluta per adeguarla allo standard “Supermirafiori”, di cavalli ne aveva circa 130 rispetto ai 115 sprigionati dal “bialbero” di serie, ottenuti dall’abilità dell’ottimo preparatore torinese Italo Caveglia che faticò non poco ad ottenere dall’Abarth i pochi particolari “extra” che la scarna fiche di omologazione in Gruppo 1 consentiva di adottare: niente cambio ravvicinato, niente secondo carburatore (come sulla Escort RS), solo una coppia conica ad accorciare i rapporti ed un differenziale autobloccante di efficacia ben inferiore rispetto a quelli montati su Opel e Ford.
La stagione 1979 di Bigo al volante della 131 Racing fu breve e sofferta, nonostante il suo grande talento gli consentisse di ottenere sprazzi di competitività sui fondi a scarsa aderenza. Suo il debutto assoluto della Racing in Italia al Rally Team ‘971 di Chieri (TO) e, su fondo viscido, Bigo è ai vertici del Gruppo 1 prima di incorrere in un banale “impantanamento” dopo aver scansato al millimetro una vettura ferma in traiettoria nel mezzo di una curva cieca. Sugli sterrati di Radicofani Bigo e la Racing sono 8’ assoluti e 3’ di Gruppo 1 a suon di controsterzi, ma la competitività non era quella sperata, soprattutto sul veloce.
L’asfalto veloce di Modena, con poche ripartenze e accelerazioni, vede Bigo lottare come un leone ai vertici del Gruppo 1 ma a tradirlo è il motore che fonde una bronzina di banco. Si trascina al traguardo, solo per ottenere i punti di Campionato Fiat, 12° di Gruppo 1 su 50 al via. Al Rally dei Vini di Asti Bigo è ancora ai vertici, 2° di Gruppo 1 a metà gara, ma la “Racing” portata al limite accusa gravi problemi di freni dovuti al peso e conclude 4° di Gruppo 1 e 11° assoluto, a un soffio dal podio di Gruppo e dalla top ten. Il Valli Imperiesi è il “canto del cigno”: Bigo attacca durissimo e sulle prime prove in salita riesce a contenere i distacchi artigliando il 3° di Gruppo 1. Ha di fronte le ultime prove con molta discesa e le prospettive di rimontare sono buone, ma al “pronti via” del Colle Langan il ponte posteriore si stacca, letteralmente, dal resto della vettura.
Fine dei giochi con la Racing e passaggio alla 124 Abarth Gruppo 3 iscritta in Gruppo 4 ed alla 127 Sport Gruppo 1 per concludere, bene, il Campionato Fiat. Alberto Bigo sarebbe divenuto di lì a poco uno dei più grandi protagonisti italiani del Gruppo 1 (Vincitore del TRN 1980 col Kadett GT/E con 10 vittorie, 1° nel CIR a Saluzzo e 1° Assoluto al Nazionale Valli Canavesane – 3° nel CIR 1981 con la vittoria al Sanremo Mondiale su Opel Ascona SR), e fu comunque il miglior interprete della Racing nei Rally del 1979, ma il suo ricordo è amaro quanto eloquente: “Pensavo di poterla portare al successo, spendendoci tanto entusiasmo, tanta passione e tanta dedizione nel preparare le gare. Sul viscido e sulla terra cercavo di tirarne fuori l’impossibile, ma i tempi non erano quelli che cercavo viaggiando sempre oltre il limite. Così ho dovuto arrendermi all’evidenza: era poco potente, senza un cambio adeguato, con un autobloccante che non funzionava al meglio ed era pesantissima, cosa che mi ha messo in crisi coi freni molte volte, spesso a un passo dal risultato. L’ho amata moltissimo, ma mi sono dovuto arrendere”.