Sergio Cresto: la storia sportiva di una stella cadente
La storia di Sergio Cresto, il copilota di Henri Toivonen, nato a New York il 19 gennaio del 1956, è come quella di una stella cadente. Bella, terribilmente veloce, luminosa, abbagliante, troppo breve. La passione per i rally pare gli fosse stata trasmessa da un caro amico, che l’anno prima si era fatto aiutare nell’assistenza al Rally di Casciana Terme. Questo amico era il copilota di Gerbino, uno di quelli che lo navigava sulla Fiat 124 Spider, Luca Pazielli.
Cittadino statunitense, viveva a Ospedaletti, nelle immediate vicinanze di Sanremo. Quando morì al fianco del suo pilota Henri Toivonen, il 2 maggio 1986 era fidanzato. Cominciò a correre su un’Opel Kadett GT/E in coppia con Amedeo Gerbino: era il 1976 quando al Rally 100.000 Trabucchi la Kadett GT/E di Gerbino ha a bordo l’esordiente Cresto, che aveva l’aria di essere pienamente soddisfatto già alla fine della prima prova speciale di Dronero-Montemale.
La passione per i rally pare gli fosse stata trasmessa da un caro amico, che l’anno prima si era fatto aiutare nell’assistenza al Rally di Casciana Terme. Questo amico era il copilota di Gerbino, uno di quelli che lo navigava sulla Fiat 124 Spider, Luca Pazielli. Apprezzato esperto di Automotive, Pazielli racconta che durante quel Casciana, Sergio vagava da solo tra le colline pisane a bordo di una Opel Ascona muletto. Guidava solo con il foglio rosa e il passaporto degli Stati Uniti d’America.
Nel 1977, Gerbino-Cresto raccolsero dei discreti risultati in diverse gare, tra cui Rally Il Ciocco, Targa Florio, Elba. Era il periodo in cui stavano emergendo gli agguerriti Dario Cerrato e Angelo Presotto, che avrebbero dominato per alcuni anni la scena nazionale del Gruppo 1.
Per Sergio Cresto, i rally erano diventati la grande passione e di conseguenza ogni occasione era buona per correre. Dal Valli Imperiesi con l’Alfa Romeo Alfasud di Fabrizia Pons, al Rally MonteCarlo come “passeggero” sull’Opel Ascona nella marcia di avvicinamento con l’equipaggio Panacci-Gusmitta, fino al Rally del Gargano con Livio Lorenzelli.
Nel 1978, Gerbino-Pazielli decisero di puntare sul Trofeo Rally Nazionali, vincendo il Gruppo 1, e Cresto gli fece da direttore sportivo, trovando comunque il tempo di partecipare al Giro d’Italia con la Lancia Stratos di Leo Pittoni e Renzo Magnani, dove arrivò terzo.

Nel 1979, dopo che come navigatore di Gerbino era arrivato Claudio Berro, sulla Talbot Sunbeam, Cresto passò a navigare Tonino Tognana, anche lui in gara con un’Opel Kadett GT/E per poi passare nei due anni successivi sulla più potente Fiat 131 Abarth.
Nel 1981, Tognana-Cresto sono ottavi nella classifica finale del Campionato Italiano Rally. Nel 1982, Cresto diventa navigatore di un altro top driver: Gianfranco Cunico, che all’epoca correva con la Fiat Ritmo 125. Con Cunico, Sergio ottiene ottimi piazzamenti.
L’anno successivo, siamo nel 1983, Cresto è appena entrato nel Junior Team dell’Abarth e cambia diversi piloti e, alla fine della stagione, compare più volte nella classifica generale del Campionato Italiano Rally. Nel Cir, quell’anno, con Michele Cinotto sono sesti, dopo essere finiti terzi al Targa Florio e al 4 Regioni con la Lancia Rally 037, mentre con Andrea Zanussi sono decimi, dopo essersi piazzati secondi assoluti al San Marino sempre su Lancia Rally 037.
Corre anche con Jean-Claude Andruet e Gabriele Noberasco. Con Zanussi, Cresto è salito anche sul terzo gradino del podio di un rally difficilissimo come quello di Halkidikis, gara valida per il Campionato Europeo, una serie che disputerà per intero l’anno successivo con Carlo Capone e con la potentissima Lancia Rally 037 della Scuderia Tre Gazzelle.
Dopo una lunga stagione piena di successi e un confronto serrato con la Porsche di Toivonen, la coppia italiana si aggiudica il titolo continentale. Disputa anche due gare iridate come copilota di Attilio Bettega, dopo l’infortunio di Icio Perissinot. Nel 1985 torna a correre con Zanussi, sempre su Lancia, e nel 1986 inizia la breve e fantastica stagione insieme a Henri Toivonen nella Lancia Delta S4. Morirà al Tour de Corse. Il suo testamento parlava chiaro: dopo l’incidente di Bettega, Cresto sapeva bene a cosa andava incontro.
Muore lo stesso giorno di Attilio Bettega (quel maledetto 2 maggio) ma un anno dopo, quindi nel 1986. Quando si dice la sorte: pensare che Cresto era stato copilota di Bettega al Tour de Corse e, al momento della morte, correva con lo stesso team, il Lancia Martini Racing, e aveva anche lo stesso numero di Attilio sulle portiere, il 4.